Don Hajšek: “lo affidiamo alla misericordia di Dio, che saprà valorizzare quanto di bene ha compiuto”

Venerdì 8 novembre 2024 l’arcivescovo Carlo ha presieduto nella parrocchiale di Malchina il rito delle esequie del sacerdote diocesano Janez Hajšek.

Dopo aver celebrato lunedì i funerali di don Giorgio Giannini a Duino, ci troviamo ancora oggi per pregare per un altro nostro sacerdote che ha servito per molti anni questa zona del Carso. Una grave perdita per la nostra diocesi e per le comunità che vivono in questi territori. Sono certo, però, che, esse, alle quali si cercherà di assicurare comunque un’assistenza religiosa, sapranno trovare nuove forme di ministerialità e di collaborazione pastorale, anche potenziando quanto già stanno attuando con generosità e grande disponibilità.

Una disponibilità e una particolare vicinanza che hanno saputo garantire in questi anni a don Janko. Un sacerdote preparato da un punto di vista teologico e pastorale, ma non facile da aiutare anche per i suoi problemi di salute e di isolamento che si sono accentuati in questi ultimi mesi.

Occorre, però, avere riconoscenza verso di lui per quanto ha potuto fare per questa comunità e in tutta la sua vita, anche prima di essere accolto nella diocesi di Gorizia, a servizio del Signore e della Chiesa. Ora lo affidiamo alla misericordia di Dio, che saprà valorizzare quanto di bene ha compiuto e avere la compassione di un padre per le fragilità che accompagnano la vita di ogni essere umano, compresi i ministri di Dio. Ci sostiene in questa nostra convinzione quanto affermato dai tre brani della Parola di Dio che oggi sono stati proclamati, la prima lettura e il Vangelo, e pregati, il salmo 21.

Nella prima lettura, tratta dalla seconda lettera ai Corinzi, san Paolo fa tre affermazioni molto importanti. La prima esprime la nostra fede nella risurrezione. Una fede che non è generica, ma basata sulla Pasqua, sulla risurrezione di Cristo. Noi cristiani, ci fa comprendere l’apostolo, non crediamo solo nella risurrezione di Gesù, ma che quella risurrezione sarà anche la nostra: «siamo convinti che colui che ha risuscitato il Signore Gesù, risusciterà anche noi con Gesù e ci porrà accanto a lui insieme con voi». “Siamo convinti”, dice Paolo, non solo lo pensiamo, lo desideriamo, lo speriamo: no, siamo convinti. La salvezza, infatti, che ci viene donata in Gesù non è se non la partecipazione alla sua Pasqua, un vivere la sua stessa esperienza di morte, di risurrezione e di gloria presso il Padre.

La seconda affermazione di questo passo della seconda lettera ai Corinti, collegata con la prima, è che “tutto è per voi” elo è per grazia. Viene in mente un famoso romanzo di uno scrittore francese, George Bernanos, dedicato alla vicenda non sempre facile di un sacerdote, “Diario di un curato di campagna”, che si conclude con la frase “tutto è grazia”. Un’espressione che ricorda da vicino la via spirituale tracciata da santa Teresa di Lisieux, una via di infanzia spirituale e di fiducia nella grazia di Dio, che papa Francesco ha riproposto con forza nella recentissima enciclica dedicata al Sacro Cuore: “Dilexit nos”. Sì, tutto è grazia, tutto è avvolto dall’amore del Cuore di Gesù.

Un’ultima considerazione che san Paolo propone ai cristiani di Corinto, riguarda la fragilità della nostra dimora terrena, di noi stessi a cominciare dal nostro corpo, soggetti spesso come siamo a fatiche e a tribolazioni. Eppure, afferma l’apostolo, non c’è paragone tra la nostra fatica terrena e la «quantità smisurata ed eterna di gloria», che il Signore prepara a ciascuno di noi.Davvero qualcosa da contemplare con stupita meraviglia. Ma il nostro Dio è così: è il Dio di amore e di grazia, di un amore esagerato, di una grazia infinita.

Parole queste di grande consolazione, come quelle che abbiamo pregato nel salmo: davvero Dio è il pastore che ci guida nel cammino della vita sia quando – per usare la metafora del gregge – percorriamo pascoli abbondanti presso acque tranquille, sia quando invece ci troviamo in una valle oscura. Ma il Signore non ci abbandona mai e possiamo sempre dire: «non temo alcun male, perché tu sei con me».

Il Vangelo si pone sulla stessa linea aprendo uno squarcio luminoso sul rapporto tra Gesù e il Padre. Partendo dalla sua concreta esperienza, Gesù constata che chi è sapiente e dotto spesso rifiuta il suo messaggio di salvezza e di misericordia, mentre chi è piccolo, povero, stanco e oppresso è più disponibile ad accogliere la rivelazione di Dio Padre, una rivelazione di amore. Gesù è il pastore che dà il vero ristoro, che chiede di portare il suo giogo, la croce quotidiana, ma dice che è dolce e leggero, perché – lo sappiamo – è Lui che la porta. Potremmo dire che Gesù è il nostro Cireneo, prende il posto di Simone di Cirene costretto dai soldati a portare la croce di Gesù sulla via del Calvario. Ma Gesù non è costretto, ma vuole portare la nostra croce, la nostra fatica, la nostra sofferenza, la nostra morte. Per questo oso pensare che Gesù sia stato particolarmente vicino a don Janko, soprattutto in queste ultime settimane di sofferenza.

E che gli sia stata vicina Maria, Colei che la Chiesa ci ha insegnato a invocare nell’Ave Maria affinché sia accanto a noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte. Sono certo che Maria sarà ora particolarmente vicina a coloro che più di altri sentono il dolore per la morte di questo nostro sacerdote: i fratelli e le sorelle, i parenti, gli amici e i parrocchiani di Malchina.Sostenga tutti noi con la sua materna misericordia e interceda per noi affinché cresca la nostra fede nel Signore della vita anche in questi giorni di lutto e di pianto.

+ vescovo Carlo


È entrato nella luce del Risorto nella mattinata di venerdì 1 novembre 2024  il sacerdote diocesano don Janez Hajšek.

Nato l’11 novembre 1951, era entrato nell’Ordine dei Frati Minori Conventuali della Provincia slovena dove il 4 ottobre 1979 aveva emesso la professione solenne. Il 29 giugno 1980 aveva ricevuto l’ordinazione sacerdotale nella cattedrale di Maribor.

Si era trasferito quindi nell’Arcidiocesi di Gorizia svolgendo il servizio di Vicario parrocchiale a Duino (dal gennaio 1998) e successivamente di Amministratore parrocchiale a Piedimonte (2002), Malchina (2004) e Aurisina (2007). Cessati tutti i precedenti incarichi, aveva conservato dal 2009 quello di Amministratore parrocchiale di Malchina e nel paese del Carso è rimasto sino a quando le condizioni di salite, a fine estate, non l’hanno portato al ricovero in ospedale.

La sua memoria resta in benedizione.