Cosa significa per la nostra vita l’Incarnazione?

L’Unita Pastorale “Cjaminin insieme” ha dato inizio al percorso di formazione spirituale nel tempo di Avvento guidati dal diacono don Matteo Marega il quale ha scelto di soffermarsi su alcuni testi delle “Odi di Salomone”, scritti apocrifi anticotestamentari attribuiti a Salomone, re degli ebrei nel X secolo a.C., ma scritti probabilmente verso la fine del primo secolo d.C. e gli inizi del secondo in ambiente cristiano.
Don Matteo ha preso in esame per accompagnare i presenti verso il Natale l’Ode XV : “Come il sole è gioia per quelli che desiderano il suo giorno così il Signore è la mia gioia, lui è il mio sole; i suoi raggi mi hanno levato”. Don Matteo si è rivolto ai presenti con una domanda: “Che portata ha nella nostra vita il fatto che Dio si è incarnato?”. “Il sole è un modo attraverso il quale l’autore parla di Dio- ha affermato il relatore- e questo sole è già sorto; Dio è già presente nella storia”. “Sapere questo che effetto ha?”. Proseguendo attraverso il testo si possono scoprire gli effetti che dovremmo avere: la gioia, il desiderio di svegliarci e di non rimanere rinchiusi del nostro io, e soprattutto di togliere la tenebra dal nostro volto. Cristo è colui che ci fa sorridere mentre affrontiamo la vita con le sue gioie e le sue fatiche. “Nell’Antico testamento la fede si può dire che sia un’esperienza di “pre-alba”, ha affermato il relatore. “Perché la tristezza diventa gioia?”. La risposta sta nel fatto che la gioia del Signore ha un effetto non solo sulla mente ma su tutto il nostro corpo ed è questo che permette all’uomo di incontrare Dio e di cambiare dentro; quindi cambia anche il modo di esprimersi e permette di affrontare con più grinta la vita con le sue ferite e fatiche. “Allora la portata del Natale – ha affermato Marega – è questa: Egli, il Dio di Gesù Cristo, ci ha fatto conformi alla sua grande bellezza. E se Dio è diventato uomo vuol dire che l’uomo ha qualcosa di divino in sé”.
Tutto questo cambia il nostro modo di pensarci, e di pensarci in rapporto alla storia.
Livio Nonis