Voliamo la Pace

“Nel 1917 voliamo la pace: queste le parole della foto riprodotta sulla copertina del Calendario della Parola di quest’anno incentrato sul tema della “Pace”.
E non poteva essere diversamente visto che, ogni giorno, siamo sconvolti dagli orrori e dalla disumanità delle tante guerre che rendono nefasto questo nostro tempo.
Il sostantivo “Tempo” si collega al verbo “stare”; “Parola” si collega al verbo “leggere”, “ascoltare” e il filo rosso che unisce i due verbi viene affidato alla scoperta di chi quotidianamente sfoglierà il calendario.
Un calendario redatto con cura, impegno, passione da parte di insegnati, studenti e persone disponibili alla collaborazione, ai quali va la nostra gratitudine per i momenti di riflessione sulla tematica della pace, quella mondiale, sicuramente, ma anche quella nostra personale, la sola che può aiutarci nel nostro piccolo, a farci promotori di Vita e di Speranza in un tempo in cui, insicurezza e precarietà,
ci rendono demotivati, aridi e privi di quella gioia di vivere che sta alla base
di una società sana, accogliente e pacifica.
Nei 365 giorni in cui sfoglieremo il calendario, divenuto nostro compagno di viaggio, forse saluteremo il 2025 più consapevoli del senso della parola Pace, che non deve suonare come un vuoto slogan ideologico ma scaturire da un cuore che fa di ognuno non un “pacifista” bensì un “uomo di Pace”.
Comunque, quello che, maggiormente, attira subito l’attenzione sulla copertina del calendario, è uno scritto che incuriosisce e quasi commuove nella sua lapidaria semplicità. È un graffito inciso sulla roccia, rinvenuto in una trincea del Carso Isontino, dove è stato inaugurato nell’ottobre dell’anno 2012
l’interessante percorso storico della prima guerra mondiale sul Monte Brestovec.
Ci intriga quel “voliamo” che, nella sua sgrammaticatura esprime la voglia di “volare”, di uscire cioè da una realtà non voluta ma subita, con sogni ancora tutti da realizzare (immaginiamo questo ragazzo, forse ventenne, con il pensiero rivolto alla vita e un destino che potrebbe portarlo invece alla morte).
La parola guerra dovrebbe sparire da tutti i vocabolari, lasciando il posto a quel grido, quasi imperativo, di “Voliamo la Pace !” .
Il pensiero va all’immagine della colomba che, volando sulle acque ormai calme, dopo il diluvio universale consegnò all’uomo un ramoscello di ulivo, memoriale di passato pericolo, di un evento si morte trasformato in un inizio nuovo e misterioso testimonianza che Signore della Vita continuerà a regalare a tutti gli uomini e donne, e a ciascuno personalmente, la certezza di essere salvati, di essere amati e accolti, malgrado tutto, malgrado la catastrofica realtà, simile per altro, a quella delle guerre di tutti i tempi.
La realtà della morte è sconfitta dalla forza della Risurrezione di Cristo che si fa garante di un’eternità verso la quale “voliamo” ma anche “vogliamo” dirigere i nostri passi, i nostri pensieri, le nostre speranze. Ragazzo, eroe involontario della prima guerra mondiale, autore di uno scritto che, per un errore grammaticale, ci solleva i cuori verso pensieri positivi, la nostra generazione vuole unirsi al tuo grido che non è andato perduto ma che, attraverso il tempo, è arrivato fino a noi, per acquistare forza e potenza e per proseguire il suo “volo” incontrastato e pervicace fino ai confini della terra. Voliamo, vogliamo la pace! Per i credenti una realtà possibile da realizzare, non appoggiandosi su delle “parole” ma su una “Parola”: “pace a voi, non sia turbato il vostro cuore”.

Alfreda Paita Molli