Dopo Covid 19 e mondo economico: un quadro denso di preoccupazione
22 Aprile 2020
Da più di un mese ormai il tessuto industriale, artigianale e commerciale sta subendo il duro contraccolpo messo in atto da una crisi che, oltre che sanitaria, è diventata anche economica.Abbiamo fatto il punto della situazione, con un occhio particolare sulle realtà lavorative del nostro territorio, cercando di capire anche i prossimi scenari, con Gianluca Madriz, vice presidente vicario della Camera di Commercio della Venezia Giulia.
Vicepresidente, che situazione si sta registrando dopo questo primo mese di “stop”? Quali i principali timori?Ci troviamo di fatto davanti ad un evento che è una sorta di III Guerra Mondiale, non legata ad eventi bellici e combattuta con armi, ma una guerra – vissuta sempre a livello mondiale – sul piano economico.Questa pandemia sta portando con sé proprio ora un’incapacità, da parte di tutti noi, di affrontare questa crisi come fosse una crisi “normale”.Avere una visione globale del futuro è, in questo momento, qualcosa ancora di azzardato.Le crisi economiche di solito avvengono ciclicamente per motivi diversi, in questo frangente però abbiamo un nemico latente, sotterraneo, che non vediamo e non percepiamo ma si è insinuato, a livello planetario, tra di noi; la cosa peggiore è che nessuno sa dire con certezza quando cesserà.Da qui la necessità di affrontare il quotidiano con pragmatismo, che però si scontra con la necessità di un fabbisogno che ormai è entrato nelle famiglie: gli imprenditori, principalmente faccio riferimento al settore del commercio, sono di fatto da un mese e mezzo nella condizione di non avere reddito e arrivano da un periodo già non felice iniziato nel lontano 2008 e che stava – nella visione ottimistica delle cose – iniziando ad avere un lento, progressivo recupero ma che, di fatto, con questa situazione, dovrà assorbire nuovamente una crisi, mondiale, che difficilmente potrà risolversi nell’arco di qualche anno.
Quale il suo pensiero sulla gestione della situazione? Si poteva fare di più o diversamente?La crisi che noi oggi viviamo comporta diversi aspetti: se durante le guerre mondiali avevamo avuto una distruzione, che prevedeva una ricostruzione, oggi non troviamo nulla di distrutto a livello “materiale” – non sono state distrutte abitazioni, né la capacità produttiva e nemmeno quella artigianale, l’abbiamo solamente sospesa -.In questo, un’economia che era già fragile non potrà che avere dei tempi di assorbimento assolutamente diversi da una ripresa che si è sempre misurata in una fase post – bellica.Dal mio punto di vista avremmo dovuto intervenire in modo massiccio, quasi militare, subito nell’emergenza che si era verificata grossomodo un mese e mezzo fa, il che avrebbe, con delle azioni più forti, contenuto da subito il propagarsi e della malattia e della crisi e oggi, forse – ma non sono dotato della sfera di cristallo -, avremmo potuto rimettere in moto la macchina dell’impresa, dell’industria, dell’artigianato e, non da ultimo, quella del commercio che soffre, ha sofferto e soffrirà forse più di tutti a causa di dinamiche diverse da quelle degli altri settori.
Guardando al nostro territorio, con una Gorizia il cui commercio già soffriva da un po’ e una Monfalcone dove anche la cantieristica ha dovuto “piegarsi” alle dinamiche dettate dal virus, cosa dobbiamo attenderci?Sul territorio isontino ci sono tante realtà variegate: cito, solo per esempio, Gorizia e Monfalcone, i due poli maggiori, ma anche Grado, centro per noi vitale dal punto di vista turistico, Gradisca d’Isonzo, Cormòns, l’intera zona collinare che è uno dei centri focali per la produzione vinicola a livello internazionale… ci sono difficoltà estremamente diverse da assorbire.Gorizia, come anche lei diceva, vive già da tempo una sofferenza commerciale, che è andata aggravandosi negli ultimi anni; con l’azione di questa fase pandemica sicuramente vivrà un dramma nel dramma.Monfalcone ha una dinamica leggermente diversa, molto legata alla Fincantieri e all’industria navalmeccanica, la quale ha una gran capacità di creare indotto e quindi trainare con sé tante imprese, non tutte locali ma con ripercussioni su tutto il territorio regionale ed extraregionale.Con l’inizio di questa settimana dovrebbe rimettersi in moto, pertanto dovrebbe iniziare a far ripartire una macchina con una dinamica diversa da quella di Gorizia – che ha invece un’alta concentrazione commerciale e artigianale, senza industrie così strutturate -.In questo momento si sono messe in movimento, però a parole, tantissime azioni a livello governativo, poi a cascata a livello regionale e comunale. Azioni micro, medie e macro che hanno tutte una loro logica e soprattutto una loro importanza. Come microazioni mi riferisco a quanto messo in atto dai sindaci dei Comuni della nostra provincia, che sono sicuramente molto vicini alla popolazione, ne conoscono le necessità, i pregi e virtù ma anche difetti e limiti, quindi sanno più di altri come cercare di dare risposta a quelle che oggi sono diventate le emergenze, non solo con aiuti alle famiglie ma anche con aiuti alle aziende, che oggi sono costrette alla chiusura e che senza reddito non hanno modo né di proseguire né di “assorbire” la pandemia – con annessa crisi economica-.Poteva essere una sopportazione di alcuni giorni/settimane; il protrarsi per mesi vorrà dire che molte di loro, purtroppo, rischieranno di entrare nel libro dei ricordi.La situazione, che rischia di proseguire per settimane, mesi, è in itinere giorno per giorno, non si riesce a preventivarne una fine. Stando alle prospettive degli esperti, rischiamo di dover convivere con questo modo “di difesa” per un anno, anno e mezzo. Dopo più di un mese di chiusure, una simile situazione di difficoltà non permette di proiettarsi al futuro, di fare programmazione; è difficile per chiunque iniziare un percorso nuovo di vita. La capacità di fare reddito, di avere indipendenza economica e di conseguenza poter gestire le proprie famiglie e la propria individualità, è messa a dura prova.
Cercando di guardare al “dopo”, stanno già elaborando o addirittura mettendo in atto progetti di tutela?Come Camera di Commercio le azioni sono già iniziate.Abbiamo cominciato a metterle in campo da un paio di settimane, con tutta una serie di aiuti che comprendono i più svariati settori (artigianato, agricoltura, commercio, industria, cooperative… e via dicendo tutte le reti) attraverso inserimenti influenti – parlo di svariati milioni di euro del Fondo Gorizia – destinati a varie iniziazioni di nuovi progetti, vari finanziamenti e sostegni all’imprenditoria.Vero è che per sostenerle, si devono avere le imprese. Il rischio più grosso per il prossimo futuro è che queste scompaiano.I soldi, alle volte, non risolvono il problema; sì, possono assorbire quello che è un problema contingente, ma quello che poi deve assolutamente ricominciare a girare è l’economia.
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