Umanità: la differenza fra svolgere un lavoro ed essere al servizio dell’altro

di Selina Trevisan

È stata la parola Speranza a guidare la terza edizione della Festa del Volontario e della Solidarietà. L’appuntamento, ospitato lo scorso 22 novembre presso il Kulturni dom di Gorizia, ha segnato anche quest’anno un momento per i volontari per ritrovarsi, raccontarsi, confrontarsi su quello che è il loro impegno nella società, mettendosi vicino a chi vive la difficoltà, la povertà, la malattia, la solitudine. Accanto a loro, da quest’edizione, anche gli operatori del Terzo Settore socio-sanitario: anch’essi quotidianamente, con la loro professionalità, si pongono a loro volta accanto ai più piccoli, ai più anziani, ai malati, agli emarginati.
“Capaci di segni tangibili per un futuro migliore”, questo è stato il tema conduttore della serata, ispirato al Messaggio di papa Francesco per la recente Giornata mondiale dei Poveri ma che richiama anche alla Speranza, scelta dallo stesso Santo Padre per il Giubileo 2025. Volontari e operatori del Terzo Settore sono impegnati a creare ogni giorno speranza, soprattutto verso coloro che soffrono, generando relazionalità, costruendo il bene comune e spendendosi nella società tentando di renderla un posto migliore.
La serata, moderata e condotta dal giornalista goriziano Christian Seu, si è aperta con il consueto momento dei saluti istituzionali, che hanno goduto anche della traduzione consecutiva da parte dell’interprete Peter Szabo: un modo per avvicinarsi ancora di più a quella comunità condivisa che diventerà ancora più forte con Go!2025.
A portare il loro saluto Umberto Martinuzzi, vicepresidente della Cassa Rurale e Artigiana del Friuli Venezia Giulia, l’assessore al Welfare del Comune di Gorizia Silvana Romano, la consigliera di Mestna ob?ina Nova Gorica Lara Znidarsic; accanto a loro anche il diacono Renato Nucera, direttore della Caritas diocesana di Gorizia e portavoce del team organizzativo, il quale ha desiderato soffermarsi su una parola fondamentale: “Umanità. Questa fa la differenza fra svolgere un lavoro ed essere al servizio dell’altro. A tutti voi va il mio personale grazie”. Il diacono ha poi ricordato e ringraziato tutto il team che ha reso possibile la riuscita della Festa del Volontario e della Solidarietà: Associazione Club Alcolisti in Trattamento – ACAT Goriziana, Associazione Nazionale Alpini Sezione di Gorizia, Associazione Nazionale Forestali Sezione del Friuli Venezia Giulia, Chiesa Evangelica Metodista di Gorizia, Croce Rossa Italiana Comitato di Gorizia, Unitalsi Sottosezione di Gorizia, Karitas e Humanitarno Društvo KID della vicina Nova Gorica.
A chiudere il momento introduttivo, l’arcivescovo di Gorizia e presidente di Caritas Italiana, Carlo Roberto Maria Redaelli il quale, ringraziando i volontari e operatori presenti in sala, ha ricordato che “voi siete la dimostrazione concreta del trasformare la Speranza in qualcosa di tangibile, che traduciamo in Solidarietà. Grazie mille per questo”.

Gli ospiti
Si è quindi entrati “nel cuore” della Festa del Volontario e della Solidarietà – evento che ha visto il patrocinio del Comune di Gorizia e di Mestna ob?ina Nova Gorica, nonché il contributo di Cassa Rurale FVG, Conte Servizi di Silli Luca, Serimania e Poligrafiche San Marco -, con gli interventi dei due ospiti di quest’edizione.
Il primo a prendere la parola, il professor Stefano Allievi, sociologo dell’Università degli studi di Padova, che si è soffermato sul concetto di “costruire relazioni in una società plurale”. “La società plurale è come un fiume che scorre, ma spesso facciamo fatica a starle dietro. Questo è dimostrato, per esempio, dall’incredibile accelerazione tecnologica, che ci consente però di viaggiare più veloci, lavorare più agevolmente, accedere all’informazione in un “click”… Il fatto che sia tutto più veloce ci mette però in una condizione di stress, perché ci vediamo costretti a correre dietro al cambiamento e alle novità continue”. In tutto questo cambiamento, “il volontariato è ciò che “fa” la società, costruisce relazioni”.
Nel suo intervento il professore si è soffermato a sua volta sul tema della Speranza. “Oggi vedo un indebolimento della “struttura di plausibilità”, facciamo più fatica a trovare delle similarità; i giovani oggi vivono fuori da tali strutture ma ci vivono bene. Per questo bisogna dar fiducia e spazio alle nuove generazioni, che vivono tra l’altro la mobilità in maniera totalmente diversa da noi, sono molto più disponibili a spostarsi, cambiare, muoversi, mostrandoci un mondo potenzialmente meno diviso”.
Dopo l’intervento del professor Allievi, la parola è passata a don Claudio Burgio, fondatore e presidente dell’associazione Kayrós che dal 2000 si occupa di offrire supporto, alloggio e reinserimento a minori in situazioni di difficoltà ed è inoltre cappellano dell’Istituto penale minorile “Cesare Beccaria” di Milano. “Sono fra persone di sensibilità e umanità”, ha esordito il sacerdote salutando i presenti. Don Burgio ha raccontato la sua personale esperienza, che lo ha portato, passo dopo passo, ad avvicinarsi al mondo delle difficoltà giovanili, fino alla fondazione di Kayrós: “nella vita tu puoi non guardare – ha spiegato – ma ad un certo punto devi decidere se continuare a non vedere o fare qualcosa. Io sono stato introdotto in uno ’sguardo’ per me fondamentale e il volontariato trovo sia proprio questo: è questione di ’sguardo’”.
Don Burgio ha poi portato ai presenti alcune riflessioni sui ragazzi e sul loro sentire, per lasciare degli spunti sui quali poi poter riflettere anche nel proprio agire come volontari o come operatori: “i giovani oggi hanno un “vuoto” di senso impressionante dalla narrazione che gli diamo del mondo. In questo trovo che si stia andando a perdere il senso della parola “cura”, cura che fornisce gli strumenti dell’agire, più che le cose. In questo si parla anche di “carità”: forse l’abbiamo intesa sempre come un “fare” ma carità è anche aiutare questi ragazzi mettendoli di fronte al senso delle cose e ai valori di cui hanno bisogno”.

I volontari
Dopo i due relatori e un momento canoro offerto dal “Coro Sant’Ignazio” di Gorizia, due giovani volontarie hanno portato la propria personale storia e testimonianza di impegno. Tina Balta, ventiduenne, volontaria presso il Centro di Ascolto della Caritas diocesana di Gorizia, ha raccontato come “quest’esperienza mi ha insegnato molto, anche sulla forza della speranza e sul valore concreto che possiamo offrire noi come volontari. Un aiuto fatto di empatia e impegno rappresenta per me una speranza concreta, perché non si limita a “tamponare” un’emergenza ma punta a costruire un futuro migliore per chi è in difficoltà”.
Ad affiancarla sul palco Salma Barkhoune dei Giovani della Croce Rossa Italiana – Comitato di Gorizia la quale ha raccontato la propria storia di ingresso nel mondo del volontariato: “la mia famiglia, di origine marocchina, è stata aiutata tantissimo quando io ero piccola proprio dalla Croce Rossa Italiana. Ricordo questi volontari gentili, sorridenti, che ci hanno sempre aiutato e ci sono rimasti vicini; quando ho potuto scegliere, per me è stato naturale entrare in Croce Rossa, perché desideravo e desidero portare avanti i valori che mi hanno trasmesso. Il volontariato per me è stata la salvezza nei momenti bui in cui pensavo di non poter fare la differenza; con la Croce Rossa ho scoperto che c’è ogni giorno qualcosa per cui rendersi utili e mi ha aiutata a diventare chi sono oggi. Ora frequento le Scuole Superiori: non so ancora cosa voglio fare “da grande” ma so che voglio continuare a fare questo”.

I ringraziamenti
Come da tradizione, anche in questa terza edizione è stata data vita ad un piccolo momento di “gratitudine” da parte di alcune delle associazioni partecipanti verso uno o più dei propri componenti che, negli anni con la propria presenza, hanno contribuito a fare “grandi” le azioni messe in atto. Ad accogliere i volontari sul palco, con un attestato e un Calendario della Parola, l’arcivescovo Carlo e il diacono Renato.
La terza “Festa del Volontario e della Solidarietà” si è quindi conclusa con emozioni, gratitudine e sorrisi. Al termine del tutto un allegro momento conviviale offerto dall’ANA Sezione di Gorizia, che ha certamente contribuito a rafforzare, in maniera divertente e rilassata, quel senso di “famiglia” che lega il mondo del volontariato e degli operatori del Terzo Settore.

(Foto Fabio Bergamasco)