Aspettando Natale… Testimonianza dall’Algeria

Orano, 23 dicembre 2024.
La porta di ferro ai cui piedi era posta la bomba che ha ucciso Mons. Pierre Claverie e il giovane Mohammed il 1° agosto 1996, è oggi ad Orano un simbolo di speranza e un programma di vita per noi. Gesù nasce lì, ai piedi di quella porta, per fare di tutti i luoghi di morte un segno di speranza. Ed essere “pellegrini di speranza” è un appello che trova un’eco particolare in Algeria in questo anno giubilare.
Rientrata nel paese dopo due anni al Cairo per studiare l’arabo, la tentazione di rimpiangere le cipolle d’Egitto (!) non manca… Ritrovo una situazione difficile, un popolo sempre più paralizzato dalla paura e sfiduciato, con un solo sogno nel cassetto o sulle labbra: partire!
Eppure non sono né i soldi né le risorse che mancano…
Cosa fare? Coltivare la speranza, sola forma di resilienza ad ogni forma di abuso di potere, di corruzione, di fatica e usura di un quotidiano senza orizzonte, di un presente senza un futuro da sognare…
Piantare piccoli semi di vita e saper cogliere ciò che fiorisce attorno a sé, perché “il bello del deserto è che nasconde un pozzo da qualche parte” (Il piccolo principe).
E qui di “pozzi” di generosità, di creatività, di carità… ce ne sono tanti!
Qualche esempio?

Lo sport
È qui in Algeria che ho cominciato ad allungare le distanze e, incoraggiata dagli amici, a partecipare alle competizioni su tutto il territorio nazionale. Da qualche tempo il ministero non autorizza più la partecipazione degli stranieri alle manifestazioni sportive. Grossa delusione perché era diventato un modo di stare in società, un luogo di incontro e di scoperta dell’altro attraverso la condivisione della stessa passione. Sconcerto anche tra gli amici, ma “on lâche rien! (non molliamo!)” – mi dicono. Così ho fatto comunque il tesseramento con il gruppo “Les bijoux d’Oran”. Ed ecco che, grazie ad Atletica Vaticana, un’occasione mi è data di porre il segno opposto: fare sport insieme è bello!
Con Khaled, un amico che corre contro il cancro e per tutti i malati di tumore, parteciperemo alla maratona di Roma. Una battuta lanciata lì mesi fa, alla fine di una semi maratona corsa fianco a fianco, che diventa realtà quando tutto sembrava finito.

Il Jardin des Femmes
Creato nel 2015 in un quartiere popolare di Orano e inizialmente pensato per fornire l’assistenza necessaria alle donne migranti, il Jardin des Femmes si è progressivamente aperto anche a donne algerine in situazione di vulnerabilità sociale e psicologica, spesso legata alla precarietà economica e/o a situazioni di violenza e sfruttamento, diventando uno spazio di accoglienza, ascolto e orientamento: un luogo di vita, di respiro e di guarigione, dedicato alle donne.
Il Jardin des Femmmes è stato gestito per anni da Caritas in collaborazione con diverse associazioni locali e ONG.
Quando il vescovo mi ha chiesto di esserne responsabile, pensavo di ritrovarmi a coordinare un formicaio di attività.
Invece oggi più nessuna ONG internazionale può operare nel paese e le associazioni hanno fortemente ridotto le loro azioni, quando non sono sotto processo…
Così il Jardin des Femmes ha chiuso le sue porte, salvo per qualche attività puntuale di sensibilizzazione o formazione, che permette ancora di tener vivo il legame con le donne.
Ed ecco che una nuova idea si è fatta strada a poco a poco: far rifiorire il giardino – in senso proprio! – farlo con le donne e i loro bambini (!) e coinvolgere gli studenti dell’Ecole des Beaux-Arts per il rinnovo degli spazi e dei mobili utilizzando materiali di recupero. Bellezza, creatività, natura, ecologia… “se son rose fioriranno”!

“Una Chiesa cardinale”
Il 7 dicembre scorso, papa Francesco ha creato cardinale Mons. Jean-Paul Vesco, arcivescovo di Algeri. Ricevuto dal presidente della repubblica – importante segno di riconoscimento da parte delle autorità del paese – Mons. Vesco aveva subito dichiarato: “è in quanto algerino (francese, ha ottenuto la nazionalità algerina nel 2023) che ricevo questa nomina”.
A Notre-Dame d’Afrique interrogando il senso di una tale scelta, è andato più lontano dicendo: “credo il papa abbia scelto la nostra Chiesa, è la Chiesa d’Algeria che è cardinale!” Così la difficoltà ad ottenere un visto di ingresso per i religiosi e le religiose, la precarietà di un permesso di soggiorno che non dà diritto al lavoro, il rischio di espulsione per l’attenzione a problematiche scottanti (come la migrazione), o ancora la fatica per i cristiani algerini a vivere la loro fede liberamente… tutto questo è solo il “vaso di creta”, il guscio fragile di una Chiesa veramente cattolica, bella nella sua diversità di nazionalità e di confessioni che si ritrovano a fare corpo: un laboratorio di fraternità “ad intra” e “ad extra”.
Un punto cardinale per l’avvenire della Chiesa universale!

Nuovi progetti
Un nuovo vescovo, tante nuove idee! E così rispolvero il mio mestiere di architetto…
Un progetto in particolare: 1996-2026, l’anno prossimo ricorderemo i trent’anni dall’assassinio di Mons. Pierre Claverie, ora beato, e il rinnovo del vescovado con la creazione di uno spazio museale diventa una priorità. Nonostante la crescente influenza dei movimenti islamici estremisti, che attirano larghi strati della popolazione e condizionano la vita pubblica, tanti, e tanti giovani in particolare, sono curiosi di tutto ciò che è “straniero” e desiderosi di vedere con i propri occhi una chiesa e dei cristiani…
A volte con il sentimento confuso di aver vinto un tabù, a volte con tanta paura, a volte con una disinvoltura sorprendente, in tanti suonano alla porta del centro diocesano e chiedono di poter semplicemente visitare.
Anche le agenzie di viaggio ci sollecitano: ebbene sì, “pochi ma buoni” (!), ci sono ancora dei cristiani in Algeria ed una nuova cattedrale (la cattedrale storica è oggi una biblioteca comunale) ad Orano!
“Io sono credente, credo che ci sia un Dio, ma non ho la pretesa di possedere quel Dio lì, né per quel Gesù che me lo rivela, né per i dogmi della mia fede. Nessuno possiede Dio, nessuno possiede la verità, e io ho bisogno della verità dell’altro” – diceva Pierre Claverie. Martire dell’amicizia per il popolo algerino, attorno alla sua figura l’incontro è possibile.

Ci sarebbero tanti aneddoti da raccontare per dire la pazienza che chiede il quotidiano.
Se dai rubinetti uscisse petrolio, non ci sarebbero problemi…
Ma l’acqua scarseggia e, un quartiere dopo l’altro a sorpresa, ci ritroviamo per giorni interi a secco.
Ognuno fa come può: cisterne su tetti e balconi, code ai pozzi e ai distributori carichi di bidoni da riempire, doccia dagli amici o all’hammam…
“Tu scendi dalle stelle… e vieni in una grotta”: c’è Qualcuno che ha osato peggio… Così, tra luci ed ombre, arriva Natale per spalancare la porta della speranza! Auguri!

Anna Medeossi