Dietro agli strumenti digitali c’è sempre la necessità di una buona comunicazione

Servizi non realizzati e messi in atto da entità indistinte, ma da persone che si relazionano e dialogano”. Con queste parole don Gianluca Marchetti, sottosegretario della Conferenza Episcopale Italiana, ha aperto i lavori del convegno “Costruiamo insieme l’evoluzione digitale delle nostre comunità”, promosso dal Servizio Informatico della CEI, svolto a Roma negli scorsi giorni.
Don Marchetti ha quindi ricordato come, nell’evoluzione, sia necessario “trovare un linguaggio comune, che sia simile a tutti e condiviso, questo per poter partecipare comunemente a una visione ed essere parte di un cambiamento che è già in atto”.
Molto interessante, al termine della prima giornata, un focus dedicato alla sicurezza informatica: in tempi di frodi e hacker, è sempre bene avere “un’infarinatura” su come poter difendere il proprio lavoro informatico da possibili attacchi esterni.
La giornata successiva è stata completamente dedicata ai Servizi per la Comunicazione diocesana e parrocchiale, con un fitto programma che ha coinvolto i presenti in approfondimenti e presentazioni dei vari servizi comunicativi a disposizione di diocesi, parrocchie e periodici diocesani e una tavola rotonda con esperti di Comunicazione e Sociologia.
Ad aprire i vari momenti, Vincenzo Corrado, direttore dell’Ufficio Comunicazioni Sociali della CEI. Richiamando le parole di papa Francesco, Corrado ha invitato i presenti a “leggere i segni dei tempi. Viviamo non un’epoca di cambiamento, ma un cambiamento d’epoca. In questo va valorizzato l’ascolto e la spiritualità dell’ascolto, recuperando la capacità di relazionarsi, non dimenticando che, con il nostro operato nel servizio del Comunicazione sociale, ci muoviamo mossi da un obiettivo specifico: l’annuncio dell’evangelizzazione”. Concludendo il suo discorso, ha sottolineato come “il futuro sarà sempre più integrale e integrato e in tal senso deve andare anche la comunicazione, sempre più integrale e integrata”.
La parola è così passata a Massimo Monzio Compagnoni, responsabile del Servizio per la Promozione del Sostegno economico alla Chiesa cattolica, il quale ha presentato la nuova linea di comunicazione dell’8xmille intrapresa negli ultimissimi anni, grazie alla stretta collaborazione con Uffici per le comunicazioni sociali e pubblicazioni cattoliche, tra le quali i settimanali diocesani. Compagnoni ha ribadito la necessità di essere uniti in rete, nonché di imparare a lavorare insieme, a tutti i livelli, partendo proprio dai sacerdoti, che sono a stretto contatto con le persone e le comunità di riferimento.
Il pomeriggio è stato caratterizzato dalla Tavola rotonda “Le comunità ecclesiali e la comunicazione digitale”, moderata da Fabio Bolzetta dell’associazione WebCattolici Italiani. Rita Marchetti, professoressa associata di Sociologia dei media digitali all’Università di Perugia ha presentato un excursus su come, in soli 20 anni, si sia passati dal non essere presenti online, fino ad arrivare ad oggi, in un tempo che ci vede connessi h24.
Ha parlato anche dell’aumento dell’odio online, che da vita a “hate speech” e “fake news”. In tutto questo, ha invitato a non avere paura dell’avanzamento dei media ma di “abituarsi” alla loro presenza e ad utilizzarli normalmente, come già stato fatto con molte altre precedenti innovazioni.
Tra i relatori della Tavola rotonda, anche Angelo Romeo, professore associato di Sociologia della Comunicazione all’Università “G. Marconi” di Roma. Nel suo intervento ha ricordato come i contenuti digitali che troviamo in Rete, siano sempre contenuti che siamo noi ad inserire. Questo apre il dibattito e la problematica sulla veridicità delle fonti, non mancando di dare vita, come spesso purtroppo accade, alle fake news. Il tutto si svolge inoltre in un contesto che ci vede all’interno di comunità che diventano sempre più individuali: “siamo sociali, certo – ha espresso il professore – ma socializziamo solo quello che vogliamo esporre, facendolo arrivare solo a chi vogliamo noi. L’evoluzione del contesto culturale ci porta ad avere una società sempre più estetica, basata sul far apparire quello che desideriamo gli altri vedano di noi. Questo ovviamente tocca molto i giovani e giovanissimi”.
Accanto a lui anche Marco Centorrino, professore associato di Sociologia della Comunicazione all’Università di Messina, il quale si è soffermato sull’Intelligenza Artificiale, al centro non solo del più recente dibattito ma anche della prossima Giornata mondiale per la Pace e della Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali 2024. Nel suo intervento il professor Centorrino ha però desiderato ricordare alla platea come i nuovi sistemi di Intelligenza Artificiale siano sostanzialmente “educati” da informazioni che noi stessi forniamo loro: “ci facilitano la vita ma, di contro, le informazioni che forniamo vanno a vantaggio del capitalismo digitale.
C’è da domandarsi, proseguendo in questa direzione, quanto sia equo lo scambio e se magari non convenga rinunciare a qualche comodità per riprendersi degli spazi personali”.
Le conclusioni sono state affidate ad Andrea Tomasi, professore associato presso il Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università di Pisa il quale, tra i vari punti, ha rimarcato come “gli strumenti digitali, per quanto essenziali, da soli non bastino: dietro ad essi ci vuole sempre una buona comunicazione. La Chiesa ha inoltre un impegno di servizio culturale importantissimo: ha la sapienza in più di cui l’uomo ha bisogno, ossia di una proposta antropologica forte”.
Sel.Trev.

(foto SIR/Marco Calvarese)