Proseguono i lavori all’excaserma Pasubio

È ormai da tempo che sono cominciati i lavori di smantellamento all’interno dell’ex caserma Monte Pasubio di Cervignano per la realizzazione del nuovo polo scolastico. Dopo quelli per la rimozione della vegetazione infestante che da decenni stava invadendo il sito, ora si è provveduto alla demolizione del secondo dei capannoni, lungo 120 metri e largo 22, che un tempo serviva per il ricovero dei numerosi carri armati presenti all’interno dell’area militare. A breve si dovrà intervenire per l’operazione di bonifica dell’eternit presente. Al tempo della costruzione della caserma questo materiale, fortemente inquinante e estremamente nocivo alla salute, era stato impiegato in modo massiccio. L’area su cui insisteva il capannone è molto vasta, pari a oltre duemilaseicento metri quadrati, sulla cui superficie sarà realizzato il complesso edilizio scolastico, comprendente il liceo Einstein, il liceo delle scienze umane e l’istituto tecnico Malignani. Alla necessità di unire sotto un’unica area i tre plessi scolastici per ragioni logistiche, vi è anche una seconda ragione, dettata dalla vetustà di taluni edifici. È il caso del Malignani, che sorge in via Ramazzotti; l’edificio, che un tempo era stato la sede del seminario per le missioni estere, accusa vari acciacchi della vecchiaia. Inoltre, necessiterebbe di un sostanzioso intervento per provvedere al suo adeguamento antisismico. Un intoppo al progetto potrebbe essere rappresentato dalle parti che risulterebbero vincolate della caserma. Infatti, un intervento della Soprintendenza anni fa ha protetto alcune aree tramite vincolo, considerata la storicità di alcuni fabbricati, tra tutte la palazzina comando e i muri perimetrali. Se da un lato la palazzina del comando non avrebbe ricadute negative sull’intero progetto, è il muro di recinzione, che nelle intenzioni della Soprintendenza dovrà essere preservato, a rappresentare delle perplessità. A tal proposito il Comune si auspica che vi sia una rivisitazione del vincolo da parte della Soprintendenza, perché il muro costituirebbe una sorta di barriera che mal si concilia con l’idea di un polo scolastico aperto alla città.