In preghiera per il Creato

Dalle falesie di Duino, sul sentiero Rilke, fino all’antica chiesa di San Giovanni in Tuba, il “Cammino di preghiera per il creato” ha avuto quest’anno come filo conduttore la lode a Dio ’per sorella acqua’. All’imbrunire dello scorso 23 settembre, guidato da fra Roberto Benvenuto incaricato diocesano per la Pastorale Sociale e del Lavoro, un gruppo di una quarantina di persone, assieme all’arcivescovo Carlo, ha iniziato il cammino guardando il mare dall’alto delle falesie e riflettendo su come ci rendiamo conto dell’importanza dell’acqua proprio quando questa manca, nel momento delle grandi siccità.Un brano del profeta Geremia ha descritto il mondo e l’umanità che gemono davanti ai pozzi secchi e alla terra screpolata. Ma l’acqua è anche un bene conteso, per il quale si fanno guerre; un bene che invece bisogna saper utilizzare nella pace e guardando con rispetto alle risorse della natura.Su questo, la preghiera e la riflessione sono stati aiutati dagli interventi di studenti e studentesse del Collegio del Mondo Unito dell’Adriatico, dove il gruppo è stato accolto per un grande cerchio nel prato del Collegio. Superato l’abitato di Duino, il Cammino è entrato nel Bosco della Cernizza. Qui, attorno ad un secolare leccio, il pensiero è andato ’all’acqua attraversata’. I migranti e le acque del Mediterraneo, che sono via verso la ricerca di una vita migliore, ma troppo spesso diventano luogo di disperazione e tomba senza nomi. Dove le acque del Timavo escono alla roccia del Carso per andare verso il mare, i partecipanti al Cammino si sono fermati a riflettere sull’ipocrisia di quanti, oggi, si lavano le mani davanti ai problemi che l’uso scriteriato dei beni naturali sta portando all’umanità. Un’ipocrisia di chi avidamente cerca sempre maggiori ricchezze e fa immaginare grandi produzioni ’green’ in tutti i campi, mentre in realtà sono poche le aziende veramente impegnate su questo versante. Le luci che, ormai nella penombra, illuminavano le finestre dell’antica chiesa di San Giovanni hanno guidato il gruppo all’ultima tappa, nella quale l’acqua ha ricevuto il suo significato cristiano più profondo: la rigenerazione. Raccolta da un bambino alla fonte del Timavo l’acqua, con la quale l’Arcivescovo Carlo ha benedetto i partecipanti al Cammino, ha fatto rivivere la memoria del battesimo nella suggestiva cornice della chiesa che ricorda il lungo percorso della vita cristiana in questa nostra terra. Si è conclusa così questa iniziativa di riflessione e preghiera che ha avuto la collaborazione dell’Agesci, dell’Azione Cattolica e dell’Ordine Francescano Secolare, con l’auspicio ’che la Giustizia e la Pace scorrano’ come un fiume possente.