“Costruttori di pace” in convegno a Gorizia: “Luogo esempio per costruire la pace

Organizzato da Pax Christi, assieme all’arcidiocesi di Gorizia e al Comitato permanente per la pace di Gorizia e Nova Gorica, il convegno sul tema “Negoziare la pace”. Tre le tavole rotonde, coordinate da Ivan Bianchi, Eliana Mogorovich e Andrea Bellavite, nelle quali si sono alternati accademici e politici per verificare la realizzabilità del progetto.

Va detto che il convegno proseguirà anche domenica 31 mattina con il tema “Intelligenza artificiale e pace”, titolo della Lettera di Papa Francesco in occasione della Giornata per la pace del Primo gennaio. Quindi, nel pomeriggio, dalle 16 alle 22, da Oslavia alla Concattedrale di Nova Gorica, la marcia della pace concluderà l’ultimo scorcio dell’anno 2023.

Tornando al convegno, dopo il saluto del coordinatore di Pax Christi, Norberto Julini, e del presidente di Pax Christi, monsignor Giovanni Ricchiutti, gli interventi introduttivi di Stojan Pelko, responsabile del programma Epk/Ecoc – capitale europea della cultura, di Piergiorgio Gabassi, già Direttore dell’Istituto per la Ricerca sul Negoziato dell’Università degli studi di Trieste e Raoul Kirchmayr, dottore di ricerca in Filosofia teoretica e in estetica.

Quindi, l’accorato il ricordo di Lisa Clark che ha portato al folto pubblico la storia, in vita e opere, di Alex Langer, politico, pacifista e attivista, profondo sostenitore della non violenza, suicidatosi un mese prima della strage di Srebrenica. Alberto Gasparini, poi, già professore ordinario di sociologia e direttore del Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Trieste, che ha ribadito il grande progetto goriziano degli Operatori internazionali di pace, master di laurea che ha formato oltre una settantina di persone finché i fondi regionali lo hanno consentito. Infine, per la prima sessione, l’intervento di Aurelio Juri, già sindaco di Capodistria e deputato al parlamento sloveno e a quello europeo, che ha puntato il dito sull’”incoerenza dell’Occidente” nei rapporti con i vari conflitti, dal conflitto russo-ucraino a quello israelo-palestinese: “due pesi e due misure”, così Juri che non ha usato mezzi termini: “come fare la pace? Non farla con chi non la vuole”.

Altalenanti tra il positivo e il negato le voci della seconda sessione, dalla sociologa Marinella Sclavi al pastore delle chiese metodiste di Udine e Gorizia, Jens Hansen che ha voluto citare il teologo tedesco Dietrich Bonnhoefer, seguito da Fabrizio Bettini dell’Operazione Colomba e da Alessandro Capuzzo della Tavola per la Pace del Fvg che ha puntato il dito sulla situazione del transito di armi sia a Trieste che a Monfalcone.

Nell’ultima sessione, Antonino Drago ha rilanciato la necessità, anche dal punto di vista della scienza, di una presa di coscienza generale e di un’obiezione di coscienza. Carla Biavati, poi, presidente dell’Istituto Italiano di Ricerca per la Pace/Corpi Civili di Pace ha ribadito la possibilità, dopo alcuni aneddoti personali sul difficile periodo degli anni ’90 per i Balcani, di rilanciare Gorizia e Nova Gorica per gli operatori di pace. Infine, Gianfranco Pisa, operatore di pace e saggista, segretario del già citato Ipri/Ccp, ha sottolineato come servano azioni sul campo di imparzialità ma anche “evitare collaborazioni con corpi armati di vario genere. “Competenza, coerenza e creatività servono a creare la pace – così ancora Pisa – ma bisogna lavorare su entrambi i fronti, quello italiano e quello sloveno affinché sia un fattore di avanzamento democratico. È nella mente degli uomini che le basi della pace vanno costruite”.

Le parole del teologo Andrea Bellavite hanno concluso gli incontri, ricordando il lavoro per fare di “Nova Gorica e Gorizia un vero e proprio laboratorio di pace. Continueremo a lavorare creando rapporti e laboratori. Ci sono già state reti di approfondimento e di lavoro: contatti come il master organizzato a Gorizia sarebbero da riprendere, bisogna continuare a lavorare e riprendere questi percorsi anche all’interno della società civile. Un sogno – ha concluso – sarebbe quello di creare un luogo fisico nel quale i giovani da tutta Europa possano incontrarsi e creare il futuro. Si potrebbe recuperare una delle numerose caserme dismesse proprio per questo tema”.

Ivan Bianchi