Cantorie in festa saluta San Pier d’Isonzo

Oltre venti cori, riuniti assieme in un canto unico di lode nel servizio e nella continuità. L’appuntamento, ormai tradizionale, con Cantorie in Festa, il ritrovo annuale coordinato dall’associazione Cantores Archidiocesis Goritiensis, ha radunato a San Pier d’Isonzo numerose realtà corali parrocchiali e non solo in un’unica voce.

Nuovamente eseguita la Missa in honorem nativitatis Beatae Mariae Virginis di Vinko Vodopivec per quattro voci dispari unitamente a canti del repertorio locale polifonico e popolare. «Un repertorio da valorizzare», così don Lucio Comellato, festeggiato nei suoi 60 anni di sacerdozio, nel foglietto parrocchiale della settimana. Repertorio vario che non ha dimenticato, come detto, i locali ma anche i contemporanei. Proprio don Lucio è stato il compositore di un O Sacrum Convivium eseguito come terzo canto di comunione proprio per l’occasione. Non è mancata qualche corale che ha già espresso la volontà, vista la misticità del brano che ha saputo cogliere la potenza espressiva del testo con la naturale delicatezza di un mi bemolle maggiore, scritto proprio da don Lucio.

Nell’omelia, il parroco, don Giorgio Longo, ha voluto ribadire come «nella messa il canto non può essere delegato solo al coro, un coro che comunque si prepara ma che ha la funzione di guidare l’assemblea. I cantori sperimentano, nell’esuberanza di voci, l’amore e la fiduciosa attesa del Signore».

«Il canto e la musica in chiesa non possono mai ridursi a una mera esibizione di bravura fine a se stessa. Sant’Agostino ribadisce come “cantiamo per risollevarci dalla fatica”, ma cantiamo da viandanti, lavorando e camminando, per allievare l’asprezza della marcia. Andiamo avanti nel bene, canta e cammina accompagnando il Risorto che è morto ed è risorto ed è asceso tra canti di gioia», così ancora don Giorgio.

Per don Longo, «anche oggi c’è armonia come nel giorno dell’Ascensione. Il Signore ci dice di fare un cammino di fede per ritrovare misericordia nella sua grazia. Conosco molti medici che fanno della musica una terapia, soprattutto per i bambini malati, e giova. Ma la musica senza la fede, soprattutto durante le nostre liturgie, rischia di rinsecchirsi e sfiorire. Il Signore ci dice di andare da lui, primo, vero e grande maestro per trovare la sua grazia, il suo affetto, la sua benevolenza».

Il monito del parroco, riferendosi al Vangelo della Domenica, è stato quello di ricordarsi «che più alto è il posto più alto è il servizio, così come nei nostri cori e orchestre c’è chi è il primo della sezione ma lo è perché lavora di più, altrimenti non serve».

Ad anticipare la liturgia il canto delle Acclamazioni Aquileiesi, per avvicinare ancor di più i cori alla tradizione locale e, nel concludere la celebrazione eucaristica, anche il ritrovo conviviale è stato momento di condivisione e di scambio per le varie realtà corali, momento fondamentale per l’intera manifestazione.

«L’augurio – così il presidente del sodalizio, Andrea Nicolausig, al termine della Messa – è quello, come ogni anno, di poter avvicinare qualche amico, qualche cantore, qualche coro ma soprattutto qualche giovane in più per poter mantenere viva questa nostra importante tradizione comune a tutta la diocesi».

Foto di Emanuele Franco.