La “croce dei barconi” diventa preghiera per la pace nel mondo
22 Febbraio 2015
Accanto all’altare spiccava l’ormai conosciuta “croce dei barconi” ossia la croce giunta un anno fa da Lampedusa e realizzata dall’artista-falegname Franco Tuccio, simbolo millenario del dolore e del riscatto dalla morte, fatta dei legni delle barche affondate o spiaggiate davanti alla marina di Lampedusa. E proprio evocando questo simbolo il parroco don Maurizio ha iniziato la Messa, portando il grazie del parroco di Lampedusa don Mimmo Zambito sentito la vigilia della festa. Il parroco dell’isola ha ringraziato del ricordo, della solidarietà nella preghiera, manifestando dolore e amarezza per gli ultimi luttuosi eventi, “la nuova ecatombe di naufraghi”, ha ringraziato per il pensiero che unisce due antipodi dell’Italia, due comunità da tempo vicine. Il rivivere lo sconforto provato poco più di un anno fa e che mobilitò anche Papa Francesco, è davvero difficile, ormai mancano le parole per esprimere il dramma e i sentimenti di pietà ha rimarcato il sacerdote isolano. Nell’omelia don Maurizio, commentando i testi eucologici, si è soffermato sulle parole “fa che anche noi forti nella fede indichiamo ai fratelli con la santità della vita la via della salvezza”. Oggi ha detto, bisogna essere forti nella fede perché ci sono forze forti, forze di senso contrario, perché il male dilaga dall’esterno e dall’interno e ci invade. Ed è questa fortezza che rende capaci poi di indicare “ai fratelli con la santità della vita la via della salvezza” In particolare il celebrante si è poi rivolto ai fidanzati presenti, che stanno svolgendo il loro percorso in preparazione al matrimonio, richiamando loro che “solo assieme siete forti… potete contare sull’altro/a”. La preghiera per la Chiesa, per la pace nel mondo oggi messa in pericolo da una terza guerra mondiale a pezzi come l’ha definita Papa Francesco e che è sotto gli occhi di tutti senza possibilità di smentita, l’accorata preghiera dei bambini del catechismo per la parrocchia di Lampedusa e per il suo parroco per questo nuovo momento di sofferenza e di dramma ha arricchito e caratterizzato la liturgia. Al termine i tantissimi fedeli che affollavano il duomo cittadino si sono avvicinati all’altare per venerare la Reliquia di Sant’Antonio e per ricevere il pane benedetto da condividere alla mensa familiare. Una festa segnata però da una croce anch’essa evocante un fatto storico lontano nel tempo otto secoli, quando nel lontano 1221 Antonio di Padova e un suo compagno su di una nave sulla quale si era imbarcato dal Marocco, sbattuta per giorni da una furiosa tempesta, naufragò proprio sulle coste della Sicilia, anticipando in qualche modo queste tristi rotte della speranza e della morte che sconvolgono il nostro tempo presente.
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