I ricordi di via Caprin 21
22 Ottobre 2024
Ci scrive nuovamente Guido Marziani, affezionato amico di Voce Isontina, goriziano d’origine ma che da diversi anni vive in quel di Rimini.
In quest’occasione condivide con tutti noi i ricordi dell’infanzia e gioventù trascorsa in via Caprin, raccontando delle famiglie che vivevano, accanto alla sua, presso il civico 21.
“Desidero soffermarmi in questa serie di miei contributi per Voce Isontina su alcune conoscenze goriziane, quelle delle famiglie dei miei amici e dei miei vicini di casa.
Incomincio dai gruppi familiari dei coinquilini di via Caprin 21, le persone maggiormente frequentate e meglio conosciute.
I primi che presento sono i D’Achillle, che con i due figli più o meno della mia età, mi ospitavano spesso per giocare, specialmente a tombola nel periodo di Natale e di fine d’anno.
A lungo poi andai a trovare e fare compagnia ad Elio, il quartogenito di casa, un ragazzino di un anno meno di me, costretto a lungo a letto da una malattia.
Con lui passavo il tempo a giocare a carte, in partite che non finivano mai… Mi faceva compagnia nella mia assistenza, e mi aiutava se c’era bisogno, Italo, suo fratello, di un solo anno più di lui.
Sullo sfondo di casa si muoveva sua madre, che si occupava un po’ di tutto, assistita dalla figlia di famiglia, Maria, lei poco più grande di entrambi i fratelli.
Il padre faceva parte del “personale viaggiante”, ricoprendo il ruolo di “capotreno”.
La madre, oltre che occuparsi di Italo ed Elio, seguiva con particolare cura ed affezione Giovannino, il primogenito, ormai giovanotto.
Giovannino durante l’occupazione tedesca venne deportato in Germania e, alla fine della guerra, ritornò gravemente ammalato. Ricoverato in un sanatorio, poco tempo dopo morì.
Un evento che non solo si abbatté in modo drammatico sulla sua famiglia, ma venne colto con sconcerto e dolore da tutta la comunità dei ferrovieri di via Caprin.
Tra noi ragazzi, suoi carissimi amici, venne sofferta come una perdita irrimediabile.
La famiglia D’Achille aveva origine abruzzese, provenendo da Pescara come si poteva notare ascoltando alcune espressioni dei genitori, tipiche del luogo di provenienza.
Le usava spesso la mamma, specialmente quando si arrabbiava con i figli e scendeva in strada per richiamarli con i suoi accorati e particolari gesti da pescarese.
Si sbracciava dalla soglia del marciapiede davanti al portone di casa ed era un vedere tutto speciale, inedito e singolare!
In ogni modo, noi, con i figli bersaglio delle minacce, prendevamo in fretta il largo…
Scampato poi il pericolo, potevamo riprendendo i nostri giochi, che erano tanti”.
1. continua
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