Testimoni dell’incontro, della pace e della riconciliazione
11 Dicembre 2024
Nei giorni scorsi è stato in visita nella nostra Arcidiocesi monsignor Joseph Kakou Aka, dal dicembre 2022 vescovo della Diocesi di Yamoussoukro, in Costa d’Avorio, dove si trova parte delle missioni diocesane operative nel Paese.
Il vescovo Aka ha partecipato, insieme al personale degli Uffici diocesani riunito per il ritiro pre-natalizio, alla visita al Tesoro della Cattedrale, recentemente inaugurato, e successivamente ha concelebrato, insieme all’arcivescovo Carlo, la messa.
“Come nuovo vescovo di Yamoussoukro – ha dichiarato nel corso del suo saluto – desidero rinnovare la cooperazione in atto tra le nostre Chiese, magari rinnovandola e ampliandola con nuovi progetti e nuovi stimoli”.
Al termine della celebrazione abbiamo avuto la possibilità di scambiare qualche parola con lui su alcuni dei temi che più da vicino coinvolgeranno la Chiesa nei prossimi mesi.
Monsignore, Lei è ospite un po’ in “toccata e fuga” della nostra Arcidiocesi, ma stamattina è riuscito a ritagliare del tempo per visitare la nuova esposizione del Tesoro della Cattedrale. Quali le sue impressioni? Cosa l’ha colpita maggiormente?
Sì, una visita lampo ma fruttuosa. Approfitto per salutare il popolo di Dio che è a Gorizia e per ringraziare mons. Ban e l’arcivescovo Redaelli per avermi dato la possibilità di visitare questa bella mostra.
Quello che mi è piaciuto particolarmente è stata la possibilità, attraverso quest’esposizione, di conoscere il legame storico che c’è fra questa generazione attuale e quelle passate della Chiesa goriziana.
È sempre bene e sempre bello andare alle radici, per sapere da dove veniamo e, da questo, dove andiamo.
Questo legame storico tra passato e presente devo dire che mi ha colpito molto.
Tutto il percorso sinodale sta vedendo – ma anche richiede espressamente – un’ampia partecipazione dei laici. Qual è in questo momento storico il ruolo del laicato all’interno della Chiesa in Costa d’Avorio?
Condivido con voi un’esperienza.
Io sono un “giovane” vescovo, ho assunto l’incarico solo l’anno scorso, e quando ho iniziato a costituire i vari Consigli diocesani, in particolar modo quello Episcopale, ho desiderato ci fosse la presenza dei laici.
Nel Consiglio Episcopale ce ne sono due, un uomo e una donna.
I sacerdoti inizialmente erano un po’ “agitati” per questa scelta ma ho detto loro che la Chiesa non è composta soltanto dai religiosi; oltre a ciò, la componente più numerosa dei fedeli nella nostra Chiesa ivoriana è costituita proprio dalle donne. Anche loro quindi, i laici, hanno un ruolo importante nel consigliare il vescovo.
Dal mio punto di vista quindi non sono solo i sacerdoti a consigliare e a dare degli spunti, ma sono proprio anche i laici che, con il loro punto di vista di fedeli, devono dare consigli preziosi ai vescovi.
In Costa d’Avorio in molte realtà ecclesiastiche c’è oggi la presenza di laici e questi ricoprono spesso anche incarichi come vicepresidente dei vari Consigli.
Direi quindi che il posto del laicato è pienamente assunto nella Chiesa del nostro Paese; non nego che ci sono ancora delle resistenze, soprattutto tra i fedeli che tendono a pensare ai ruoli “istituzionali” come appartenenti esclusivamente ai sacerdoti; ad ogni modo, quello che stiamo “sperimentando” dà ai laici un ruolo, una voce importante all’interno della Chiesa, una bella partecipazione che può sicuramente progredire ancora.
Tra pochissimi giorni si aprirà il Giubileo, incentrato sulla Speranza. Come si prepara la sua Chiesa ma anche tutta la Chiesa della Costa d’Avorio all’avvio di questo Anno Santo?
Sarà per noi un momento doppiamente importante, perché proprio quest’anno la Conferenza Episcopale Ivoriana celebra i suoi 50 anni.
Il fatto che il “nostro” giubileo sarà celebrato nel grande Anno Santo della Chiesa universale, ci fa pensare che sarà un anno di speranza, di grazia, non soltanto per la Chiesa in Costa d’Avorio ma anche per il Paese intero.
Questo per noi è un momento di preparazione per assumere una leadership etica, che dia l’esempio.
Vogliamo essere dei testimoni nel corso di questa celebrazione, cogliendo l’opportunità che ci viene data di essere ancora più testimoni dell’incontro, della pace, della riconciliazione, che è ciò di cui abbiamo particolare bisogno nel nostro Paese.
A tal proposito, qual è la situazione socio – economica, ma anche umana, nel vostro Paese in questo momento?
La situazione oggi è tranquilla.
Non posso dire che ci sia la pace, ma c’è una situazione di stabilità, di tranquillità. Come diceva san Romero, la pace non è il silenzio del cimitero, non è la tranquillità che scaturisce da una repressione violenta; la pace è il contributo di ciascuno al bene comune, alla costruzione del Paese.
Se ognuno di noi non contribuisce veramente alla costruzione del Paese, della pace e della riconciliazione, allora non posso dire che siamo già in pace.
La pace, come la riconciliazione, essendo un processo vede tutti coinvolti, tutti in cammino e operosi verso di essa.
A cura di Selina Trevisan
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