“Santo Stefano amico della verità che non ha taciuto”. Così Fratta ha ricordato il proprio patrono
26 Dicembre 2024
Tra i secolari affreschi e il seicentesco altare maggiore, Fratta ha solennizzato, con la celebrazione eucaristica presieduta dal parroco, monsignor Michele Centomo, il proprio patrono, Santo Stefano. Una celebrazione arricchita dalla presenza del coro Sacri Cantores Theresiani che ha accompagnato l’intera liturgia con brani natalizi. L’occasione è stata propizia per ricordare il servizio dei diaconi non solo per la testimonianza di Santo Stefano stesso ma anche per la presenza del diacono Franco Baggi.
“La lezione del presepio non si può fermare alla sola poesia. C’è un modo di guardare il presepio, che tocca solo il sentimento; il vero spirito del presepio, che è risposta di amore, ci è suggerito da questa festa, da Stefano, che risponde al suo Signore col dono di tutta la vita, che risponde alla comunità nel servizio più prezioso che poteva dare. Primo martire, esce dalla comunità dei diaconi che erano stati costituiti dagli apostoli, per essere servitori, i servitori di tutta la comunità e gli Atti degli apostoli sottolineano in particolare l’atteggiamento di Stefano, pronto a due servizi: al servizio della Parola e al servizio della carità verso i poveri”, così don Centomo.
“Lo vediamo pronto all’evangelizzazione, ardente, generoso, fervido, senza alcuna paura, amico veramente della verità, davanti a tutti, in ogni occasione. Per questo l’avevano particolarmente con lui i nemici di Cristo; l’avevano con lui perché non taceva, non poteva tacere, perché nel suo ardore convertiva, perché strumento docile dello Spirito si lasciava condurre. Pronto alle opere di carità riconoscendo, secondo quanto aveva detto Gesu, negli altri l’immagine di Dio stesso, l’immagine di colui che, tatto uomo, aveva servito ad ogni uomo”, così ancora don Michele.
Santo Stefano “accoglie i colpi che crudelmente gli danno coloro che non avevano potuto farlo tacere. Muore sotto la pioggia dei sassi, ma non pensa a sé, pensa a loro. E ancora in servizio, è ancora in dono, non vuole che davanti a Dio siano responsabili dell’atroce delitto, che stanno compiendo. Stefano prega per loro, non pensa a sé fino all’ultimo respiro, in questo servizio ecclesiale di amore. All’ultimo momento ecco la pace: “Signore Gesù, ricevi il mio spirito” e dal suo sangue nasce il grande dottore della Chiesa, il grande maestro, nasce il più grande interprete del Vangelo, nasce l’apostolo Paolo. La preghiera di Stefano è veramente prodigiosa, ha dato alla Chiesa un tesoro di santità e di sapienza. Riflettendo sulla vita di Stefano, ognuno di noi deve sentirsi in servizio per la lode di Dio, per il bene degli altri. Non amare a parole, ma amare a fatti e a fatti si ama Dio. Si ama Dio quando ci si uniforma al piano di Dio, quando nella Chiesa ci inseriamo al nostro posto, quando nella Chiesa teniamo costantemente la nostra linea. Ci inseriamo nella Chiesa, facendo con umiltà ogni giorno il proprio dovere”, ha concluso don Michele.
Ivan Bianchi
Notizie Correlate