Sinodalità, Speranza, Chiesa diocesana

Se funziona tutto bene, di solito non penso al mio stomaco e non ne parlo. Se invece comincio ad avere qualche fastidio, qualche dolore o qualche disfunzionalità, finirò per pensare con intensità al mio stomaco e ne parlerò molto, cercando degli esperti che ne capiscano qualcosa e mi aiutino a curare le ferite. Se non parlo della situazione di difficoltà, molto difficilmente potrà essere trovata la cura adatta. Il parlare non porta automaticamente alla soluzione, ma è condizione importante per cercare vie nuove.
Anche per il Corpo che è la Chiesa, funziona allo stesso modo: delle cose pacifiche, condivise e facili, non serve investire molte energie di pensiero, né è necessario parlare.
Se qualche argomento viene messo a tema della riflessione ecclesiale è perché facciamo una certa difficoltà a viverlo, perché abbiamo qualche fastidio o qualche disfunzionalità.
Da alcuni anni nella Chiesa è stata messa a tema la sinodalità, con un sinodo dei vescovi che si celebrerà nella sua seconda parte in questo mese, e con un cammino sinodale della Chiesa italiana.
Se si parla di sinodalità è perché un po’ tutti ci alimentiamo di una mentalità individualista e perché facciamo fatica a vivere la partecipazione a qualcosa di comunitario. Parliamo di sinodalità perché non riusciamo a sentire le proposte dei nostri fratelli come proprie, perché mettiamo spesso davanti i nostri comodi rispetto alle esigenze dell’insieme, perché abbiamo tutti un po’ il gusto del palcoscenico e della visibilità… a tutti piace cantare da solista, e pochi sono disponibili a cantare in un coro.
A Natale verrà aperto il Giubileo del 2025 che avrà come slogan “Pellegrini di speranza”.
Anche in questo caso, se la speranza fosse facile da vivere e fosse una virtù molto diffusa, non ci sarebbe bisogno di parlarne. Invece tutti abbiamo a che fare con eventi e contesti che tendono a tarpare le ali alla speranza: venti di guerra sempre più impetuosi e forti… una crisi demografica nei paesi occidentali… la difficoltà a formare e a valorizzare politici che abbiano una visione… non avere cure adatte per tutte le malattia, come vorremmo… Potremmo continuare a lungo a valutare che cosa uccide la speranza. Quanto bisogno invece abbiamo di guardare a questo nostro mondo con speranza: con realismo e speranza insieme. Abbiamo bisogno di fare un censimento dei motivi che ci aiutano a sperare.
Come Chiesa isontina, da diverso tempo stiamo cercando delle formule per vivere una maggior comunione a livello di diocesi. Abbiamo provato diverse modalità per sentirci più uniti: assemblea diocesana a giugno e ad ottobre; incontri nei decanati; momenti formativi per i consigli pastorali; inviti ad esperti e confronti di gruppo… Questa insistenza dice di una certa difficoltà a sentirci parte di una Chiesa diocesana: se è difficile il senso di appartenenza e partecipazione a livello parrocchiale, lo è più difficile a livello di Unità Pastorale, ma molto più faticoso a livello diocesano.
Mercoledì 2 ottobre alle 20.15 presso la parrocchia di S. Nicolò a Monfalcone è convocata l’assemblea diocesana, a cui sono invitati i presbiteri, i diaconi, i religiosi, i membri dei consigli pastorali e degli affari economici, i catechisti, gli operatori Caritas, gli educatori… insomma tutti coloro che hanno a cuore un servizio ecclesiale e che desiderano sentire con la Chiesa.
Questo incontro sarà l’occasione per essere informati sul calendario diocesano, per recepire alcune indicazioni operative, ma sarà soprattutto l’occasione per sentirci parte di un unico Corpo e per crescere nel senso di unità della Chiesa diocesana. Sarà l’occasione per essere informati a che punto siamo nel cammino sinodale della Chiesa italiana. Dialogherà coi presenti il dott. Vincenzo Corrado, direttore dell’Ufficio Nazionale per le Comunicazioni Sociali della Conferenza Episcopale Italiana (primo laico a ricoprire questo ruolo) e membro della Presidenza del Comitato del Cammino sinodale della Chiesa italiana.
Sarà l’occasione per presentare la Lettera pastorale che intreccia il tema della speranza con i cantieri aperti del cammino sinodale della Chiesa italiana. Partecipare a questo momento diocesano è una scuola di partecipazione, di sinodalità, e pertanto è anche un segno di speranza.

mons. Nicola Ban, vicario episcopale per l’Evangelizzazione  ed i Sacramenti

(foto archivio Voce Isontina)