Alla scoperta del legame fra Italo Svevo ed il paese di Lucinico

Oltre un centinaio di persone hanno gremito la sala riunioni del Centro Civico di Lucinico per la presentazione dell’iniziativa che, a 100 anni dalla pubblicazione de “La coscienza di Zeno”, si propone di onorare e ricordare il romanzo e il suo autore che al paese dedica alcune pagine finali del romanzo.
L’incontro si è aperto con i saluti dell’Assessore comunale Maurizio Negro, della Vice-presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia, Elisabetta Feresin e del Presidente del Comitato esecutivo della Cassa Rurale FVG Paolo Iancis.
La lettura delle pagine del romanzo, da parte dell’attrice Valentina Milan, si sono alternate agli interventi dei relatori accompagnati da slide che illustravano i contenuti delle relazioni.
La prof.sa Loredana Rossi spiegando le motivazioni dell’iniziativa ha sottolineato come Lucinico sia un luogo sveviano a tutti gli effetti.
A Lucinico è ambientato l’ultimo capitolo de “La coscienza di Zeno”.
Lucinico è descritta come luogo bucolico, e, nel contempo come luogo dove Zeno si scontra con la drammatica realtà della guerra. A Lucinico è presente una diffusa consapevolezza di essere luogo sveviano, anche per la curiosità che ha sempre alimentato la ricerca e l’identificazione della famosa villa, probabilmente Villa Nella.
Renzo Medeossi, vice presidente dell’associazione “Lucinîs”, ha poi esaminato i criteri con i quali si è proceduto alla scelta del luogo dove sistemare questo “segno” di omaggio a Svevo.
Ha così passato in rassegna le caratteristiche della piazza San Giorgio, dei giardini di via Udine e degli edifici scolastici, tutti ambiti valutati con attenzione ma scartati perché, fondamentalmente, non evocativi degli ampi spazi, ovvero la campagna, descritti dal romanziere.
Si è così deciso di fare riferimento all’ubicazione di Villa Nella che, nella vicina via del Camposanto, trova un balcone naturale, quasi uguale a quello della villa che vide affacciarsi Svevo.
Da lì la vista si perde lungo tutto l’arco dei monti che circondano Gorizia, alle spalle si apre la pianura friulana.
Le voci dell’architetto Gianni Bressan e dello scultore Paolo Figar si sono poi intrecciate per spiegare le caratteristiche dell’opera. L’idea che regge il progetto è quella di realizzare un monumento che non sia un’opera da ammirare velocemente per la sua pregevole fattura, come una targa apposta ad una parete. L’obiettivo è quello di arricchire il paese di “un segno” che sia un momento di ricordo e riflessione, un momento da vivere.
Così che, anche il visitatore occasionale o il turista distratto, possano cogliere le due dimensioni dell’opera: la memoria proposta dal romanzo e lo sguardo rivolto al futuro osservando l’orizzonte del vasto panorama.
La professoressa Tiziana Piras, docente di Letteratura italiana all’Università di Trieste, si è soffermata sulle pagine finali del romanzo; la descrizione dell’incontro di Zeno con i soldati, a Lucinico, aprono la strada ad una serie di considerazioni, quasi profetiche, sull’uso di armi sempre più potenti da parte di un’umanità “ammalata” che porteranno il mondo alla sua autodistruzione.
“Ci sarà un’esplosione enorme che nessuno udrà e la terra ritornata alla forma di nebulosa errerà nei cieli priva di parassiti e di malattie.”