Pellegrini sulle orme di San Francesco

I ragazzi dell’unità pastorale “Campanili Riuniti” che si preparano a ricevere il sacramento della confermazione si sono recati ad Assisi in pellegrinaggio. Ecco il loro racconto.

17 Giugno 2024. Ci siamo ritrovati a Visco alle ore 6.20. Momento silenzioso? No, si sentivano nella ghiaia e sull’asfalto le ruote delle valigie dei 51 partecipanti al Pellegrinaggio ad Assisi. Giovanni, il nostro autista, ha caricato tutte le valigie dentro il pullman. A quel punto si è sentito un coro di voci che salutava e un coro di genitori che lanciavano le ultime raccomandazioni ai figli in partenza. Il coro degli accompagnatori capitanati da don Federico era silenzioso, una preghiera “Sperin che vada dut ben”.
Eravamo in viaggio!
In pullman le emozioni erano tantissime così come le domande, le paure, le speranze. Siamo tutti chiamati a una grande prova. Stare insieme è il modo giusto per scoprire il più possibile sulla vita di San Francesco.
La prima tappa del nostro pellegrinaggio inizia ad Arezzo al Santuario della Verna famoso per essere il luogo dove San Francesco ha ricevuto le Stimmate ben 800 anni fa.
Lì assistiamo a un rito che si ripete dal 1431, la processione dell’Ora nona. Ogni giorno alle 3 del pomeriggio i frati percorrono in processione il corridoio delle Stimmate per raggiungere il luogo dove Francesco ricevette le Stigmate.
Alle 18 circa, siamo arrivati al convento delle suore Alcantarine Madonna della Pace. Siamo stati accolti a braccia aperte e siamo stati subito bene. Avevamo una stanza apposita per entrare con le nostre valigie. E poi… la divisione nelle camere, momenti ultra felici per chi aveva trovato un amico che condivideva la stanza e i visetti un po’ meno sodisfatti per chi non aveva in camera l’amico desiderato. Ma la sorpresa era proprio questa, conoscere chi era in viaggio con noi e non fermarci agli amici di sempre ma aumentarne il numero.
Davvero le amicizie si sono allargate. Le suore hanno chiesto il silenzio notturno; ecco, in questo caso non possiamo dire di aver avuto il massimo successo nonostante i guardiani notturni. D’altra parte se voi pensate a un gruppo di 45 ragazzi, li vedete silenziosi? Quanto abbiamo camminato per visitare i luoghi di Francesco!
Di ogni posto che abbiamo visitato ognuno di noi ha accolto ciò che gli stava a pennello; certamente non abbiamo guardato con gli stessi occhi o ascoltato tutto, ma ascoltato tutto quello che il nostro cuore era pronto ad accogliere. L’ultima sera l’abbiamo trascorsa sotto le stelle per lodare San Francesco.
Abbiamo trovato quello che cercavamo? Si e no, abbiamo trovato altro. Ci siamo persi su per le salite e giù per le discese e trovato un prato. Dovevamo andare davanti alla Basilica di San Francesco, ma umilmente, lo abbiamo invitato a stare in mezzo a noi e Lui senz’altro c’era. Il cielo era coperto e le stelle? Sapevamo che stavano sopra le nubi e non le vedevamo. Ci siamo scoraggiati? Naturalmente no. Quel prato è diventato tappeto per un momento di gioco e di risate. Sul tardi sono apparse due stelle una grande e una piccolina. Cosa volevamo di più?
Dopo i giochi ci siamo seduti in cerchio; alcuni di noi seduti sulle panchine a causa o dell’età o dei dolori alle gambe. Per un po’ siamo stati in silenzio contemplando la natura e poi sono iniziate le preghiere, le letture e i canti.
Alla fine della serata, abbiamo acceso le candele che ciascuno di noi aveva passandoci la fiamma. Non è facile descrivere quanto è stato bello accendere quelle piccole luci.
Le stelle erano sul prato, le stelle eravamo noi e potevamo illuminare quel piccolo angolo di mondo con la speranza di portare quelle piccole luci nelle nostre realtà donando luce e amore. Se ci ricordassimo che siamo fatti della stessa sostanza delle stelle potremmo illuminare di speranza chi vive accanto a noi, noi stessi e cancellare la parola guerra con lo splendore della Pace. Volevamo disegnare un cuore con le candeline ma siamo riusciti a disegnare il nostro mondo e ci siamo detti che quel prato sentirà, per tanto tempo, il battito dei nostri cuori e la nostra gioia.
L’ultimo giorno siamo andati a incontrare Carlo Acutis, un ragazzo come loro che ha dedicato la sua vita a Dio e ai poveri. Ci siamo trovati vicino al suo corpo e abbiamo letto tutti insieme una preghiera: l’emozione era tanta e gli occhi di qualcuno si sono riempiti di lacrime.
Al momento di recuperare in convento le nostre valigie, le suore hanno cantato per noi suonando la chitarra e noi ci siamo uniti a loro.
Chi ci ha ospitato si è complimentato per questo gruppo di ragazzi; le suore hanno donato ad ognuno un sandalo che simboleggia “Siamo in cammino “. Abbiamo riempito, subito dopo, le vie di Assisi con il suono delle nostre valigie; le persone ci sorridevano e ci salutavano; gli animatori toglievano il cappellino bianco e si inchinavano ricevendo in cambio un bel sorriso. E cosa c’è di più bello!
Giovanni il nostro autista, ci aspettava con il sorriso.
Siamo ritornati a casa cantando, ridendo, applaudendo e ci siamo ringraziati a vicenda perché tutti avevamo capito che ci portavamo a casa tante emozioni nuove: senza accorgerci abbiamo aumentato, l’amicizia, la condivisione, le conoscenze e l’originalità di ognuno. Sembra facile ma non lo è: l’invito a quanti ci leggono è a provare la nostra avventura, un’esperienza che porterà tanti crampi e dolori muscolari ma che offrirà soprattutto una ricchezza senza pari di esperienze intense ed indimenticabili che daranno gioia.
Grazie a tutte le persone che abbiamo incontrato. Grazie a te a San Francesco che ci ha dato la forza di camminare dove Tu hai lasciato i segni dei tuoi passi e del Tuo immenso amore
Le catechiste Alida e Roberta