San Rocco ha celebrato solennemente la festa patronale

Il borgo di San Rocco a Gorizia ha celebrato il proprio patrono: con la celebrazione eucaristica delle 10.30 di venerdì 16 agosto, presieduta dal parroco di Nova Gorica, don Milan Pregelj, non solo si è ricordato il santo protettore dalla peste e nativo di Montpellier, ma si è giunti quasi al termine dei festeggiamenti della 524esima edizione della sagra. “San Rocco è uno dei santi più invocati nella cristianità occidentale, soprattutto nei momenti di peste”, così don Milan. “Chiediamo aiuto a San Rocco che ci mantenga sani e saldi nel corpo e nello spirito”, ha ribadito il sacerdote di Nova Gorica.
A concelebrare numerosi sacerdoti della città e del mandamento, a ricordare non solo l’amicizia ma anche la collaborazione tra le varie realtà pastorali delle due città. “Diamo il benvenuto ai nostri confratelli che oggi festeggiano con noi”, così il parroco, monsignor Nicola Ban nel messaggio di saluto. Dalla cantoria, la Corale Santa Lucia, diretta da Giada Piani con all’organo Vanni Feresin, ha eseguito una serie di canti in varie lingue a suggellare la vocazione mitteleuropea di Gorizia.
Il 38° premio Mattone su Mattone è stato consegnato a Fernanda e Hugo: “Arrivati dal Brasile – ha ribadito monsignor Ruggero Dipiazza – hanno iniziato a frequentare le celebrazioni liturgiche. Abbiamo fin da subito capito che il loro servizio, che man mano era sempre maggiore, diventava fondamentale anche in campi come il catechismo, nonostante la loro sia un’esperienza di Chiesa luterana, in Brasile”.
“Solo ponendo un mattone sull’altro vuol dire costruire. Solo questa continuità aiuta a far costruire una comunità, solo così possiamo pensare alla realtà delle Chiese, legate da un legame affettivo e dalla carità”, ha ribadito monsignor Dipiazza. “Il giorno del mio matrimonio sono stato chiamato dal responsabile dell’azienda per cui lavoro per un posto in Italia”, così la coppia. “Siamo partiti, dunque, e ci siamo trovati in questa zona di confine dove si mescolano varie culture. Dopo esserci trasferiti abbiamo cercato una parrocchia e ogni domenica abbiamo frequentato una chiesa diversa. Siamo finiti a San Rocco, dove abbiamo iniziato a dare una mano dalle pulizie alla musica al catechismo. Quanto facciamo lo facciamo con il cuore”, così Hugo e Fernanda. “Se siamo qui è perché Dio aveva dei propositi per la nostra vita, ovvero trasmettere la sua Parola e servire lui e gli altri come Gesù ci ha insegnato”. Al termine della celebrazione, la famiglia e gli amici di Giuseppe Marchi, detto “Pepi”, hanno voluto ricordarlo nel giorno dell’anniversario della sua scomparsa con la dedicazione di una panchina in sua memoria.
I.B.