Rivive la storia delle Aquile Randagie
20 Maggio 2024
Organizzato dai diversi gruppi scout della città che fanno riferimento alle associazioni dell’AGESCI (Associazione Guide E Scout Cattolici Italiani), SZSO (Slovenska Zamejska Skavtska Organizacija) e FSE (Federazione Scout d’Europa), e dall’Associazione “Memoria Viva” – OdV, si è tenuto il 28 aprile scorso, presso il Teatro parrocchiale di Lucinico, un incontro con Emanuele Locatelli, ex capo scout del Cinisello Balsamo 1, che si dedica da più di vent’anni alla storia delle Aquile Randagie ed alla sua divulgazione, secondo varie modalità (ad esempio, curando alcune pubblicazioni, gestendo la pagina Facebook Fedeli e Ribelli e il sito aquilerandagie.it.).
Dalla Lombardia, a titolo gratuito e a proprie spese, incarnando lo spirito del servizio che da sempre contraddistingue chi si è formato seguendo gli ideali dello scoutismo, si reca inoltre presso le diverse realtà associative presenti sul territorio nazionale (#ARtour) e nelle scuole (#ARscuole). Ma chi erano le Aquile Randagie? Il 9 aprile 1928 Mussolini e il re Vittorio Emanuele III firmarono il Regio decreto n. 696 che vietava qualsiasi altra organizzazione che all’epoca si occupava dell’educazione giovanile, eccettuate quelle che mettevano capo all’Opera Nazionale Balilla.
Entro trenta giorni dall’entrata in vigore del DL, i prefetti ordinarono perciò lo scioglimento anche dello scoutismo, a partire dai Comuni con popolazione inferiore ai venti mila abitanti, fatti salvi i capoluoghi di provincia. Il progetto di controllo esclusivo della formazione dei giovani incontrò però l’opposizione ferma, ma al contempo pacifica, di alcuni gruppi scout che continuarono le loro attività in clandestinità, giurando che sarebbero durati “un giorno in più del fascismo”. Per diciassette lunghi anni (1928 – 1945), nel periodo cosiddetto della “Giungla Silente”, tra Milano, Monza e poi Parma, si sviluppò così una forma di resistenza ad opera in particolare delle Aquile Randagie, un gruppo di ragazzi tra gli 11 e i 17 anni, che si radunavano periodicamente in val Codera (ancora oggi sede di un’importante base scout) per proseguire le loro attività all’aperto. Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, usciti dalla forzata clandestinità, i membri delle Aquile Randagie si impegnarono a portare in salvo circa due mila persone, perseguitate e ricercate dal regime, contribuendo anche al loro espatrio in Svizzera; si trattò propriamente dell’operazione denominata con l’acronimo O.S.C.A.R.
Il vivace ed appassionato monologo, accompagnato da foto e brevi video, di Emanuele Locatelli, che ha avuto la fortuna di conoscere da vicino le ultime Aquile Randagie ed organizzare con loro anche alcuni incontri pubblici, è stato inoltre proposto il giorno seguente all’interno dell’Aula magna dei Licei “Scipio Slataper” di Gorizia; circa un centinaio di studentesse e studenti, frequentanti l’indirizzo del Liceo delle Scienze umane, ha potuto così venire a conoscenza di un’importante pagina di storia italiana, ancora poco conosciuta, di cui si sono resi protagonisti dei giovani che all’epoca avevano pressoché la loro età ed apprezzare, attraverso il racconto delle loro vicende, l’importanza dei valori quali la libertà, la fedeltà e l’amicizia. L’incontro, della durata di circa un’ora e mezza, ha ricalcato il format della sera prima, ma è stato necessariamente adattato ad un pubblico eterogeneo per formazione ed età, commisurato perciò ad un contesto non scout, andando in particolare a toccare il tema del rifiuto dei condizionamenti, contestualizzando l’esperienza delle Aquile Randagie nel nostro quotidiano; in conclusione dell’intervento, strutturato al pari di una vera e propria lezione di Educazione civica, gli alunni sono stati guidati ad elaborare delle risposte rispetto ad alcuni quesiti, tra quali, ad esempio: quali messaggi e quali provocazioni ci lasciano le Aquile Randagie? Cosa significa oggi essere “fedeli e ribelli”? A cosa è necessario “resistere”? Perché importante educare alla libertà?
Il coinvolgimento sperimentato dai ragazzi e la commozione vissuta la sera precedente, fanno comprendere che simili vicende meritino tuttora di essere raccontate per comprendere appieno il profondo significato che hanno avuto nella storia del nostro Paese ed essere di esempio per coloro i quali scelgono ancora oggi di continuare a far parte del movimento scout.
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