Prosegue l’intensa attività di “Terre sul confine”

A Klagenfurt, è stato consegnato il diploma di socio onorario a Horst Ragusch, che collabora con l’associazione, promovendo la storia dei campi di concentramento fascisti in Friuli. Lavoro insieme con “Scussons” e il Circolo “Mario Fain” di Romans per varie manifestazioni, fra le quali la visita a chiese delle nostre terre, per conoscerle a fondo. In questo ambito, oltre a numerose visite, con le relazioni storiche di Ferruccio Tassin, c’è stata una conversazione nella chiesa di Romans d’Isonzo, nella quale è intervenuto anche il parroco don Nino Carletti.Il settore di maggiore impegno è quello per cui la Associazione e nata: difesa e valorizzazione del campo di concentramento fascista di Visco e studio della cultura di confine. Ferruccio Tassin, coordinatore del sodalizio, si è incontrato con l’on. Tamara Bla¬in per sondare le possibilità di interventi. Da parte del Ministero dei Beni Culturali c’è stata una lettera che rassicura riguardo la conservazione del vincolo sul cuore logistico del campo. Grande interesse da parte dei comuni, dopo la presa di posizione del Consiglio Comunale di Savogna d’Isonzo, che ha divulgato la necessità di difendere questo esempio unico e concreto delle persecuzioni fasciste. Tassin è stato chiamato a parlare dell’argomento in vari centri della regione. Visita al campo del polo liceale sloveno di Gorizia, con una sessantina di studenti e insegnanti (per le visite c’è costante collaborazione del Gruppo Alpini di Visco). Sul piano scientifico, interessamento al campo da parte del prof. Andrea di Stefano, docente di storia dell’Italia contemporanea alla University of New Hampshire in Italy, che collabora alla redazione del III. vol. della Enciclopedia of Camps and Ghettos, pubblicata dallo US Holocaust Memorial Museum con sede a Washington. C’è poi stata una seconda tesi di laurea: Vincenzo Ciaccio si è laureato in Scienze internazionali e diplomatiche. In un incontro a Prosecco, la tesi “L’internamento civile “parallelo” in Italia: i casi di Gonars e di Visco (1942-1943)” è stata consegnata al prof. Boris Pahor. Anche Ovadia ha voluto offrire la sua testimonianza sul campo di Visco, con una lunga lettera, che richiama la necessità di valorizzare l’intera struttura del campo e il dovere della memoria, ha scritto fra l’altro che il “cammino compiuto dalla Germania Federale è paradigmatico. L’Italia invece tende ancora a baloccarsi con il falso e fradicio mito del “italiani brava gente”. L’Italia è stata governata per vent’anni dal Fascismo, un regime liberticida, tirannico, razzista, colonialista, guerrafondaio e genocida. Genocida non solo in solido con l’alleato nazista ma anche in proprio in Cirenaica e in Etiopia. Responsabile di brutalità inaudite nelle terre della ex Jugoslavia. Nessuno ovviamente si sogna di negare che ci sono stati italiani brava gente, donne e uomini coraggiosi che hanno rischiato le loro vite per salvare innocenti in pericolo, ci sono stati gli eroi della guerra partigiana e altri, eroi della solidarietà umana ai quali va la nostra perenne gratitudine. Ma quegli italiani sono stati brava gente e non gli italiani in toto”.