L’attualità di Egidio

Si ripete il 25 aprile la celebrazione dell’anniversario del transito del venerabile Egidio, quest’anno il 95°. Esso non ci sarebbe se non fosse stata introdotta – e lo fu cinquant’anni giusti fa – la causa di beatificazione del laico francescano che seminò bontà e fede, con l’entusiasmo di un vero apostolo di Gesù, nella sua numerosa famiglia, nella parrocchia del duomo della sua Pola dove si distinse nell’attività di catechista, nell’Azione Cattolica e tra gli scout, e poi a Monfalcone nella Conferenza di San Vincenzo: impiegato al cantiere e vivendo alla Marcelliana, Egidio occupava tutte le ore libere nella pastorale di prossimità ai poveri – poveri pure nello spirito – privandosi spesso del necessario.
L’attualità di Egidio Bullesi non si esaurisce qui: egli sembra un santo fatto a pennello per la Chiesa sinodale che negli ultimi anni, dietro alle sollecitazioni di papa Francesco, cerca di rendere più visibile e fattivo nei suoi vari ministeri pastorali l’apporto dei laici.
Per questo la causa del venerabile, che fu un’iniziativa dei fratelli preti Bullesi esuli in Friuli e a Trieste d’accordo l’arcivescovo mons. Santin è da perseguire con tanto maggiore convinzione, e con gratitudine per quanti vi hanno per cinque decenni lavorato, soprattutto i frati minori che se ne sono assunti l’onere sin dall’inizio.
La commemorazione del cinquantesimo dall’avvio del processo è prevista a Trieste – diocesi ove quell’atto solenne si tenne il 6 maggio 1974 – nella chiesa centralissima di Sant’Antonio Nuovo sabato 4 maggio alle ore 18, con la presidenza della messa affidata all’arcivescovo Giampaolo Crepaldi che ebbe a riconoscere di recente il Comitato sostenitore della causa (emanazione dell’Ordine dei Frati Minori attori della stessa) e lo spronò a prevedere iniziative per far conoscere Egidio pure nel capoluogo giuliano. Dopo la messa solenne – cantata dalla Corale dell’Arcidiocesi Gorizia presenti francescani, aggregazioni laicali, associazioni di esuli e marinai e pellegrini organizzati in pullman dal Friuli e dall’Istria – sarà aperta nella stessa chiesa la mostra itinerante che il comitato ha esposto da ultimo a Staranzano, a Capriva e dai frati a Gemona: la presentazione sarà di uno dei testimoni oculari dell’inizio dell’inchiesta tergestina su vita, virtù e fama di santità di Egidio, cioè mons. Ettore Malnati, che dell’arcivescovo Santin era mezzo secolo fa segretario particolare.
Se speciale e motivata è quest’anno la celebrazione nel capoluogo giuliano, nondimeno viene confermata la tradizione del pellegrinaggio, il 25 aprile, nel luogo, l’isola di Barbana, dove le ossa di Egidio, esumate dal cimitero di Monte Ghiro a Pola, furono collocate il 4 maggio 1974 grazie a un accordo stipulato tra i familiari suoi e i Frati Minori che si erano assunti, come detto, la conduzione della causa contestualmente aperta. Barca da Grado alle ore 9.30 per il trasbordo dei pellegrini: comitato, frati minori capeggiati questa volta dallo stesso ministro provinciale fra Enzo Maggioni, aggregazioni laicali della diocesi di Gorizia, Ordine Francescano Secolare del FVG, marinai in congedo soprattutto da Grado, Gorizia, Carlino, operatori del Centro “Stella Maris” e della Capitaneria di Porto di Monfalcone, esuli istriani compatrioti di Egidio e i devoti a lui.
Il rosario, animato da don Walter Milocco, precederà, nella cappella della penitenzieria, la celebrazione eucaristica delle ore 11 in santuario cantata ancora dal coro dell’arcidiocesi diretto da don Fragiacomo (autore di un nuovo inno in onore del venerabile) e l’omaggio finale di preghiere presso l’urna nella cappella mariana esterna.
Sarà l’occasione anche per ricordare coloro che si diedero tanto da fare per far conoscere la figura di Egidio: fra essi fra Fulgenzio Morao e padre Marciano Fontana, frati minori a Barbana fino alla chiusura cinque anni fa del convento francescano. In loro memoria verrà scoperta una lapide vicina a quelle dei confratelli sepolti sull’isola dove stettero con amore, preghiera, servizio diuturno rispettivamente per 35 e 31 anni. La loro memoria sia fonte di ispirazione, fortezza, tenacia per raggiungere la meta per Egidio la cui strada venne aperta cinquant’anni orsono.

Walter Arzaretti