L’etica della vita

Richiesto dal consiglio pastorale dell’UP di Romans Fratta- Versa, giovedì 16 maggio in sala Galupin si è tenuto un interessantissimo incontro sui temi sensibili trattati dalla Dignitas infinita circa la dignità umana, una dichiarazione del Dicastero per la Dottrina della Fede, pubblicata l’8 aprile scorso.
L’incontro è stato aperto da monsignor Michele Centomo che ha fatto gli onori di casa porgendo il saluto di benvenuto a don Franco Gismano e sottolineando l’importanza dell’iniziativa promossa dal consiglio pastorale per essere aggiornato su tematiche che riguardano tutti. Il coordinatore del CPAPA e referente della commissione cultura, dottor Alberto Di Cicco, ha condotto la serata sottoponendo delle domande di carattere introduttivo all’argomento e poi sempre più centrate sui temi sensibili.
Don Gismano è partito da una cornice introduttiva riferita alla responsabilità sociale e a come l’essere corretti dal punto di vista legale, non significhi essere buoni, anzi alle volte la correttezza è la strada per costruire comportamenti contrari al rispetto della vita umana. L’unico fine morale è il bene e di conseguenza una società civile cresce nella bontà. Essere uomini significa far crescere il bene comune, per questo la politica deve essere promossa non da persone corrette ma da persone buone.
Parole che hanno riscaldato l’atmosfera perché sono risuonate come eccezionali in un mondo che va in direzioni diverse. La Dichiarazione, a partire dal titolo Dignitas infinita vuole sottolineare che la vita umana ha una sua dignità a prescindere da ogni condizione e circostanza. Una posizione che va controcorrente rispetto a quelli che sono gli assunti e le aspettative della nostra società dove vale solo chi produce. Non c’è più al centro la persona ma ciò che sa fare e la specializzazione del lavoro lo ha ulteriormente sottolineato. Questo è il centro di tutta la questione legata al valore della vita a tutti i livelli. Lo si registra soprattutto nel mondo economico perché è il contesto che dà il ritmo alla società, misurata in PIL, fatturato, obiettivi raggiunti. Non sono il lavoro e il lavoratore il centro della vita economica ma la prestazione e la produzione. Di conseguenza chi è soggetto debole e non può dare questo tipo di risposte è tagliato fuori. “Una economia che non è capace di fare di uomini e donne diversamente abili, soggetti di crescita economica, non è una società che sa fare dell’economia una società in crescita” ha ribadito don Gismano soffermandosi su questo punto fondamentale per comprendere il concetto di dignità. Ci vogliono intelligenza e cuore per trasformare i soggetti più fragili in soggetti che possono produrre ricchezza.
Per ricchezza non si intende bene materiali, anzi, ha continuato don Franco “se oggi vogliamo continuare a crescere producendo beni materiali, arriviamo alla nostra distruzione”. Solo i beni spirituali e intellettuali sono gli elementi di una vera crescita sociale. Questo discorso non vale solo per i cattolici che vengono additati come coloro che intraprendono la crociata contro l’aborto e l’eutanasia. Riconoscere la dignità umana significa che nessuno è uno scarto e riprendendo le parole di papa Francesco “Questa economia uccide perché non mette l’uomo al centro”.
La scienza è importantissima e deve essere a servizio dell’uomo. Tutti gli uomini sono soggetti deboli che hanno bisogno della scienza per tutte le necessità.
La Dichiarazione ci ricorda che la vita umana ha un valore infinito, la vita dell’universo ha un valore in relazione alla vita umana. Il rispetto è di tutti per tutti. La quarta parte della Dichiarazione entra proprio nel merito delle gravi violazioni contro la dignità umana, a partire dalla povertà, la guerra, il travaglio dei migranti, la tratta delle persone, gli abusi sessuali, la violenza contro le donne, l’aborto. Su questo punto è stato ribadito il diritto dell’essere umano dall’inizio alla fine della vita. Oggi più che mai c’è la tendenza a non riconoscere il diritto del feto a vivere, perché? Una possibile risposta è legata all’autodeterminazione del corpo della donna. Recenti dimostrazioni di giovani liceali hanno innalzato cartelli contro la ministra della famiglia Roccella inneggianti frasi quali “Il corpo è mio e me lo gestisco io”, senza nemmeno permettere alla ministra di iniziare a parlare. Ma il corpo della donna non è il corpo del feto, né biologicamente, né nelle altre dimensioni. Cosa dà alla donna il diritto di interrompere la gravidanza? È un ambito molto delicato dove regna anche tanta ignoranza data da preconcetti e opinioni di parte. I centri di aiuto alla vita seguono le madri con grande delicatezza, astenendosi da ogni giudizio e fornendo informazioni vere e significative rispetto alle scelte difficili che una donna è portata a fare. Ad esempio, poche sanno che non è un obbligo riconoscere il figlio partorito e questo elemento può fare la differenza nelle decisioni da prendere. Un dato emblematico riguarda invece il numero in forte calo dei medici disposti a interrompere la gravidanza.
Questo dovrebbe far riflettere.
Chi ha il diritto di sospendere la propria esistenza? È questo il tema dell’eutanasia e del suicidio assistito che chiama in causa il concetto di cura, là dove la medicina ha il dovere di mettersi in ascolto delle condizioni del paziente e rispettare quello che egli considera essere importante per la propria vita all’interno delle condizioni della sua malattia. Sono tante le situazioni dove è difficile intervenire con l’intelligenza e con il cuore.
Così come sono tanti ii temi messi sul tavolo, scorsi anche velocemente perché la tematica è vastissima e richiede un ulteriore approfondimento non esauribile in una serata.
I presenti hanno apprezzato moltissimo la disinvoltura con la quale don Franco ha esposto gli argomenti alternati ad aneddoti e storie di vita reale.
Avere a disposizione un docente di morale è certamente un privilegio che il consiglio pastorale di Romans intende mantenere e il desiderio di continuare la formazione è una volontà espressa per acquisire elementi concreti, indispensabili per saper interloquire con il mondo di oggi.

Daniela Antonioli