Educazione fra scelta e limite

L’intervento del dott. Alberto Pellai, nell’ambito della Settimana dell’educazione promossa dall’Unità Pastorale Bassa Friulana con il patrocinio del Comune di Cervignano, ha registrato una grande affluenza di pubblico e un notevole consenso, scandito da numerosi applausi e domande su aspetti specifici del tema proposto, “L’educazione tra scelta e limite”.
Con uno stile avvincente, caratterizzato dal sorriso e da tratti di lieve auto-ironia, il relatore, in risposta agli interrogativi del giornalista Andrea Doncovio e a quelli proposti dai genitori in sala tramite strumenti digitali, ha affrontato i nodi cruciali della cosiddetta emergenza educativa, partendo sempre dalla concretezza della vita quotidiana, con esempi tratti dalla propria esperienza di padre di 4 figli e dal lavoro di consulenza con genitori e ragazzi.
Se oggi si parla insistentemente di emergenza educativa è perché il rapporto tra il mondo adulto e i ragazzi ha subito un totale cambiamento, correlato alla crisi dell’autorità, all’incertezza sociale, alla fragilità familiare. L’adolescenza era per definizione l’età del conflitto, della rottura con i modelli proposti dagli adulti, in una necessaria ricerca di autonomia, che sostituiva il copione dell’obbedienza infantile. L’adolescente ha di fronte un ignoto che deve diventare progetto di vita, ma oggi teme il futuro e la sconfitta, si ritira dal mondo, spesso in preda ad attacchi di panico, che le generazioni precedenti non conoscevano.
Chi ha rubato ai ragazzi la voglia di mondo, di ignoto, di sorpresa? – ha chiesto provocatoriamente il dott. Pellai. Una generazione di adulti troppo spaventati, iperprotettivi, ansiosamente in rincorsa di un fantomatico rischio zero, cui viene sacrificata ogni esperienza di autonomia. Ma intanto nelle camere degli adolescenti sono entrate le “centraline della NASA”: basta schiacciare un bottone per avere il mondo in mano.
La vera emergenza è costituita dalla sostituzione delle esperienze reali con quelle virtuali e dalla soddisfazione istantanea di ogni richiesta, che produce una patologia del desiderio. L’autonomia dev’essere graduale, rispettando le tappe evolutive e la maturazione dei singoli ragazzi: si tratta di un percorso lungo che i genitori devono accompagnare con la capacità di porre anche limiti e dire dei no a esperienze pericolose per la vita dei figli.
Spesso i genitori ignorano che i pericoli maggiori non vengono da fuori, dalla vita a contatto con la natura (più volte citata l’esperienza positiva dello scoutismo), dagli incontri con i compagni o dal muoversi in bicicletta a 11 anni per fare la spesa della famiglia (impegno di uno dei figli del dott. Pellai alla fine della scuola primaria), ma dall’uso precoce e solitario dello smartphone, che permette di entrare in mondi molto più problematici e negativi di quelli reali.
Il relatore segnala di aver ricevuto centinaia di richieste di aiuto da preadolescenti entrati in siti porno o di giochi d’azzardo on line.
Sottolinea anche le preoccupazioni espresse da medici e neuro-scienziati per gli effetti di un utilizzo eccessivo di strumenti digitali in età evolutiva: c’è una crescita abnorme di miopia nei bambini perché non si guarda più il mondo da lontano, mentre studi condotti con le tecniche di neuroimaging hanno dimostrato importanti differenze nella strutturazione delle fibre della sostanza bianca del cervello, molto più espansa e ordinata nei bambini esposti alla lettura, rispetto a quelli esposti allo schermo del tablet. Non si tratta ovviamente di demonizzare le tecnologie, che in molti casi semplificano e migliorano la vita, ma di regolarne l’uso soprattutto in età evolutiva.
Una decina di anni fa il neuro-scienziato Manfred Spitzer pubblicava “Demenza digitale”, libro seguito da vari altri sul tema, fra cui “Connessi e isolati. Un’epidemia silenziosa”. L’allattamento digitale, ha commentato Pellai, produce effetti non solo a livello cognitivo, ma emotivo e sociale, comportando perdita dell’empatia, attivata dai neuroni specchio, e sregolazione delle pulsioni.
A domanda di alcuni genitori ha risposto confermando che in questo contesto pluralista, contraddittorio e tecnologico, la funzione genitoriale è più complessa rispetto al passato, ma proprio per questo sempre più necessaria, anche con riferimento a un’alleanza educativa sul territorio, che richiede agli adulti capacità di proposte qualitativamente elevate in un mondo imperfetto, dove diventa importante accogliere le diversità anche di stili educativi, confrontandosi con chiarezza sugli obiettivi e i percorsi.
Oggi il passaggio dall’io al noi è molto fragile, anche perché gli adulti vogliono per i figli un io straripante trasmettendo loro aspettative di successo troppo elevate: i giovani riescono ad accettare la sconfitta, l’errore e il fallimento se queste esperienze inevitabili nella vita sono accettate dai loro genitori.
Ma quale messaggio lanciamo ai nostri figli quando, di fronte a un nove preso a scuola, diciamo “perché non dieci, come il tuo compagno?”.

Gabriella Burba