La patria dei gelatieri e quei legami col Cormonese

Il 12 luglio è stata festa in diversi centri del Friuli Venezia Giulia per la ricorrenza dei santi Ermagora e Fortunato. I due martiri aquileiesi sono, infatti, i patroni di Udine, di Grado, delle diocesi di Gorizia e Udine ed anche i santi protettori della regione.
Ma c’è un altro paese che ha celebrato Ermagora e Fortunato: si tratta di Colcerver, un borgo del comune di Val di Zoldo oggi praticamente disabitato, dove si trova una settecentesca chiesetta che gli abitanti del luogo dedicarono ai santi Ermagora e Fortunato. All’interno l’altare maggiore è impreziosito da una pala raffigurante i due santi.
La memoria aquileiese era arrivata fin in quelle terre, se si tiene conto che nel 1077 e fino al 1420 il Patriarcato aquileiese si estese fino al Cadore, ai confini con il vescovado di Belluno a cui apparteneva e appartiene la Val di Zoldo.
Colcerver, il cui toponimo rimanda alla presenza dei cervi, è anche la patria dei Panzera o Panciera, e alcune di queste famiglie nei secoli discesero le Dolomiti e si insediarono nella nostra provincia dove tuttora risiedono.
La tradizione orale vuole che sia stato un militare romano, esiliato per motivi disciplinari a Colcerver, a dare il via al nome Panziera per via della panciera di cuoio che indossava. Il cognome venne, poi, tramandato a tutte le generazioni che si susseguirono.
Il borgo, situato a quota 1210 metri di altezza, oggi si compone di poche case antiche costruite in pietra locale, fienili in legno dalle finestre fantasiosamente intagliate, la chiesetta di cui si è detto e che venne costruita per sciogliere un voto tra il 1739 e il 1741 grazie all’impegno economico dei Panciera.
Oggi, come testimonia il cormonese Giovanni Battista Panzera che nei giorni scorsi ha visitato il borgo originario della sua famiglia, è abitato da due sole persone, che non lo vogliono lasciare nonostante i disagi della mancanza di un acquedotto e di una viabilità precaria che nei mesi invernali è resa impraticabile dalla neve.
Il numero maggiore di abitanti si registrò alla fine dell’Ottocento quando a Colcerver si contavano 286 anime. Gli anni delle migrazioni nelle Americhe causata dalla miseria ridussero via via la popolazione fino a raggiungere negli anni Ottanta del secolo scoro 15 abitanti. “Nonostante l’abbandono della gente – dice Panzera -, il borgo è ben tenuto: c’è chi ritorna, magari nei mesi estivi, per mantenere decorose le abitazioni. E non far perdere la memoria sui muri di molte case sono state affisse grandi fotografie delle famiglie del posto”.
Anche a Colcerver, come in tutta la Val di Zoldo, grazie alla presenza delle miniere di ferro, si lavorava il ferro e in particolare si riproducevano chiodi per le varie necessità e nel Cinquecento il 10 per cento della produzione veniva assorbita dall’Arsenale di Venezia.
Ma la Val di Zoldo non era famosa sono per i suoi chiodaroli, ma tra quelle montagne divennero famosi anche i gelatieri, che si espansero in tutta la regione e anche in mezza Europa.
E da lì proveniva anche Nicolò Panciera che nel 1922 aprì una gelateria a Grado, che divenne ben presto punto di riferimento per i buongustai che venivano a Grado per gustare le varie qualità di gelato preparate con maestria dai Panciera. La gelateria, che abbassò le serrande nel 2007, era tra i locali più rinomati dell’isola ed ancor oggi se ne sente la mancanza.
A Cormons i Panzera sono presenti fin dalla fine del 1300 e alcuni componenti ebbero incarichi amministrativi: nel Medioevo diversi furono eletti podestà o membri del Consiglio dei 12.
Allo scoppio della Prima guerra mondiale, fuggito in Austria il podestà Giorgio Locatelli, fu l’assessore anziano Giovanni Battista Panzera che accolse gli ufficiali dell’esercito italiano in municipio e dopo alcuni mesi subì l’internamento in una
località italiana.
La passione politica e amministrativa venne eredita dal nipote, che porta lo stesso nome, che ricoprì gli incarichi di assessore comunale e provinciale fra gli anni Ottanta e Novanta.
I Panzera a Cormons si ramificarono in diverse famiglie.
E una di queste donò due sacerdoti alla Chiesa goriziana: mons. Francesco Panzera e don Ottone Panzera.
Il primo fu per lunghi anni parroco a Villesse – istruì e accompagnò al sacerdozio mons. Giuseppe Trevisan che divenne per quasi mezzo secolo parroco arciprete di Cormons -, ricoperse poi l’incarico di parroco decano a Fiumicello e nominato poi componente del Capitolo metropolitano.
Morì a Cormons nel 1964. Ma venne sepolto per sua stessa volontà nel cimitero di Villesse accanto ai suoi genitori.
Don Ottone, dopo l’ordinazione sacerdotale, ricoprì diversi incarichi pastorali e fu in particolare parroco prima a Ruda e poi a San Lorenzo Isontino dove morì la sera del 31 dicembre 1971.

Franco Femia