Affido, strada possibile

Si è svolto in luglio, in occasione della festa di S. Anna, un interessante incontro dal titolo “Aggiungi un posto in casa…” sull’affido familiare presso la parrocchia di S. Anna. All’incontro, moderato da Eliana Mogorovich, è intervenuta l’assessore al welfare di Gorizia, Silvana Romano, e hanno dato la loro testimonianza di famiglie affidatarie Alessia Baretta di Vicenza, presidente dell’associazione ‘Casa di Oreste’, Elena Lacovig di Muzzana e Laura e Mario Marcuzzi di Udine.
Il panorama dell’ambito Alto Isontino emerso dai dati forniti dall’assessore è piuttosto preoccupante. Ci sono 150 minori residenti nell’Ambito per i quali è stato disposto l’allontanamento dalla famiglia e che sono affidati a strutture, senza contare i minori stranieri non accompagnati. Attualmente nei quindici comuni del territorio sono in atto solo quattro “affidi leggeri” (non residenziali) e tre affidi di minori stranieri non accompagnati, due dei quali a parenti maggiorenni che ne avevano fatto richiesta. Il numero così basso dei casi in cui si riesce ad intervenire e la difficoltà dei servizi sociali rispetto ad alcune situazioni, emersa dalla parole dell’assessore, richiedono soluzioni che si potranno trovare solo tramite il coinvolgimento della comunità e la costruzione di una rete di supporto familiare, in mancanza della quale molte situazioni rimarranno irrisolvibili.
Le testimonianze delle famiglie affidatarie hanno fatto percepire una speranza sempre possibile e realizzabile.
Alessia ed Elena hanno vissuto molteplici esperienze di affido, mentre Mario e Laura hanno accolto due fratelli sette anni fa. Tutti hanno raccontato in termini realistici, ma anche pieni di delicatezza, emozione e gioia, che è possibile essere famiglia per chi ne ha bisogno. Di questo si parla infatti quando si parla di affido: essere, per il tempo necessario, quello spazio in cui si può fare l’esperienza di essere amati, di vivere in un contesto sereno e prevedibile, di essere stimati, di relazionarsi con gli adulti e con i pari, di vivere in una casa ‘calda’, nel modo semplice e naturale che una famiglia può offrire.
Ci possono essere affidi solo diurni, altri per qualche giorno alla settimana, altri che prevedono il collocamento stabile nella famiglia affidataria. La durata del progetto d’affido è variabile, e termina quando è possibile reinserire il minore nella famiglia d’origine. Il successo del progetto d’affido, quindi, si raggiunge solo se, parallelamente all’accoglienza del minore da parte di una famiglia affidataria, i servizi sociali e i consultori operano anche sulla famiglia d’origine, perché vengano recuperate le condizioni per un rientro sereno in famiglia. Tutto questo non si può fare da soli, ma richiede ricchezza di collaborazioni e capacità di accogliere, valorizzare e coordinare le persone disponibili all’aiuto.
Le testimonianze hanno fatto capire che per essere famiglia affidataria è necessario sentirsi parte di una rete di famiglie che si sostengono, si consigliano, si aiutano, come le associazioni di famiglie affidatarie possono essere.
La “Casa di Oreste” è un’associazione di famiglie affidatarie nata una decina di anni fa dalla comunità Papa Giovanni XXIII fondata da don Oreste Benzi. È diffusa soprattutto in Veneto, dove cura diversi corsi di avvicinamento all’affido e collabora con molti servizi sociali, ma si sta radicando anche in Friuli, con diversi progetti di affido che stanno coinvolgendo anche la nostra zona. Molte informazioni si possono trovare sul sito www.lacasadioreste.it.
Anche l’associazione “Metacometa”, nata in Sicilia, sta muovendo i primi passi nella nostra Regione (vedi www.metacometa.it), ma sono molte altre le associazioni che lavorano nell’ambito dell’affido familiare.
La serata non ha dato soluzioni facili, ma sicuramente ha stimolato il desiderio di costruire una rete di famiglie che possa venire in aiuto alle situazioni di fragilità e che possa sostenersi nei momenti di difficoltà, in modo che nessuno si percepisca come irrecuperabile in partenza.
Chi fosse interessato al tema dell’affido e ha bisogno di contatti può scrivere a cattedrale@arcidiocesi.gorizia.it.