Suor Bernarda, una vita spesa per l’Africa e gli africani
15 Gennaio 2025
Il giorno 11 dicembre 2024 è tornata alla casa del Padre, Rina Cucit, meglio conosciuta come Suor Bernarda, suora missionaria dell’Arcidiocesi di Gorizia.
Rina è nata il 5 gennaio 1933 a Cormons da una famiglia semplice e numerosa, era l’ultima di sette figli. Non ha potuto conoscere il padre in quanto deceduto quando lei aveva pochi mesi in un incidente. Ha avuto l’opportunità di studiare a Udine in una scuola professionale riportando brillanti risultati, grazie alla lungimiranza del fratello maggiore che si è preso cura dei fratelli dopo la morte del padre.
Successivamente Rina ha svolto la professione di rappresentante di una nota marca di macchine da cucire girando per l’Italia settentrionale.
Era una bella ragazza, brillante e dinamica, con molti pretendenti, ma già da giovane non le interessavano i fidanzati né l’idea di sposarsi.
Ha iniziato molto presto a sentire una vocazione diversa e parlandone con un sacerdote ha chiesto ed ottenuto di entrare in un ordine religioso dal quale tuttavia le è stato consigliato di uscire in quanto “troppo intraprendente e irrequieta”.
Il sacerdote con cui si era confidata le ha detto di non mollare e di continuare a cercare la sua strada fino a che è stata accolta nella Famiglia religiosa delle Suore Maestre di S. Dorotea a Brescia, era il 1960.
La scelta di diventare suora, se da un lato per Rina è stata una scelta naturale e molto sentita, dall’altro lato non è stata facile, in quanto la sua famiglia non l’ha accettata e inizialmente l’ha ostacolata.
Con la sua tenacia e caparbietà, che l’hanno contraddistinta tutta la vita, ma soprattutto con la certezza del disegno buono di Dio su di lei, è andata avanti: il 24 settembre1964 ha emesso i voti temporanei e il 24 agosto 1970 i voti perpetui.
La famiglia religiosa in cui era entrata non aveva all’epoca missioni e questo sembrava in contrasto con la vocazione di Rina, che già allora desiderava partire in missione per stare vicino ai più poveri e dimenticati della terra. L’elezione di Paolo VI al soglio pontificio nel 1963 ha offerto l’occasione di fare un dono speciale a Rina: una missione in Burundi con sacerdoti, religiosi e laici provenienti da Brescia.
A quell’iniziativa aderirono anche le suore Dorotee.
Così Rina il 16 ottobre 1968 venne inviata in missione a Rukago, in Burundi, dove ha insegnato ai giovani africani a coltivare la terra, a conservare il cibo, ad allevare animali, li ha aiutati ad avere un’istruzione e una professionalità.
Per le donne in particolare ha creato un foyer e un atelier, sfruttando la sua competenza con le macchine da cucire e spronandole a diventare autonome, indipendenti e consapevoli del valore della loro femminilità.
Nel 1985 i missionari furono cacciati uno dopo l’altro dal Burundi da un regime che temeva il messaggio evangelico di uguaglianza di tutte le persone davanti a Dio e suor Bernarda, dopo aver assistito ad orribili scene di guerra e di massacro tra tribù diverse, Hutu e Tutsi, lasciò il paese prima di essere espulsa in modo tale da poterci un giorno tornare trasferendosi nello Zaire, a Mbobero, diocesi di Bukavu. Qui, insieme ad altre consorelle, suor Bernarda ha ricominciato da capo costruendo un nuovo foyer, scuole, un dispensario e una maternità. Il 3 maggio1989 ha dato inizio alla nuova missione a Kaniola (Bukavu-Zaire). Successivamente è rientrata in Burundi.
Nel 2016, dopo aver speso quasi tutta la vita per l’Africa e gli africani ed aver più volte rischiato la propria vita, è dovuta rientrare in Italia a causa di un incidente e la rottura del femore. Era già accaduto che, a causa di un incidente stradale, si era vista costretta a vivere un periodo in Italia per curarsi, ma sempre con il forte desiderio di tornare il prima possibile in Africa. Questo desiderio non l’ha mai abbandonata, voleva costruire in quella Terra un luogo per le suore anziane e malate ed essere sepolta sotto un banano, ma la rottura del femore a più di 80 anni non le hanno più consentito di rientrare nella sua amata Africa.
Dopo un po’ suor Bernarda ha accettato tuttavia anche questo sacrificio che il Signore le ha chiesto per essere testimone della Sua presenza anche in Italia nel convento dove ha vissuto gli ultimi suoi anni, sempre con il sorriso e la gioia di vivere. Suor Bernarda negli anni ha tenuto una fitta corrispondenza sia con la famiglia di origine, che ha sempre avuto a cuore e che tornava a trovare ogni tre anni, sia con l’ufficio missionario diocesano di Gorizia, con cui ha sempre sentito un forte legame e senso di appartenenza.
Nel 2001, segnalata dall’allora direttore dell’ufficio missionario mons. Giuseppe Baldas, ha ricevuto il “Premi Nadâl Furlan” organizzato dal Circolo culturale Laurentiano di Buja per il suo particolare impegno di donna friulana.
Il giorno stesso in cui si è spenta ha ricevuto il dono per lei molto importante di rivedere alcuni nipoti e solo dopo averli salutati con il suo speciale sorriso si è lasciata accogliere dalle braccia del Padre Eterno.
Alessia Urdan
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