Al centro della comunità coloro che talvolta se ne sentono esclusi

Non c’è niente di nuovo né di strabiliante nell’organizzare una merenda per gli anziani e far sì che si possano incontrare per trascorrere insieme un piacevole pomeriggio. Eppure questa iniziativa, pur nella sua semplicità e nella più delicata discrezione con cui è stata condotta, ha la pretesa di valorizzare e mettere al centro della nostra comunità coloro che, per innumerevoli motivi, se ne sentono un po’ esclusi. Lo scopo principale della proposta era di far uscire dalle mura domestiche tutte quelle persone che trascorrono nella solitudine giornate intere e senza la possibilità di dedicarsi a particolari attività. L’aspettativa di vita si è innalzata ma la nostra società non è pronta a fronteggiare questa realtà con servizi e risposte che vengano realmente incontro agli anziani.
Ecco allora che anche nei piccoli paesi non è raro raccogliere le testimonianze di chi trascorre intere giornate senza vedere nessuno e non perché non abbia parenti o amici ma perché i familiari lavorano l’intera settimana con i ritmi che tutti conosciamo e che ci portano ogni sera a dire “non è possibile vivere così, c’è qualcosa di sbagliato, si corre tutto il giorno…” I nonni che sono spesso anche bisnonni, non si capacitano di questo stile di vita che loro, pur nelle traversie delle loro esistenze, non hanno vissuto.
Eppure appartengono a una generazione che ha superato tante difficoltà: guerra, dopoguerra, ristrettezze economiche, disagi sociali, emigrazione…Sono sopravvissuti a svariate intemperie esistenziali. È vero però che raramente sono stati testimoni della solitudine dei loro nonni. Non esisteva perché gli anziani vivevano in famiglia, circondati da figli e nipoti. Era normale che fosse così e nessuno se ne meravigliava. I bambini piccoli crescevano con i nonni e li accompagnavano al momento del loro passaggio. Oggi, in nome dell’autodeterminazione, del vivere ciascuno la propria vita, di un benessere che rivendica libertà e autonomia, le famiglie si sono divise, i nipoti se ne vanno, molti all’estero per lavoro e chissà se tornano, i bambini vengono cresciuti da babysitter o in asili nido e molti anziani vengono accompagnati nel loro ultimo viaggio da badanti o dal personale ausiliario nelle case di riposo. Nelle occasioni d’incontro in famiglia spesso vivono un senso di inadeguatezza nel confronto intergenerazionale dove il linguaggio e le abitudini di oggi sono cambiate così repentinamente rispetto al passato che rendono difficile la comprensione di ciò che si dice e di ciò che si vive.
Quadro troppo crudo? Credo realista, con le solite dovute eccezioni. Un’analisi che fa sorgere spontanea la domanda: “È proprio questo il progresso? È quello che vogliamo?” Nel racconto degli anziani nel nostro pomeriggio insieme si avverte un forte desiderio di compagnia, di sentirsi parte di una comunità, di raccontarsi. E lo hanno fatto evocando i tempi passati, con gli aneddoti di tanti piccoli momenti e anche tramite le belle poesie della compianta Doralice indirizzate alla sua gente della Romans di quasi quarant’anni fa, lette e proclamate dalla chiara voce in friulano doc di Graziella. Ricordi della popolare festa di santa Elisabetta ma anche ritratti paesani di personaggi conosciuti e apprezzati per il loro lavoro e la loro simpatia. Il contesto è familiare e si fa memoria. Già, la memoria che è quel valore che nessuna generazione può permettersi di perdere. Per questo la preghiera a tutti gli anziani è quella di non considerarsi parte del passato ma preziosa realtà del presente, scrigni di perle preziose a cui attingere.
Come ricordato durante l’omelia della celebrazione festiva da monsignor Centomo, questa iniziativa si colloca perfettamente nella solennità di Cristo Re laddove la regalità è intesa soprattutto nella logica del servizio e in questo la Caritas parrocchiale insieme al solerte gruppo Rosa Mistica, sanno essere attente e pronte nel rispondere alle diverse necessità.
Certamente non può essere un evento sporadico ma, come richiesto dai partecipanti, perché non rivedersi ogni settimana? Gli organizzatori colgono l’invito e qualcosa di bello nascerà.
D.A.