Il ricordo, commosso e vivo, di un caro amico

Ci scrive nuovamente Guido Marziani, affezionato amico di Voce Isontina, goriziano d’origine ma che da diversi anni vive in quel di Rimini. In quest’occasione condivide con tutti noi i ricordi dell’infanzia e gioventù trascorsa in via Caprin, raccontando delle famiglie che vivevano, accanto alla sua, presso il civico 21.
Il suo racconto ci presenta la famiglia Lovera.

Altra amicizia fondamentale tra quelle della comunità di ferrovieri della nostra residenza fu quella con i Lovera.
Un incontro e un rapporto davvero speciale, dal momento che la loro figlia maggiore, Marisa, diventerà moglie di mio fratello Piero. La famiglia, che si trovava a porta a porta con noi, era condotta da un valente capostazione di origine argentina, il signor Pedrito. Una provenienza lontana la sua, che però non si avvertiva per niente: se non ce l’avesse raccontato lui, non ce ne saremmo mai accorti.
Aveva una moglie molto giovanile, attiva quanto mai sul piano sociale, madre di ben cinque figli.
Incominciando dalla Marisa, subito dopo veniva la Piera, quindi la Franca, che aveva un anno più di me, e Paolo che ne aveva uno di meno: l’ultima arrivata era la Giuse, una bambinetta assai simpatica e pimpante. Era così piccola che per arrivare al campanello dell’entrata del nostro appartamento, dove spesso veniva, si arrampicava sul vano del contatore del gas, che si trovava sulla destra della porta d’entrata. Faceva proprio ridere!
Il figlio maschio, Paolo, era un carissimo mio amico e un particolare compagno di giochi.
Con lui mi trovavo non solo in occasione delle attività della compagnia comune, ma anche in alcuni momenti speciali, esclusivamente nostri. Succedeva quando rievocavamo alcune vicende della guerra allora in corso a cui eravamo entrambi molto interessati.
Purtroppo la sua presenza tra noi non durò a lungo, lo colpì una grave malattia che lo portò alla morte ancora ragazzo.
Personalmente lo vidi un’ultima volta al momento in cui lo andai a trovare, mentre si trovava a letto sofferente, prima di uno dei miei viaggi. Al mio ritorno Paolo non c’era più! Quando me lo dissero ne rimasi sconvolto, non ebbi nemmeno la possibilità di vederlo, lo avevano già trasferito nel cimitero di Baveno, sul lago Maggiore, luogo di provenienza della sua famiglia.
La perdita di un figlio tanto giovane venne naturalmente molto sofferta dai suoi ma risultò dolorosa anche per noi ragazzi, particolarmente per me. Il caro amico lasciò un grande vuoto, avevamo perso una parte di noi che non venne più colmata, ci dovemmo accontentare del ricordo, anche se commosso e vivo.

5. continua