Mal d’amore

Ne parlano tutti di quella pesca sul nastro della cassiera dell’Esselunga.A cosa mi riferisco? Al nuovo spot del noto supermercato che, con il claim “non c’è spesa che non sia importante”, rappresenta due genitori separati ed una bambina che, regalando una pesca al padre fingendo che sia un dono della madre, tenta di riallacciare un rapporto tra i due.Trenta secondi di pura nostalgia per quello che doveva essere e si vorrebbe fosse ancora; silenzi fatti di vuoti colmati, prima con l’uno e poi con l’altro genitore, solo dalla semplice e fanciullesca allegria della figlia.Questo spot invero rappresenta il quotidiano di tante giovani famiglie implose troppo presto e troppo frettolosamente dove, sedotti da un mondo che non esiste, si crede sia più facile ricominciare che non perseverare e dove, dopo, ci si parla solo attraverso il citofono trattenendo lo sguardo (e il respiro) su quelle finestre dietro le quali fino a qualche mese prima scorreva la propria vita.Poi succede qualcosa e il vaso trabocca, non si sa nemmeno più se per una questione di principio o per sfinimento fisico e quel luogo che prima profumava di casa inizia a puzzare per carenza d’ossigeno.Con ogni scusa si va altrove per non restare lì.È un percorso, la separazione, una strada più o meno lunga e a ribasso dove la carenza di uno viene pagata con quella dell’altro e così via sino allo zero che spesso è riconosciuto con chiarezza da un terzo (un amico, un genitore, un fratello, un amante) e non dagli interessati, gradualmente assuefatti al decrescere.Oggi giorno va di moda dire che la fine di una famiglia non è un fallimento ma l’inizio di “un nuovo progetto di vita” eppure non vi è parola o esercizio di stile che lenisce il male d’amore, l’abbandono, la delusione di essere diventati estranei sotto lo stesso tetto.Ai “down” si alternano gli “up” euforici del tornare a fare cose che, in famiglia, ci si era dimenticati per assenza di tempo e pigrizia: la pizza con l’amica, il corso in palestra e poi la seduzione di un nuovo amore che riaccende la speranza fin’anche oltre il dovuto. Il nuovo non è mai quello che è, sembra sempre qualcosa di più perché carico del riscatto del fallimento precedente, una sorta di alibi perfetto per non soffermarsi lì dove tutto si è fermato.Riiniziare aiuta a non pensare troppo al ieri, a dare un senso anche alle cose brutte, a giustificare rimpalli e recriminazioni, ad assolvere i più acri sensi di colpa.Spesso troppo perfino per un nuovo amore che vorrebbe nascondere le altrui ferite pregresse ma che invero ne apre di nuove che questa volta, però, vengono sopportate con maggiore indulgenza e resistenza pur di non rivivere un nuovo fallimento.E così, tanti giovani genitori si ritrovano come i protagonisti dello spot, a sbirciare con un pizzico di nostalgia cosa “sarebbe potuto essere se …”.Dovrebbe esserci un tempo prescritto per legge per digerire una separazione, una sorta di fermo sentimentale di almeno un anno per rimettere ordine nei pensieri e nell’anima e per scongiurare il rischio di trasformare il primo che capita nel salvatore predestinato.A volte basta una pesca per tornare a parlarsi e il giusto tempo per riconoscersi e riconoscere la vera bellezza.