Multiculturalità: un processo che deve trovare un graduale equilibrio
18 Settembre 2024
Una zona particolarmente interessata dal “melting pot” di culture è quella del monfalconese. Nelle scuole, accanto ad alunni di nazionalità italiana, si uniscono alunni dai balcani, altri dai territori del nord o centro Africa, altri ancora da diverse parti dell’Asia.
E mentre a livello politico imperversa il dibattito sullo ius scholae, i ragazzi ritornano in questi giorni sui banchi per un nuovo anno scolastico.
Come viene vissuta questa multiculturalità all’interno della scuola dagli “addetti ai lavori”, ovvero i docenti? Al contempo, come la percepiscono i ragazzi stessi?
A prendere la parola tra gli insegnanti di Religione cattolica, Mauro Casasola, docente al Liceo Buonarroti di Monfalcone
Professore, le scuole del monfalconese rappresentano un peculiarità nel panorama scolastico provinciale e regionale, essendo da molto tempo caratterizzate da una grande multiculturalità.
Cos’è oggi la multiculturalità nella scuola letta soprattutto dal suo “osservatorio speciale” di insegnante? Come viene vissuta dai docenti: è una difficoltà o uno stimolo?
Credo che la multiculturalità sia un processo che deve trovare un suo graduale equilibrio, e ciò dipenderà dalle diverse parti chiamate in causa.
In ogni caso gli operatori del mondo della scuola sono in genere propensi ad attivarsi per dare delle risposte a questa particolare realtà ma mi pare siamo ancora in una fase di transizione ed è difficile prevederne gli sviluppi.
Viceversa dal “lato opposto della barricata”, quindi dal punto di vista degli studenti, come viene percepita e vissuta da loro? È qualcosa di cui si rendono conto o è un aspetto che fa più parte del “complesso” mondo “dei grandi”?
La percezione degli studenti è ovviamente molto eterogenea anche se, per buona parte, la multiculturalità è già un dato di fatto.
Più che altro sembra, a volte, che le diverse culture viaggino su binari vicini ma poco comunicanti tra loro, e questo non solo nel mondo della scuola.
Qual è la realtà del suo istituto sotto l’aspetto multiculturale? Quali nazionalità sono presenti? Sono mai state organizzate – anche singolarmente come docenti – delle attività o dei momenti di interscambio, quali ad esempio feste multietniche, giornate a tema, piccole “lezioni frontali” da parte di alunni di nazionalità non italiana…?
Il Liceo Buonarroti ha una percentuale di stranieri minore rispetto ad altre scuole della città (circa il 15 percento), sia per il peculiare tipo di studi che vi viene svolto, sia perché attinge studenti da un bacino più grande della sola Monfalcone.
Il gruppo maggiore di stranieri è ovviamente composto da bengalesi ma non mancano studenti provenienti dall’Est Europa e altri.
Alcuni docenti sviluppano in classe il dialogo tra le diverse componenti anche attraverso attività specifiche ma si tratta, come detto, di un processo che avrà bisogno di un lungo rodaggio per trovare un proprio assetto.
Come insegnante di Religione cattolica, le capita a volte di avere contatti o di rapportarsi anche con studenti che non frequentano le sue ore di insegnamento? Se sì, sotto che aspetti e in che occasioni? Li trova “curiosi”?
Sempre! La scuola non è fatta solo di lezioni in classe ma da tanti momenti in cui l’incontro anche con coloro che non si avvalgono dell’IRC è quasi inevitabile.
Per inclinazione personale poi, amo la socializzazione e quindi credo che non ci sia un alunno “non avvalentesi” con cui non abbia avuto in qualche modo un contatto.
Il rapporto umano si sviluppa quasi sempre in modo positivo, eccetto forse la chiusura preconcetta di alcuni stranieri.
Le è mai capitato, nella sua carriera di insegnante di Religione cattolica, di avere tra gli alunni anche ragazzi che scelgono di frequentare le ore di Religione pur non essendo cattolici? Se sì, come ha colto questa opportunità e cosa le ha lasciato?
Sì, certo, sia italiani che stranieri (nelle mie classi, a non avvalersi dell’IRC sono circa un quarto degli alunni totali).
Nel caso degli alunni di fede musulmana, la partecipazione alle lezioni IRC è meno scontata ma, come dicevo, non contano solo le lezioni in classe.
Un episodio a titolo di esempio: due anni fa avevo prestato a uno studente di origine marocchina un testo sull’interpretazione del Corano.
Il ragazzo, oltre ad averlo letto con attenzione, me lo aveva restituito con tanto di commenti a lato da cui ne è nata una vivace discussione…
Va tenuto inoltre presente che l’IRC è, per sua natura, un insegnamento confessionale nei contenuti (il docente stesso non è “neutrale”) ma che sposa le finalità culturali (non catechistiche quindi) e le modalità laiche della scuola.
In questo “doppio statuto”, per mia indole personale “mi ci ritrovo molto bene” ed è per questo che auspico da parte mia di poter costruire un dialogo aperto e sincero con tutti ma al contempo schietto, non superficiale e cosciente del valore straordinario e unico che il cristianesimo ha, tanto a Monfalcone come nel resto del mondo.
A cura di Selina Trevisan
(Nella foto in apertura: un’ora di lezione al liceo Buonarroti – foto: www.facebook.com/buonarrotimonfalcone)
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