Testimoni del Risorto come accolito e lettori

“Questa sera, Andrea, Cristiano e Matteo ricevono un compito che qualifica il loro modo di essere testimoni del Risorto, in conformità al mandato che ha affidato a tutta la Chiesa. Lo devono essere, rispettivamente, come lettori e come accolito. Un atto di fiducia da parte del Signore verso di loro, con la mediazione della Chiesa. Un impegno da vivere in umiltà e gioia, contribuendo insieme ai fratelli e alle sorelle di oggi, di ieri e di domani “a raggiungere la misura della pienezza di Cristo”, quando lo Sposo finalmente verrà”. Sono le parole conclusive dell’omelia pronunciata dall’arcivescovo monsignor Redaelli durante la celebrazione eucaristica nella Solennità dell’Ascensione del Signore.
Una tappa che prosegue il percorso dei tre seminaristi: Matteo Scarpin ha ricevuto il ministero dell’accolitato mentre Andrea Nicolausig e Cristiano Brumat hanno ricevuto il ministero del lettorato. In prima fila le famiglie a ricordare che il loro percorso non è qualcosa di estraneo al mondo ma, anzi, ne è appieno parte integrante. Quindi le comunità parrocchiali, amici, conoscenti oltre alla comunità del seminario interdiocesano che ha curato il servizio liturgico. Ad accompagnare la liturgia la Cappella Metropolitana diretta da Fulvio Madotto con Marco Colella all’organo, unitamente a vari componenti di altre realtà corali, giunti da varie località dell’arcidiocesi per sostenere il canto. Le letture, come da tradizione diocesana, nelle lingue del territorio, italiano, sloveno e friulano.
Nell’omelia, l’arcivescovo ha sottolineato l’importanza dell’Ascensione e della testimonianza evangelica. “Gesù ha certamente realizzato ciò che è definitivo affinché avvenga il Regno di Dio, ossia la Pasqua, la sua morte e risurrezione, e ha indicato con la predicazione evangelica ciò che è essenziale perché il Regno si compia. Non ha però voluto essere Lui stesso a portare a definizione da subito il disegno di salvezza del Padre per l’umanità e il mondo intero. Questo compito spetta alla Chiesa, spetta ai cristiani di ogni generazione, spetta a noi”.
Ha proseguito: “Il mandato [di Gesù] è chiaro: essere suoi testimoni in tutto il mondo. Il termine usato è “testimoni” e non “evangelizzatori” o “annunciatori”, perché il Vangelo, la buona notizia che annuncia la salvezza deve essere trasmesso con la parola e con la vita. Non si tratta, infatti, di un’idea, di una dottrina, di un programma, ma di qualcosa, anzi di Qualcuno, che il testimone-annunciatore ha scoperto come proprio tesoro. Un tesoro che non può tenere per sé. Tutti i cristiani devono essere testimoni qualsiasi sia la loro vocazione nella Chiesa e nel mondo. Così afferma Paolo nel brano della lettera agli Efesini che abbiamo ascoltato come seconda lettura. Un passo in cui è contenuta la parola “ministero” e questo richiama immediatamente ciò che stiamo celebrando istituendo i nostri tre amici in due ministeri”, così ancora monsignor Redaelli.
Tra i passaggi dell’omelia da citare come “il ministero del lettore e quello dell’accolito non si collocano nella linea dei ministeri elencati da Paolo, ministeri che hanno un particolare rilievo di guida della comunità, ma all’interno della ministerialità del popolo di Dio. Sono però conferiti per una scelta della Chiesa, anche, finora quasi esclusivamente, ma papa Francesco ci invita a percorrere altre strade, a chi è in cammino per assumere il ministero di diacono e di presbitero. Come a dire che vivere la ministerialità del popolo di Dio è la migliore preparazione a vivere un domani il ministero ordinato”, così il presule.
Da sottolineare il clima di festa e di comunità creato non solo dal gioioso rintocco delle campane, abilmente suonate da un gruppo ugualmente composito di campanari, ma anche dal momento conviviale organizzato nei locali esterni dell’oratorio Pastor Angelicus. Momenti per ritrovarsi nella condivisione del companatico tra un canto e lo scambio di chiacchiere tra amici.
Prosegue, così, il percorso di tre figli della terra goriziana che si ritrovano a camminare assieme verso un obiettivo comune: il sacerdozio. Se il cammino a volte è arduo, più dolce è giogo se vi è la reale consapevolezza che accanto a sé camminano anche le proprie comunità. Significativa, oltre alla presenza dei seminaristi, la presenza del servizio liturgico delle varie parrocchie dove i tre seminaristi sono, o sono stati, “in servizio”. L’auguro, al termine della celebrazione, da parte dell’arcivescovo, è stato quello “che tra i vari giovani presenti vi sia qualcuno che possa seguire questa strada”.

Ivan Bianchi