20 anni fa la morte di padre Bommarco
17 Luglio 2024
Ricordo senza manifestazioni esterne per i vent’anni dalla morte dell’arcivescovo emerito di Gorizia Padre Antonio Vitale Bommarco, sopravvenuta nel convento di Barbozza il 16 luglio 2004, accanto al santuario dell’Immacolata da lui tanto amato fin dalla giovinezza, suo rifugio di convalescenza dopo il lungo periodo all’ospedale di Feltre, dove fu misteriosamente miracolato dall’acqua dei martiri concordiesi. Sono molti, tra cui il sottoscritto, quelli che ancora ricordano il grande pellegrinaggio diocesano di ringraziamento a Concordia in occasione dei 50 anni del “miracolo” come lui lo amava definire. E quella prima grave malattia che lo avrebbe portato di lì a poco, secondo il parere dei medici, alla morte, fu per lui un prezioso passaggio esistenziale nella sua vita, come lo scrisse l’arcivescovo Gianfranco Gardin nella prefazione del Diario dell’Anima, presentato a Gradisca d’Isonzo nel 2006. Certo il tempo passa, il mondo cambia e con esso anche le intuizioni e le opere che l’arcivescovo ha compiuto, ma non si può negare il suo grande impegno messo per rivitalizzare la “missione” della Chiesa goriziana in Africa, ricevuta come mandato, così lo sentiva, dal predecessore monsignor Pietro Cocolin.
L’attenzione al clero anziano, alle vocazioni, al seminario, alla Scuola cattolica, la valorizzazione dei patroni con la creazione del “Corpus Scriptorum Ecclesiae Aquileiensis”, uno dei più significativi impegni culturali della fondazione per la conservazione della Basilica di Aquileia.
Che cosa resta di tutto ciò? La testimonianza di una vita credibile, forgiata dalla sofferenza, che gli faceva vivere come esigenza del cuore la sua vicinanza agli ammalati, tanti dei quali conosceva per nome e visitava spesso; la conversione, pur mai rinnegandola, da una innegabile e comprensibile “mens” di religioso, fino alla chiamata all’episcopato, a una sacerdotale con l’accezione diocesana.
Lui, devotissimo alla Madonna, con la spiritualità di san Massimiliano Maria Kolbe di cui fu fondamentale autore nel portarlo alla gloria degli altari, è stato ricordato il giorno del Carmine al santuario del Lussari, luogo santo da dove l’occhio e il cuore possono vedere la realtà in modo più distaccato e vero.
don Maurizio Qualizza
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