La porta giubilare di Go!2025

Alle diverse porte giubilari aperte negli scorsi giorni dalle Chiese di Gorizia e Koper se ne aggiunge una apparentemente virtuale ma, a saper ben guardare, oltremodo concreta ed altrettanto importante.
Non ha una collocazione precisa ma per comodità possiamo collocarla in piazza della Transalpina/Trg Evrope, magari in corrispondenza proprio del mosaico centrale.
È la porta che le ideologie degli uomini hanno voluto realizzare al termine del secondo conflitto mondiale per dividere quello che sino ad allora era stato unito. Il materiale dei pesanti battenti era stato costruito con l’odio, la diffidenza, la paura, la voglia di vendetta ed il rancore e la chiave della serratura era stata fusa a quelle temperature che nei dopoguerra si possono raggiungere affinché nessuno potesse infilarla nella toppa e farla nuovamente girare.
Eppure proprio allora c’è stato chi ha creduto ci fosse ancora spazio per la Speranza e che fosse possibile impegnarsi per costruire un futuro diverso.
E così, passo dopo passo, gesto dopo gesto, quella chiave ha ricominciato a prendere forma grazie a tutti quegli uomini e quelle donne che hanno accettato di vivere concretamente la profezia, sapendo che il loro impegno personale poteva cambiare il destino di queste terre.
Uomini e donne capaci di ricostruire nuovi contatti, prima timidamente poi in maniera sempre più diffusa, con chi era dall’altra parte: sono nati così momenti ed occasioni di incontro nel nome di quella cultura il cui linguaggio – se correttamente interpretato – non ha mai parole di scontro ma sempre
di confronto e di arricchimento reciproco.
E di questo percorso di Speranza i cattolici italiani e sloveni sono stati indiscussi protagonisti anche quando i loro gesti venivano guardati con diffidenza o comunque non sempre compresi dai rispettivi governi e dai loro stessi concittadini: un impegno – non ci stancheremo mai di ripeterlo – che purtroppo anche il Bid Book Go!2025 ha completamente ignorato rischiando di offrire del nostro territorio una lettura monca e fuorviante “dimenticando”  che ad unire non solo spiritualmente ma anche culturalmente le genti della MittelEuropa è stato per lunghi secoli l’impegno missionario nell’annuncio della Parola della Chiesa aquileiese.
Ecco perché, quel pellegrinaggio di Speranza a cui papa Francesco chiama i credenti in quest’anno giubilare, assume una valenza ancora diversa e maggiore in queste nostre terre.
Se tra meno di un mese Go!2025 inizierà la sua avventura, ponendo Nova Gorica insieme a Gorizia al centro dell’attenzione internazionale quale Capitale europea della cultura, lo si deve anche e soprattutto a coloro che hanno saputo immaginare percorsi di pacificazione e riconciliazione in grado di forgiare nuovamente la chiave capace di riaprire quella porta rimasta chiusa per decenni.
Ed a spingerne i battenti sino a spalancarli sono state le mani intrecciate degli uomini e delle donne, italiani e sloveni ma anche di tante altre parti d’Europa, che hanno creduto che quello che sembrava utopia potesse diventare realtà, qui in riva all’Isonzo.
A loro è giusto rendere oggi onore perché senza memoria il nostro presente ed il nostro futuro non avrebbero senso.

Mauro Ungaro