Scuola: luogo dell’incontro

Mentre sta per ripartire un nuovo Anno Scolastico, nel Paese tiene ancora banco la discussione su una possibile introduzione dello Ius Scholae.
Ma in tutto questo discutere, qual è realmente il “tessuto sociale” delle nostre scuole? E soprattutto, com’è vissuta la multiculturalità tra chi le mura scolastiche le vive in prima persona? Lo abbiamo chiesto agli insegnanti di Religione cattolica. Il primo a prendere la parola, il professor Marco Luciano, docente presso i Licei Slataper di Gorizia.

Professor Luciano, le scuole goriziane sono da sempre molto multiculturali, per la presenza nelle classi di alunni italiani e della minoranza slovena e, accanto a questi, di allievi con diverse nazionalità le cui famiglie provengono da diverse parti del mondo. Alla luce di questo, cosa significa – dal suo punto di vista di insegnante – la multiculturalità nella scuola? Come viene vissuta dal corpo docente?

La multiculturalità nella scuola è un’opportunità straordinaria per arricchire il percorso educativo e formativo di tutti gli studenti. In un contesto come quello goriziano, dove convivono diverse nazionalità, tradizioni culturali e religiose, il ruolo della scuola diventa cruciale nel creare uno spazio di dialogo, comprensione e rispetto reciproco.
Tutto questo, ai Licei Slataper, è all’ordine del giorno e io, come insegnante di Religione, non ho solamente il compito di trasmettere conoscenze, ma anche di favorire una riflessione profonda sui valori che uniscono le persone, al di là delle loro differenze culturali e religiose.
La presenza di alunni italiani, della minoranza slovena e di studenti provenienti da tutto il mondo ci permette di trattare temi universali come la dignità umana, il rispetto delle diversità e la pace, facendo in modo che le diversità culturali siano considerate una risorsa, non un ostacolo.
Dal punto di vista del corpo docente, la multiculturalità è sempre vissuta in modo molto positivo, soprattutto perché ho la fortuna di insegnare in una scuola dove c’è un impegno collettivo a favorire l’inclusione. Naturalmente, emergono sfide, come le difficoltà linguistiche o la gestione di sensibilità diverse, ma queste vengono affrontate con l’obiettivo comune di valorizzare ogni singolo studente. Da sempre lavoriamo in profonda sinergia, promuovendo un approccio educativo che tenga conto delle specificità di ciascun alunno senza perdere di vista l’unità del gruppo.
La scuola diventa, quindi, un laboratorio di convivenza civile, dove gli studenti non solo imparano contenuti, ma anche a vivere e a cooperare in una società pluralista. In questo senso, la multiculturalità non è solo un fatto contingente, ma un vero e proprio valore aggiunto al nostro lavoro di insegnanti.

Dall’”altro lato della barricata”, come viene invece percepita e vissuta dagli studenti? È qualcosa di cui si rendono conto, che vivono, o è un aspetto che fa più parte del mondo “dei grandi” e loro vivono semplicemente lo stare insieme?

Il professor Luciano

Dal mio punto di vista, gli studenti vivono la multiculturalità in modo più spontaneo rispetto agli adulti.
Mentre per noi insegnanti, e in generale per gli adulti, la diversità culturale può rappresentare un tema su cui riflettere e un contesto da gestire consapevolmente, per molti ragazzi è un aspetto ormai naturale del loro stare insieme.
Nelle aule, la condivisione quotidiana di spazi e attività fa sì che le differenze culturali vengano vissute come parte della normalità.
Certo, ci sono situazioni in cui le specificità culturali emergono in modo più evidente, come durante le discussioni su temi religiosi o nelle celebrazioni delle diverse festività.
Tuttavia, nel quotidiano, gli studenti tendono a concentrarsi più su ciò che hanno in comune che sulle differenze. Questo è un aspetto meraviglioso del loro modo di stare insieme: la capacità di creare legami basati sull’amicizia, sul gioco, sugli interessi comuni, senza troppe barriere e senza pregiudizi.
Detto questo, ci sono momenti in cui i ragazzi iniziano a sviluppare una maggiore consapevolezza delle differenze culturali. Ad esempio, durante i dibattiti in classe o nelle lezioni di Religione, molti si rendono conto che ciò che per loro è abituale potrebbe essere completamente diverso per un compagno proveniente da un altro contesto. È in questi momenti che le differenze culturali diventano fonte di dialogo e arricchimento reciproco.
In generale, direi che gli studenti vivono la multiculturalità più a livello esperienziale che teorico.
Non è che non si rendano conto delle differenze, ma spesso le vedono come parte integrante del loro ambiente di crescita e di apprendimento. E questo è forse uno degli insegnamenti più preziosi: vivere la diversità non come un problema da risolvere, ma come una ricchezza da scoprire e valorizzare.

Qual è la realtà del suo istituto sotto l’aspetto multiculturale? Sono mai state organizzate (anche singolarmente come docenti) delle attività o dei momenti di interscambio? Ad esempio feste multietniche, giornate a tema, piccole “lezioni frontali” da parte di alunni di nazionalità non italiana…

Nel nostro istituto la multiculturalità è una presenza costante e ben visibile. Questa varietà culturale arricchisce l’ambiente scolastico dei Licei Slataper e crea un contesto di continuo scambio di esperienze e prospettive.
Nel corso degli anni, sono state organizzate diverse iniziative per valorizzare e promuovere la multiculturalità, spesso con la collaborazione attiva di alunni e docenti.
Nel corso delle mie lezioni, ad esempio, gli studenti hanno condiviso tradizioni culinarie e culturali dei loro paesi di origine. Questi momenti sono stati occasione non solo per divertirsi, ma anche per conoscersi meglio, apprezzando le reciproche diversità.
Molto interessante nel nostro Polo Liceale è il progetto AIESEC, che ha promosso momenti di interscambio culturale attraverso lezioni frontali tenute da studenti di nazionalità non italiana.
Tutto ciò ha permesso di creare un ambiente scolastico più inclusivo, dove le differenze non vengono solo tollerate, ma celebrate. Come insegnante, cerco sempre di inserire momenti di riflessione su questi temi all’interno delle mie lezioni, affinché i ragazzi non vedano la multiculturalità solo come una serie di eventi sporadici, ma come una parte integrante della loro formazione e della vita quotidiana.

Come insegnante di Religione cattolica, le capita di rapportarsi con altri ragazzi che non frequentano le ore di insegnamento? Se sì, sotto che aspetti e in che occasioni?

Comincio dicendo che sono molto fortunato: nelle classi in cui insegno sono pochissimi gli studenti che non si avvalgono dell’Insegnamento della Religione Cattolica. Mi capita comunque quotidianamente di interagire con gli studenti che non frequentano le mie lezioni.
Questi momenti di interazione avvengono in vari contesti e sotto diversi aspetti, riflettendo il mio impegno a promuovere il dialogo e la comprensione tra tutti gli studenti, indipendentemente dalla loro scelta di partecipare o meno alle ore di Religione.
Alcune occasioni in cui mi confronto con questi studenti sono relative ad attività e progetti scolastici: sono coinvolto in progetti scolastici che abbracciano diverse tematiche culturali e sociali oltre che al Coro e al progetto CortoEducando.
In tali occasioni l’inclusione è totale e lo scopo primario dei progetti è proprio quello di fare in modo che tutti gli alunni possano partecipare e contribuire, senza distinzioni.
Ci sono poi discussioni e dibattiti: le discussioni in aula su temi etici, morali o religiosi coinvolgono studenti di tutte le provenienze.
In questi momenti, il mio obiettivo è facilitare un dialogo rispettoso e aperto, accogliendo le diverse prospettive e incoraggiando la riflessione critica.
Non mancano supporto e consulenza: in qualità di insegnante, posso aiutare gli studenti che cercano orientamento o supporto in questioni personali o relazionali. Questo ovviamente vale anche per coloro che non frequentano le ore di Religione, ma che possono avere bisogno di discutere questioni di carattere etico o morale, o semplicemente di ricevere un consiglio.
Infine anche eventi e incontri interculturali: gli eventi organizzati dalla scuola, come conferenze, giornate di riflessione e attività interculturali, sono occasioni in cui tutti gli studenti, possono essere coinvolti e diventano i veri protagonisti.
Questi eventi spesso mirano a promuovere la comprensione e il rispetto tra diverse fedi e culture, creando spazi di incontro e confronto.
In sintesi, la mia interazione con gli studenti che non frequentano le ore di Religione avviene in un contesto di inclusione e dialogo costante e giornaliero. Con il supporto della Dirigente, noi insegnanti, abbiamo creato negli anni un ambiente scolastico in cui tutti si sentono rispettati e valorizzati, indipendentemente dalle loro scelte personali, religiose o educative.

Le è capitato di avere tra gli alunni anche ragazzi che scelgono di frequentare le ore di Religione pur non essendo cattolici? Se sì, come ha colto quest’opportunità e cosa le ha lasciato?

Sì, mi è capitato di avere tra gli alunni ragazzi che, pur non essendo cattolici, hanno scelto di frequentare le ore di Religione cattolica. È stata una straordinaria opportunità di confronto e arricchimento reciproco, sia per gli studenti che per me come insegnante.
Come ho colto questa opportunità: innanzitutto come occasione per promuovere il dialogo interculturale. Ho visto queste situazioni come occasioni preziose per promuovere il dialogo e la comprensione interculturale. I ragazzi non cattolici portano con sé prospettive diverse che arricchiscono le discussioni in classe, permettendo di esplorare temi religiosi e morali da angolazioni varie. Questo confronto non solo aiuta a chiarire le specificità della fede cattolica, ma favorisce anche una maggiore apertura e rispetto verso le altre religioni e tradizioni.
Favorire poi la comprensione e il rispetto: ho cercato di creare uno spazio in cui tutti gli studenti, indipendentemente dalle loro convinzioni personali, possano esprimere le loro opinioni e fare domande senza timore di giudizio.
Questo approccio aiuta a costruire un ambiente di rispetto reciproco e a promuovere una maggiore comprensione tra gli alunni.
Mi ha dato anche l’opportunità di includere temi universali.
Durante le lezioni, ho spesso integrato argomenti che hanno un valore universale e che possono essere apprezzati al di là delle specifiche credenze religiose, come i valori etici e morali condivisi, la giustizia sociale e la dignità umana.
Questo approccio consente a tutti gli studenti di trovare punti di connessione con il materiale trattato, indipendentemente dalla loro fede personale.
Cosa mi ha lasciato questa esperienza? Una profonda consapevolezza del valore della diversità e dell’importanza di creare un ambiente educativo inclusivo.
Ho imparato che il confronto tra diverse prospettive religiose e culturali può essere estremamente arricchente, non solo per gli studenti, ma anche per me come educatore. Mi ha dimostrato che, quando si promuove un dialogo aperto e rispettoso, le lezioni di Religione possono diventare un terreno fertile per la crescita personale e il rafforzamento dei legami interculturali.
Inoltre, mi ha confermato quanto sia importante avere fiducia nel lavoro che viene fatto a scuola nel formare cittadini consapevoli e rispettosi delle diversità, capaci di interagire positivamente in una società multiculturale.
Oggi, troppo spesso, dimentichiamo o critichiamo i nostri giovani, senza riconoscere la loro forza e il loro potenziale. Ma io credo profondamente nella loro capacità di sorprendere e di trasformare il mondo.
I giovani di oggi sono portatori di sogni audaci, di idee innovative e di una passione ineguagliabile per il cambiamento. Diamo loro fiducia, perché sono loro a costruire il futuro che desideriamo.
La loro determinazione e il loro coraggio sono la luce che può guidarci verso un domani migliore. Non sottovalutiamo mai la loro voce, perché è nel loro entusiasmo e nelle loro mani che risiede la vera speranza per il nostro mondo.

A cura di Selina Trevisan
1. Continua

(Foto: www.facebook.com/slatapergorizia)