Il dono di una scelta

Il coraggio, uno non se lo può dare” replica al cardinal Federigo, a sua discolpa, don Abbondio, l’unico personaggio dei Promessi sposi a non cambiare, fedele, anziché al mandato di servire, al proposito di salvaguardare uno scialbo quieto vivere.
Secondo la “nostra” Ivana Cossar, per cinquant’anni missionaria laica in Africa, il servizio non è questione di coraggio ma di scelta libera e gioiosa, capace di dare pienezza alla vita. “Pensate forse che abbia avuto coraggio a rinunciare ad una vita più facile e più sicura in Italia? A una famiglia mia? No, mille volte no! Non ho rinunciato a nulla, ho scelto una vita ricca di relazioni, di amore e di speranza.” Lo ha ribadito Ivana, ospite sabato scorso del Festival del Coraggio, in dialogo con Irina Coretti, presidente UTE di Cervignano. I veri coraggiosi, per lei, più che quanti si assumono consapevolmente dei rischi, sono coloro che affrontano un quotidiano difficilissimo, i più poveri tra i poveri, disponendo di poco. “Quel poco che, come l’obolo della vedova, vale tanto agli occhi di Dio”, così Ivana nella sua testimonianza colma di affetto per i nipoti africani, che, prima in Costa d’Avorio e poi in Burkina Faso, ha “aiutato ad aiutarsi”, a crescere e formarsi; bambini e adulti per i quali è stata ed è “tantie”, la zietta dal coraggio mite ma determinato.
Nel suo caso, è stata l’America, dove dal 1965 al 1973 ha studiato e insegnato, a darle il sogno africano, grazie ai contatti con neolaureati africani che, come lei affascinati dall’ideale alla base dei Peace Corps fondati dal presidente John Kennedy, avevano deciso di offrire due anni della loro vita come volontari in America latina. Allora anche l’Europa si stava aprendo al Terzo Mondo, e la diocesi di Gorizia aveva avviato l’esperienza missionaria in Costa d’Avorio. Rientrata in Italia, Ivana diede all’arcivescovo Pietro Cocolin la sua disponibilità a partire per il cuore dell’Africa. Era il 1974: “La presunzione – lo ripete sempre Ivana – è stata di credere che io offrivo due anni al Signore, e invece Lui mi ha dato tutti gli altri, in aggiunta”. Dalla Costa d’Avorio al Burkina Faso non si contano i progetti di sviluppo sociale ed educativo che l’hanno vista all’opera: insegnamento, catechesi, educazione di base nelle lingue locali, alfabetizzazione funzionale per adulti, promozione delle donne, lotta alla desertificazione. Oggi il Paese di Thomas Sankara, il socialista visionario che varò programmi importanti negli anni della sua presidenza (1983-1987), il Burkina Faso in cui cristiani e musulmani convivevano pacificamente, è precipitato nel terrore del fondamentalismo islamico. Ma la carità della diocesi goriziana continua a sostenere fattivamente la popolazione burkinabé.
La fiducia nella Provvidenza (che mancava a don Abbondio) ha sempre accompagnato la missionaria aquileiese.
Nel parlare della sua Africa, la Cossar allontana da sé l’attenzione, lasciando la “scena” al Massimo Fattore – “l’uomo cammina, ma Dio guida i suoi passi” – e alla sua grande famiglia africana, a cui riconosce la saggezza del saper vivere, per il senso che dà al tempo, non money ma valore sociale di fraternità. Tempo per l’accoglienza e per la condivisione, tempo per manifestare la gratitudine.
A dire “grazie” a tantie Ivana sono centinaia di bambini e giovani, diplomati, laureati e specializzati, donne scolarizzate e formate alle professioni, padri di famiglia alfabetizzati e resi abili in un mestiere, che in virtù delle azioni da lei promosse hanno avuto accesso all’istruzione. A ringraziare il Signore è Ivana – che ciascuno di loro chiama per nome e tutti ha nel cuore – per il dono di una scelta che cambiando la sua vita, ha visto cambiare in meglio le vite incontrate.
Ha ragione lei: non è servito un atto di coraggio, è bastata una scelta d’amore.

Annarita Cecchin