“Carcere in movimento”
8 Ottobre 2024
Grazie al Ministero della Giustizia ed al Provveditorato del Triveneto che ha indetto il bando, è stato possibile presentare un progetto, “Carcere in movimento”, che prevedeva attività sportive all’interno della Casa Circondariale di Gorizia. Il progetto è stato proposto e realizzato da “La Cisile” con la collaborazione dell’associazione “Polisportiva 2001 ads” e dell’associazione “Kyu Shin Ryu”.
Come previsto dall’art. 27 della Costituzione (le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato), la finalità è stata quella di fare un percorso educativo attraverso pratiche sportive, conclusosi nelle scorse settimane con una camminata, alla quale alcuni detenuti in permesso, assieme agli educatori coinvolti nel progetto, hanno effettuato un’escursione presso la riserva naturale Laghi di Doberdò e Pietra Rossa. La giornata ha avuto come meta Casa Cadorna, gestita dal CAI di Gorizia, dove è stato condiviso il pranzo.
Tutto questo è stato possibile grazie alla visione educativa e riabilitativa della direttrice della Casa Circondariale di Gorizia, Caterina Leva, e dell’educatrice, Margherita Venturoli, che hanno sostenuto l’intero progetto e fortemente creduto nel valore educativo di una escursione nella natura.
Un ringraziamento particolare va al volontario Massimo Bressan, della Conferenza Regionale Volontariato e Giustizia, che ha seguito la parte del progetto relativa al cammino, coinvolgendo in questo anche guide CAI, infermieri professionali, scout dell’AGESCI, persone che hanno compiuto pellegrinaggi e percorso il Sentiero Italia. Grazie, inoltre, alla Sezione CAI di Gorizia che ha messo a disposizione i locali di Casa Cadorna.
Perché si è scelto il Camminare come attività sportiva, soprattutto all’interno di un’istituzione che per definizione è chiusa, da cui è difficile uscire? Il Camminare presuppone spazi aperti, boschi, libertà, incontro.
Nell’ottica di un percorso educativo attraverso lo sport, il cammino è sembrato essere un ottimo strumento riabilitativo in quanto è stato inteso e proposto come un movimento in avanti, uno sguardo alla meta, a dove si vuole arrivare e a chi si vuole essere, ma anche come traccia del proprio percorso, uno sguardo alla strada fatta, a dove si è stati e a chi si era. Durante il cammino viene sviluppata una capacità meditativa e riflessiva; si risvegliano anche le domande che rendono umani: chi sono, da dove vengo, dove vado, come posso riuscire ad essere felice in questo tempo. È possibile rendere il carcere un luogo di riabilitazione e di reinserimento nella società civile, se si comprende che si incontrano storie da scoprire, percorsi di vita da conoscere e se si sanno ascoltare le silenziose richieste di attenzioni.
“Giornata fantastica, ma assai faticosa, per dei sentieri all’apparenza semplici.
Dopo averli attraversati ora mi sento felice, giornata semplice ma splendida”: non ci sono parole migliori per descrivere questa esperienza se non queste, scritte da uno dei detenuti che hanno partecipato all’escursione.
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