“Uomo della Parola, uomo dell’ascolto e dell’accoglienza, uomo di Dio”: l’addio a don Giorgio Giordani

Un addio commosso, partecipato, vivo. È quello che la comunità diocesana di Gorizia ha dato a don Giorgio Giordani nella chiesa metropolitana giovedì 17 maggio. Un saluto commosso, tra ex studenti, amici, parenti e confratelli. Nato a Pieris il 22 aprile 1943, era stato ordinato sacerdote dall’allora arcivescovo di Gorizia, monsignor Pietro Cocolin, il primo settembre 1968 nella basilica di Aquileia.

Dopo gli studi teologici a Roma aveva ricoperto vari incarichi in diocesi a partire dal primo servizio che lo vide Vicario corale in Cattedrale per essere poi Incaricato a più riprese per la spiritualità e l’aggiornamento del clero e del laicato (ed in questo ambito ha curato a lungo i Corsi di teologia per i laici), preside del Liceo Paolino di Aquileia a Gorizia sino agli ultimi servizi svolti come Vicario episcopale per la Vita consacrata e Vicario parrocchiale presso l’Unità pastorale dei Santi Canziani.

Docente di Sacra Scrittura al Seminario di Udine e allo Studio teologico interdiocesano di Gorizia, Udine e Triestedi Udine, ha insegnato a lungo anche nelle scuole statali ed in particolare al liceo classico “Dante Alighieri” di Gorizia, tenendo contemporaneamente Corsi biblici in tutta Italia.

Dopo la giornata di veglia nella chiesa parrocchiale di Pieris, don Giorgio è stato salutato nella cattedrale metropolitana con una liturgia partecipata non solo in presenza ma anche in diretta social.

“Al temine della vita Dio ci giudica, ci rinfaccia i nostri peccati, ci rimette davanti i nostri errori, ci condanna o non piuttosto ci elogia e gioisce con noi del bene sperimentato e dell’amore vissuto? Sono certo che don Giorgio sarebbe d’accordo con questo secondo modo di vedere il nostro essere accolti da Dio quando si conclude la nostra vita terrena. Però più che un elogio, penso che nei confronti di chi visibilmente ci ha lasciato, ci venga richiesto di porci una domanda: che Parola di Dio è stata questa persona per noi, per me? E oggi in particolare don Giorgio? Don Giorgio è stato un uomo della Parola”, così l’arcivescovo Redaelli nell’omelia.

“Un sacerdote, uno studioso innamorato della Scrittura, profondo conoscitore di essa e con il grande dono di saperla proporre non solo in contesti accademici, ma alle più diverse categorie di persone che incontrava. Don Giorgio sapeva affascinare con le sue parole, il suo modo di esprimersi, il suo tono di voce, le immagini usate, le frasi pregnanti.  Don Giorgio sapeva affascinare con le sue parole alla Parola e non a se stesso. In lui non c’era spazio per la sua sapienza, ma per la sapienza della Scrittura. Ecco così è giusto. Sapeva quindi trasmettere un fascino che Lui stesso provava verso quella Parola che frequentava continuamente nella sua vita. Davvero don Giorgio viveva quanto viene espresso dal salmo 118, dove ogni versetto di questo lunghissimo salmo si riferisce alla Parola di Dio”, così ancora Redaelli.

Nel definire la figura di don Giordani “signorile”, il presule ha ribadito come “il riferimento alla Parola per don Giorgio non era a buon mercato, ma dentro l’esperienza personale della croce, anche della sofferenza e della fragilità”.

“Vorrei sottolineare un secondo tratto della persona di don Giorgio per cui lui è stato una Parola per noi ed è l’ascolto. Chi ama la parola ed è capace di usarla rischia spesso di trascendere, di parlare sempre, di prendere persino il gusto di autoascoltarsi e di autocompiacersi. Don Giorgio non era così. Era una persona che sapeva ascoltare, anzi più profondamente che sapeva accogliere. Penso che l’aggettivo che lo descriva di più sia accogliente. Don Giorgio insegnava quello che viveva lui in prima persona e lui viveva l’accoglienza della realtà (e non l’ideale) delle persone e delle situazioni”, ha ribadito monsignor Redaelli.

Don Giorgio era un “maieuta, cioè qualcuno in grado di sollecitare in chi lo ascoltava a ritrovare in sé stesso la verità. Non tanto però la verità filosofica, ma Dio. Quante volte abbiamo sentito don Giorgio ricordarci che ciascuno di noi è il luogo in cui Dio è presente, che ognuno di noi ha dentro di sé un germe di Dio, che il nostro tempo non è un “cronos”, ma è un “kairos”, è il tempo di Dio”, così il presule.

Uomo della Parola, uomo dell’ascolto e dell’accoglienza, uomo di Dio: «Questo è stato don Giorgio, e per questo, mentre preghiamo per lui, ringraziamo il Signore per il dono che ha dato alla nostra Chiesa con questo sacerdote. Ho pensato in questi giorni a che cosa avrà detto don Giorgio entrando nella dimensione di Dio. Penso un’espressione che lui spesso utilizzava parlando di Dio e della sua presenza in noi: “E’ meraviglioso!”. Sono sicuro che la sua meraviglia e la sua gioia per il mistero di Dio durerà per l’eternità», così in conclusione Redaelli.

Ivan Bianchi