I ricordi di via Caprin 21

Ci scrive nuovamente Guido Marziani, affezionato amico di Voce Isontina, goriziano d’origine ma che da diversi anni vive in quel di Rimini.
In quest’occasione condivide con tutti noi i ricordi dell’infanzia e gioventù trascorsa in via Caprin, raccontando delle famiglie che vivevano, accanto alla sua, presso il civico 21.
I primi di cui ci parla sono i D’Achille.

“Il loro rappresentava un gruppo familiare molto presente nella vita degli inquilini del nostro palazzo.
Un momento forte di tale presenza lo si ebbe il giorno nel quale i D’Achille proposero un pellegrinaggio della nostra casa alla Madonna di Monte Santo.
Sarebbe stato per ringraziare la Santa Vergine della protezione al padre che, nel momento in cui si trovava a capo di un convoglio ferroviario investito da una frana del Sabotino, si salvò.
L’ascesa al santo monte si fece, i pellegrini di casa nostra si mossero di buon mattino del giorno stabilito, tutti assieme in una festosa e movimentata compagnia.
Per noi ragazzi quel muoversi assieme rappresentò una autentica festa, passata tra corse, scherzi e giochi.
Arrivati lassù trascorremmo la giornata, noi più piccoli, non solo nel momento religioso. In chiesa ci recammo a vedere una parete del tempio piena di quadretti, lasciati come ringraziamento per qualche grazia ricevuta.
Colpirono molto la nostra attenzione, apparivano graziosi e assai attiranti per le loro decorazioni, interessanti per gli scritti che riportavano. Li osservammo a lungo, soffermandoci sulle varie loro rievocazioni, li ammirammo veramente affascinati.
Ci riempirono l’animo di meraviglia e gli occhi di stupore: quell’originale insieme così ricco e variopinto non lo dimenticammo tanto facilmente.
Davanti al santuario invece, si apriva al nostro sguardo un superbo panorama, che andava dalla città alla pianura solcata dall’Isonzo. Si vedeva con chiarezza la nostra ferrovia e il ponte di Salcano, la stazione Montesanto e i suoi dintorni, svettante si ergeva il nostro palazzo. Ma alla visione non dedicammo troppo tempo, ci attendeva un pranzo al sacco speciale, originale, per noi inusuale.
Data poi la particolare situazione, tra alture ed aria frizzante, il nostro particolare desco risultò più gustoso che mai! Dopo il breve e frugale pasto da picnic, ci dedicammo ad una veloce esplorazione dei dintorni del luogo nel quale ci trovavamo.
Raggiungemmo tra i vari pendii anche la cima del Vodice, dove trovammo un chiaro segno del passaggio della guerra, un monumento ai soldati che vi avevano combattuto.
Da quelle parti c‘imbattemmo anche in una trincea, che attirò la nostra attenzione per i residuati bellici che ancora conservava, abbandonati e arrugginiti. Ad un certo punto giunse l’inaspettato momento del ritorno, ebbero fine così le nostre scorribande, che ci avevano permesso di trascorrere una giornata speciale. Sulla via del ritorno ripensammo a tutto ciò che avevamo incontrato, alle varie realtà che avevamo avuto l’occasione di conoscere e ci apparvero davvero prestigiose, alcune addirittura storiche, altre con un indimenticabile valore religioso.
Così, ritornammo dal Monte Santo trionfanti, appagati, stanchi ma contenti!”.
2. continua