Idee dal passato per un’isola pedonale

Il futuro di Corso Italia a Gorizia è un argomento che in questo periodo sta facendo molto parlare di sé. In realtà è un argomento che già in passato aveva aperto sostanziosi dibattiti, anche sul nostro settimanale.Correva l’anno 1974 quando Voce Isontina propose, tra le sue pagine, l’ipotesi di rendere il centro cittadino completamente pedonale.Oggi siamo abituati a vedere, ad esempio, il tratto di Corso Verdi che va dall’incrocio con via Diaz fino a quello con via Crispi chiuso al traffico, ma tornando indietro non di moltissimi anni, ricordiamo come questo fosse aperto al movimento delle auto.Oggi non sorprendono nemmeno più di tanto le chiusure “straordinarie” di tratti più ampi dell’arteria cittadina in corrispondenza a particolari eventi o durante alcuni finesettimana di festa. Quelli invece erano gli anni dell’austerity e della razionalizzazione del carburante, con le famose “domeniche senz’auto”: le chiusure dei centri cittadini erano più una necessità che qualcosa di finalizzato al far “vivere” il centro a piedi… Alla luce di ciò risulta chiaro come l’interrogativo proposto da Voce Isontina alzò più di qualche perplessità in una società che non era forse ancora pronta a vedere i suoi centri cittadini “ecosostenibili” ma anzi puntava ad uno sviluppo urbano – tant’è vero che già allora il settimanale si preoccupava per la crescente cementificazione -.

Andando con ordine, il settimanale diocesano inizia a parlare dell’”ipotesi isola pedonale” sul primo numero dell’anno, quello di sabato 5 gennaio 1974, aprendo una serie di articoli che si protrarranno nelle settimane successive.Nell’articolo introduttivo all’argomento si scopre che “la proposta non è nuova: sui banchi del consiglio comunale si è già avanzata l’ipotesi per quanto riguarda la via Rastello” – con gli occhi di oggi fa quasi strano pensare ad una via Rastello aperta al traffico veicolare… -. Interessanti poi i “perché” di questa proposta di pedonalizzazione, che possiamo dire molto moderni: “I motivi che suggeriscono questa scelta sono abbastanza semplici. La vera risposta alla crisi energetica non è e non può essere l’austerity domenicale o il semplice razionamento della benzina. Dopo aver posto un limite allo spreco – perché di spreco si deve parlare – bisogna mettere in cantiere alcune proposte che permettano non il calo della capacità produttiva o il sacrificio delle classi più povere; vanno incentivate quelle forme che rendano la convivenza effettivamente più regolata, ma anche sopportabile e consona alle attese di tutti. Di più: l’instaurazione dell’isola pedonale potrebbe ridare un volto più umano alla città ed eliminare l’uso indiscreto della macchina dei privati […], potenziare i servizi pubblici”. Certo, letto nel 2021 fa un po’ sorridere pensare a questo “uso indiscreto” delle auto se lo paragoniamo con i numeri di veicoli in movimento ogni giorno nelle nostre città e i problemi di inquinamento odierni; è interessante però che già allora ci si interrogasse sulla necessità di usare i mezzi di trasporto con più coscienza – tematica oggi appunto quanto mai attuale -.

Quello che il settimanale propose, fu una sorta di “anello” da creare attorno alle vie principali della città: “La zona pedonale potrebbe iniziare all’altezza dell’incrocio fra il corso Italia con via XXIV Maggio e protrarsi fino alla fine del corso Verdi. La zona potrebbe essere servita da un’arteria di traffico sul lato sinistro lungo le vie Leopardi, Brass, rientrando verso via Bagni (usufruendo quindi del parcheggio di piazza Battisti) e riallacciandosi verso il viale XX Settembre; sul lato destro, potrebbe essere delimitata all’altezza del tribunale, costringendo la linea di traffico a girare lungo via Vittorio Veneto e attraverso (magari a senso unico) via Cappuccini e via Rabatta per arrivare a piazza Sant’Antonio (con possibilità di parcheggi) per ricongiungersi attraverso le vie Alviano, Giustiniani e la galleria Bombi fino a piazza Vittoria e quindi le vie Carducci e Seminario”.

Dal numero successivo Voce Isontina iniziò ad “interrogare” personaggi della vita cittadina su questa possibilità, così come cittadini e commercianti. Primo ad essere intervistato, Mario Brancati, allora assessore comunale al Traffico: “Sono d’accordo anche io che l’isola pedonale non dovrebbe limitarsi solo alla zona di via Rastello, ma dovrebbe comprendere gran parte della zona storico – commerciale della città”.Tuttavia Brancati bocciò la proposta avanzata dal settimanale diocesano: “La proposta, pur suggestiva e inserita in una certa logica urbanistica, non mi sembra realistica e praticamente attuabile oggi, perché spaccherebbe in due parti troppo nette il centro cittadino. Io invece sarei dell’avviso di adottare il metodo che ha trovato una soluzione piuttosto valida in varie città europee, dell’arcipelago, cioè di piccole zone pedonali interrotte da strade di grande traffico” (che in definitiva è la situazione che conosciamo e viviamo ancora oggi).Problema principale messo in luce dall’assessore, era quello di potenziare i parcheggi e i servizi pubblici.Asseriva infatti che “Bisognerebbe ricercare e ricavare nuove aree di parcheggio nelle zone periferiche che dovrebbero poi essere adeguatamente collegate con il centro da un efficiente servizio pubblico, questa esigenza troverà parziale soluzione per tutto il traffico proveniente dalla Jugoslavia nell’ampio parcheggio che si renderà disponibile alla Casa Rossa, non appena sarà aperto il nuovo valico confinario di Sant’Andrea; sommariamente utile risulterebbe poi la creazione di un parcheggio sotterraneo in piazza Cesare Battisti”. Cambiano quindi i tempi (si parla qui ancora di “Jugoslavia” e di un valico di Sant’Andrea ancora in via di realizzazione) ma le tematiche in città si ripetono anche a 45 anni di distanza…

Tra gli altri intervistati, numerosi studenti universitari – tutti favorevoli e preoccupati per quell’uso indiscriminato dell’automobile di cui tanto si parlava – Marino Marin, allora presidente delle aziende municipalizzate di Gorizia, Mario Tirel, presidente dell’Aci, il comandante dei Vigili Urbani Giorgio Gruden – il quale, oltre a sottolineare purtroppo la carenza di parcheggi nella proposta avanzata da Voce Isontina, propose di rendere pedonalizzata via Garibaldi, cosa poi effettivamente avvenuta e della quale possiamo godere anche oggi -, e Antonio Scarano, al tempo presidente dell’Associazione dei Commercianti.Scarano, oltre a domandarsi se per le dimensioni e il numero di abitanti della città fosse effettivamente utile un’area pedonale così ampia come quella proposta dal nostro settimanale, pose un’interessante questione: “Le zone storiche delle città italiane e quindi anche quella di Gorizia, sopravvivono soprattutto grazie alla vitale presenza delle attività commerciali e turistiche. Se queste attività […] dovessero per una ragione qualsiasi decadere o languire, con la loro estinzione si verificherebbe anche quella della città o della zona stessa”.Purtroppo la previsione di Scarano si è poi in parte avverata e via Rastello, per fare un esempio, è la dimostrazione di come un cambiamento nelle esigenze commerciali abbia drasticamente mutato il volto dell’intera area.

A concludere questo percorso proposto da Voce Isontina, si espresse anche l’allora sindaco di Gorizia, Pasquale De Simone. “Laddove la situazione economica, la ristrutturazione e l’adeguamento della rete commerciale in armonia con gli sviluppi della mobilità urbana, segnassero un’apprezzabile svolta – commentò – ecco che il tema sull’isola pedonale si farebbe più prossimo ad una sua conclusione. Si dirà che occorre uno sforzo di convincimento, di persuasione, non so se sia sufficiente. Il discorso sull’isola pedonale resta certamente aperto e va resa lode a Voce Isontina per avercelo proposto con tanta ricchezza di opinioni e di suggerimenti”.