Fondo Famiglie in Salita: ritrovare dignità lavorativa
6 Dicembre 2024
Avere un lavoro, un’occupazione che consenta di garantire una vita consona e dignitosa per sé e, se in presenza di una famiglia, anche per propri cari, è uno dei diritti che fondano la nostra Costituzione (“La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto”, recita l’articolo n. 4).
Nonostante questo principio, a volte una persona si trova a dover affrontare grosse difficoltà nella ricerca di un lavoro, che possono essere ricondotte alle più svariate cause: la mancanza di una formazione specifica, il sopraggiungere dell’età che magari comincia ad essere avanzata pur non rientrando ancora nel limite per poter andare in pensione, o ancora perché si rientra in una fascia d’età difficilmente “collocabile” o “ricollocabile” poiché sostenuta da pochi incentivi amministrativi per l’assunzione…
La persona – e appunto molto spesso la famiglia intera – si trovano quindi privi di un fondamentale sostegno per il vivere quotidiano, ritrovandosi poi in difficoltà con il pagamento di mutui, affitti, o nell’effettuare una semplice spesa alimentare.
Certo, a livello diocesano molti sono gli aiuti in questo senso – basta pensare all’instancabile lavoro dei Centri di Ascolto parrocchiali e diocesano, o ancora all’operato degli Empori della Solidarietà – ma se l’obiettivo resta quello di accompagnare la persona e la famiglia verso una graduale uscita dalla situazione di difficoltà e di povertà affrontata, uno “strumento” essenziale per poter realizzare ciò è senza ombra di dubbio rientrare nel mondo del lavoro e ottenere un’occupazione quanto più stabile.
Dal 2015 quindi l’Arcidiocesi di Gorizia, attraverso la Caritas diocesana, ha attivato il “Fondo Famiglie in salita”, proprio con lo scopo di sostenere le famiglie e le persone che da tempo hanno perso il lavoro o che si trovano in eccezionale situazione di difficoltà economica.
Questo fondo è reso possibile grazie all’insostituibile sostegno dei fondi 8xmille della Chiesa Cattolica a disposizione dell’Arcidiocesi di Gorizia, fondi che sono il “frutto” della firma di tante persone che hanno scelto di porsi accanto a chi è più solo.
“Famiglie in Salita” è inoltre una bella dimostrazione del lavoro di rete, poiché sostenuto anche, sin dal suo avvio, dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia, nonché dalle donazioni di privati cittadini che desiderano aiutare il proprio prossimo.
“Il fondo – spiega la Caritas diocesana – favorisce, a fronte di contributi, i datori di lavoro (imprese o soggetti del terzo settore) nell’assunzione a termine o attraverso tirocini formativi di persone disoccupate, per conoscerne le capacità professionali ed eventualmente scegliere di proseguire il rapporto di lavoro.
Questo progetto non vuole sostituirsi alle politiche attive del lavoro offerte dalla Regione ma ha una funzione integrativa e di stimolo alla solidarietà dei singoli e della comunità.
Inoltre vuole essere segno di prossimità della Chiesa diocesana per aiutare le famiglie e per ridare dignità, offrendo loro non un sussidio economicon ma vere occasioni di lavoro”.
Nel corso di quest’anno, ormai quasi giunto al termine, sono state collocate attraverso “Famiglie in salita” 5 persone, tutte italiane, tra le quali una donna.
“L’età media quest’anno è stata di 58 anni: rispetto agli anni precedenti abbiamo notato un aumento in questo senso. In particolare 2 beneficiari hanno chiesto di poter lavorare per completare gli anni o mesi che mancano loro per arrivare alla pensione”, ancora la Caritas diocesana.
La donna aiutata dal “Fondo Famiglie in salita” è la dimostrazione di come la comunità sia attenta e si prenda a cuore le situazioni: “le manca più o meno un anno alla pensione – spiega la Caritas – e in passato è stata aiutata dal Comune attraverso i “cantieri lavoro”. Non potendo essere più rinnovati, la sua comunità parrocchiale l’ha assunta nel proprio circolo attraverso il “Fondo Famiglie in salita”; purtroppo il fondo non poteva garantire la copertura economica di un contratto fino al pensionamento ma si è riusciti a garantire il rapporto di lavoro proprio grazie al circolo parrocchiale, che ha coperto la quota mancante”.
Altro inserimento lavorativo rilevante è stato quello di un detenuto della locale Casa circondariale. “La sfida è stata il superare lo stigma e il pregiudizio”, spiega Caritas.
“Il beneficiario, assunto nella Grande Distribuzione Organizzata per 5 mesi, si è dimostrato un gran lavoratore e, attraverso il suo “fare” e il suo “essere”, ha superato lo stigma che portava con sé, cambiando i pregiudizi su questa categoria.
Un’esperienza totalmente positiva non solo per il percorso professionale ma anche per i rapporti umani che si sono instaurati tra dipendente e personale dell’azienda.
Non da ultimo quest’esperienza ha rimarcato ancora una volta la qualità del lavoro di rete: è stata resa possibile infatti anche grazie alla fattiva collaborazione con la direzione della Casa circondariale, la sua équipe educativa e il personale penitenziario”.
Selina Trevisan
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