La creazione fonte e modello di speranza

“Opera e agisci con il creato” è il titolo del Messaggio lanciato da papa Francesco per il Tempo del Creato, celebrato tra il 1° settembre e il 4 ottobre, festa di S. Francesco d’Assisi. Un messaggio accorato, appassionato e ad un tempo carico di speranza. Ricorrendo al testo paolino di Rm 8, 19-25, papa Francesco richiama i credenti a testimoniare il dolore del mondo, che coglie gli uomini e la stessa natura. “Tutta la creazione geme”, manifesta inquietudine e sofferenza, per l’abuso che se ne fa, e insieme anelito e desiderio, perché attende pazientemente la liberazione dalla violenza e devastazione a cui è sottoposta. Il vescovo di Roma, nella sua funzione universale di guida spirituale nella fede e nella carità, invita a una “conversione negli stili di vita”, a dare testimonianza di una possibilità di cambiare atteggiamento nei riguardi degli altri uomini e della natura, ridotta ormai a oggetto da manipolare, passando dall’arroganza al prendersi cura degli altri e del creato. È questo, dice il papa, “l’antropocentrismo teologale della tradizione ebraico-cristiana”, che tutti i credenti radicati nel ceppo di Abramo hanno nel sangue come ideale. In una felice espressione viene proclamato “l’intreccio generativo” tra il mistero dell’uomo e quello di Dio, che emerge quando la vita diventa “canto d’amore per Dio, per l’umanità, con e per il creato”.
Il messaggio di papa Francesco è sintonizzato perfettamente con le sue encicliche Laudato sì (2015) e Laudate Deum (2023), in cui denunciava la grave crisi climatica e richiamava con accenti paterni al senso di responsabilità di tutti, dei potenti della terra come dei semplici cittadini di ogni parte del mondo. E lo diceva soprattutto ai cristiani, che in Gesù hanno un modello per essere attenti alla “bellezza che c’è nel mondo… (con) affetto e stupore”, perché quella bellezza è stata “seminata dal Padre suo”. Questo mondo “ammirato (da Gesù) con i suoi occhi umani” è pieno “della sua presenza luminosa (e) canta un Amore infinito…in un meraviglioso concerto di tutti gli esseri”.
La creazione è “luogo della presenza di Dio” e comunicazione del “Suo messaggio …da ascoltare con attenzione”.
Leggendo queste espressioni del papa il pensiero è andato spontaneamente a Martin Lutero e ai suoi numerosi scritti sulla creazione (soprattutto al Commento alla lettera ai Romani e ai suoi corsi biblici sul libro della Genesi), tema che sta a cuore al monaco sassone quanto quello della giustificazione. Non per nulla la giustificazione è da lui intesa come nuova creazione. Sarebbe troppo lungo delineare compiutamente la ricchezza del pensiero luterano su tale argomento. Penso che possano bastare qui alcuni punti.
La creazione è “il libro più bello di tutti, o la Bibbia in cui Dio si è descritto e dipinto”; in essa è presente la Trinità: Dio Padre infonde nelle cose la sostanza e la durata, il Figlio la bellezza, la forma; lo Spirito Santo spinge a comprendere la loro bontà e l’uso da farne.
Dio creatore è dunque presente nelle sue opere. Si parla perciò di panenteismo trinitario nella concezione di Lutero (E. Herms): Dio non è solo trascendente ma anche immanente nel mondo. Sulla base di diversi testi biblici (citiamo solo Is 66,1s; Rm 11, 36) il padre della Riforma sostiene che tutte le cose create annunciano l’opera di Dio e cantano la Sua presenza nel mondo, fanno risuonare la Sua voce, quella stessa che riecheggia nella Bibbia (teologia dell’annuncio).
Al cristiano è chiesto di comprendere tutto ciò, ma anche, per usare le parole dello stesso Lutero, di “abituarsi a riconoscere e lodare nella creazione il Creatore”, ad avere cioè una “pietà della creazione” (M. Brecht), una fede tale che porti a compiere quanto Dio ci ha invitato a fare: avere per le creature la stessa cura che Egli ha e continua ad avere per loro (al “culto” di Dio per la terra deve corrispondere quello degli uomini per essa).
Tutta la creazione è per Lutero “un grandissimo miracolo”, che suscita meraviglia e stupore in chiunque la osservi attentamente; il credente da parte sua vi scopre la mano potente di Dio e la sua amorevole cura, coglie come la creazione si ri-crea, riceve nuova vita in continuazione. Il creato costituisce perciò una fonte di speranza per chi sa veramente aprire gli occhi e l’osserva; edifica la fede del cristiano e gli dà conforto, lo accompagna a porre la propria speranza in quel Dio che ha creato per gli uomini “una così grande casa”, “una casa ben preparata e arredata”.
La creazione è fonte ma anche modello di speranza, per Lutero come per papa Francesco; nella sua essenza e nel suo ciclo vitale, essa mostra la missione assegnata alle cose – sole, luna, alberi, frutti, animali – di risvegliare alla vita gli uomini di ogni tempo, così che sappiano cogliere la presenza di Dio nella realtà del mondo.
Ogni essere vivente è soggetto a trasformazione, ciclicità, alternanza di sofferenza e di guarigione, di vita e di morte. Soprattutto nei momenti di dolore e di difficoltà la creazione attende novità e “volge lo sguardo” al suo futuro. Gli uomini, e in particolare i credenti, sono invitati a imitare la creazione nella sua trasformazione e a guardare la realtà presente, ma anche quella futura, l’evoluzione a cui le cose possono essere soggette; e così analogamente a guardare anche alla propria vita: essa non si ferma qui, ma ha un domani.
Fede, speranza e carità sono donate da Dio per l’oggi, per la vita quotidiana, per essere spese nella storia e non fuori o al di là di essa, ma nella prospettiva di un futuro che non finisce mai.
È un atteggiamento di fede e di speranza in cui le diverse chiese cristiane trovano una forza potente di unità, che le sospinge a rafforzare la loro dimensione ecumenica.

Michele Cassese