La grande bugia

La notizia della settimana è certamente che la Corte dell’Aja ha chiesto l’arresto per Netanyahu e i capi di Hamas.
Quanto accaduto, e tutt’ora accade, nella Striscia di Gaza è troppo grave per lasciare indifferente il Mondo e così (finalmente) la Corte Internazionale di Giustizia, seppur con discontinuità territoriale circa la sua autorità, oltre a riservarsi sulla denuncia di genocidio a carico di Israele formulata dal Sud Africa, ora dovrà decidere sull’arresto dei due leader antagonisti. Netanyahu si indigna anche solo per il paragone, il capo di Hamas non lascia trapelare parola.
Il tema sottinteso è sempre lo stesso: fino a dove si possa esercitare la legittima difesa dei propri diritti violati.
In altre parole se la violazione dei propri spazi, dei propri confini o addirittura la reazione al progrom subìto da Israele il 7 ottobre scorso giustifichi, autorizzi e legittimi una risposta così violenta, come è stata, contro il nemico (che, tra l’altro nascosto, ha lasciato chiaramente esposti i civili, le donne e i bambini).
E mentre ogni leader dalla sala di comando rivendicava i propri diritti e le proprie strategie, migliaia di civili venivano ammazzati ogni minuto, ogni ora, ogni giorno nell’assenza di qualunque forma di indignazione da parte della mano carnefice che ora, sotto accusa di arresto, si indigna.
Una sorta di alta e insopportabile etica perbenista dunque, alta non in quanto autorevole ma perché lontana dal basso della greve realtà.
Se l’animo umano è cosa imprevedibile (una somma di premesse che non dà mai lo stesso risultato), la guerra è all’opposto la successione di circostanze più prevedibile che esista dove la morte dei civili, ed in particolare dei più fragili come donne, anziani e bambini, non è un danno collaterale ma l’aspetto principale e inevitabile. Una certezza cronologica imprescindibile.
Colpisce che di fronte a queste ripetute consapevolezze, leader politici parlino ancora di “attrezzarsi alla guerra” quasi fosse un vantaggio, un rilancio economico, un’opportunità.
Un inganno che cela la probabile morte, stupro o carestia di almeno la metà degli ingannati.
Una volta un bambino mi chiese a proposito della guerra tra la Russia e l’Ucraina, “Perché non si picchiano solo Putin e Zelenski invece di coinvolgere tutti i giovani delle proprie Nazioni?”. Aveva ragione lui, la guerra è illogica e si sorregge sull’odio diffuso: le madri devono odiarsi e ne trasmettono ai figli, ci si odia fra vicini di casa, nelle scuole, i padri odiano gli altri padri seppur con gli stessi calli alle mani e piegati dalle stesse fatiche.
Una saturazione che smarrisce la fonte in un odio tramandato che si alimenta via via di ingiustizie, differenze e discriminazioni che, se a valle paiono naturali distanze fra Popoli diversi, a monte le genti sono tutte uguali e il Popolo è solo uno negli stessi desideri di pace, ambiente, benessere e prosperità.
Allora forse c’è un abbaglio collettivo e non è vero che l’odio nasce nelle strade dalla paura dell’altro e questa è solo una grande bugia.
L’odio nasce nei Palazzi come conseguenza ad equità non garantite e quel bambino, col suo sguardo innocente, aveva già capito tutto.
Di fronte alla richiesta della Corte dell’Aja, una nota consulente sostenitrice di questa denuncia, Amal Alamuddin Clooney (tra l’altro moglie di un famosissimo attore di Hollywood), di fronte ad accese contestazioni americane e israeliane, ha così motivato il suo sopporto “i bambini sono tutti uguali”.
Intendeva che la morte dei bambini non può restare impunita e che quelli Israeliani, morti per mano di Hamas, e quelli Palestinesi, con le bombe degli Israeliani, meritano la stessa giustizia.
Siamo arrivati davvero al punto di dover opinare anche tale basilare concetto?

Anna Limpido

(Foto AFP/SIR)