Un’assistenza continua e umana

Il lungo periodo del lockdown ha toccato profondamente le realtà che si occupano della cura delle persone più anziane, costrette a chiudere le loro porte a famigliari e amici dei loro ospiti. Tra queste anche la Casa di Riposo “Rosa Mistica” a Cormons, gestita dalle Suore della Provvidenza.Suor Stefania Sartor, superiora della comunità, ha ripercorso per noi quei momenti complicati, raccontandoci di come, anche e soprattutto nei momenti difficili, nascano nuovi stimoli, idee, opportunità.

Suor Stefania, finalmente grazie alla campagna vaccinale e la discesa dei contagi si inizia a vedere un po’ l’uscita da questa situazione pandemica. Guardando a questo lungo anno (anche più…) com’è stato vissuto dalla vostra comunità? Quali i timori, penso anche e soprattutto per le vostre assistite alla casa di riposo?Questa pandemia ha rappresentato una lunga e dolorosa incognita per tutto il mondo e ha travolto come un uragano soprattutto le Case di Riposo, compresa la nostra. Inizialmente ci siamo trovate in balia di uno stato sconosciuto. I media riportavano drammaticamente la situazione di alcune RSA, facendo emergere ai nostri occhi un quadro di contagio molto grave che ha suscitato tanta inquietudine e poi la paura che entrasse anche nella nostra struttura senza essere in grado di far fronte.Quasi prodigiosamente è andata bene. Oltre all’impegno sanitario di tutte, suore e personale, attribuiamo il dono dell’incolumità, alla protezione di Rosa Mistica.Ora, se perdura la negatività all’infezione, vogliamo poter guardare al domani con positività e progettualità! I responsabili dell’ASUGI sono sempre stati presenti rispondendo ai nostri interrogativi e garantendo protezione e prevenzione, senza dubbio, non è stato semplice nemmeno per loro.Il segnale rassicurante ci è giunto l’8 maggio scorso, attraverso l’ordinanza del Ministro della Salute, Roberto Speranza , che ha dato il via libera, alle visite degli esterni nelle Residenze sanitarie per anziani, naturalmente in condizioni di sicurezza. È stata una gradita e attesa sorpresa! Veramente di fronte alle informazioni mediatiche sull’andamento della pandemia ci sembrava ancora lontana questa meta che avrebbe annunciato una nuova stagione. E la nuova stagione è arrivata, esito di un lavoro di responsabilità condotto insieme a livello politico – istituzionale fra Regioni, Istituto Superiore di Sanità e Ministero e, modestamente, anche attraverso la nostra collaborazione in una conduzione sana e persuasiva della Residenza.Abbiamo apprezzato il fatto che le norme emanate sono omogenee per tutto il territorio nazionale e questa unità è vantaggiosa e rassicurante nella guida quotidiana. È necessario mantenersi aggiornate sull’evoluzione. Questo lo dico perché, per contro, in altri momenti, alcuni repentini cambiamenti hanno generato confusione e senso di smarrimento soprattutto per la frequenza e velocità con cui essi venivano impostati e modificati, con incertezze e indeterminatezze vissute faticosamente da dirigenti e operatori. Indubbiamente questa riapertura alle visite inciderà positivamente sul benessere fisico e psichico delle anziane perché la voglia di vedere e riabbracciare i propri cari è illimitata. Questa aspettativa è stata realizzata grazie al piano vaccinale che si sta concretizzando sul territorio nazionale. Tutte noi, siamo state vaccinate e ci viene somministrato regolarmente anche il tampone molecolare. Quindi a “Rosa Mistica” viviamo in assoluta sicurezza. Ma mi chiedo: esiste la sicurezza in questa pandemia? Anche scientificamente le certezze non sembrano per niente dogmatiche, speriamo in un orizzonte più chiaro. Intanto ci auguriamo che la buona stagione porti ad una normalità sempre crescente e si vada verso la possibilità di fare passeggiate all’aperto, qualche uscita fuori porta o anche rientri temporanei in famiglia. Già pregustiamo. Questa attesa ci porta un po’ di tranquillità perché la negazione di consensi, le normative da far rispettare, il vigilare e vagliare tutto, la negoziazione nelle incomprensioni pesano sul cuore e sulle relazioni. Ricordiamo i patemi d’animo subìti, soprattutto prima della vaccinazione, in attesa dell’esito del tampone molecolare. Inevitabilmente ci assaliva il timore, quasi angosciante, della positività. Come vincere o perdere una partita.

I vari lockdown hanno visto l’impossibilità di spostarsi tra regioni, tra Comuni e appunto di far visita agli anziani ospitati nelle strutture loro dedicate. Voi come avete ovviato a questo problema? Vi è stato possibile mettere in contatto le vostre ospiti con le loro famiglie e in che modo?Innanzitutto possiamo dire che non è stato facile accogliere nemmeno le suore di passaggio in comunità poiché questa, anche se non fa parte della Residenza, è strettamente collegata ad essa ed è quindi responsabile del benessere delle ospiti sia suore che laiche. Disciplina ferrea per tutti! Chiusura a visite, ad accoglienze e tempi di quarantena. Lo stesso trattamento l’abbiamo dovuto riservare anche alla nostra Superiora Generale, tamponi e quarantena. Così è stato penalizzato l’incontro personale e l’animazione comunitaria. Per gli incontri di formazione, invece, è maturata la necessità di creare un’ampia rete di attività fatte in video – conferenza con il vantaggio di risparmiare sui viaggi… e di poter salutare le suore di tutto il mondo…  affascinante ed economica esperienza, ma la condivisione in presenza è tutt’altra cosa. Una pandemia che ci ha costretto ad incontrarci mediante il mondo digitale nel quale si appiattiscono emozioni, relazioni, e si subisce un comportamento quasi come una omologazione di gruppo rischiando di assumere consuetudini ed usi stabiliti a priori e non frutto di proprie scelte. In effetti non ci sono scelte. Durante il lockdown si è subito attivato il sistema di videochiamate perché le ospiti potessero vedere e parlare regolarmente con i loro cari, ma la prossimità e l’abbraccio caloroso hanno un linguaggio valido universalmente. Hanno vissuto una forte “crisi di astinenza”. In questo clima di privazione abbiamo cercato di integrare e armonizzare con un dialogo continuo fatto di spiegazioni semplici, di sensibilizzazione su quello che stava accadendo in Italia e nel mondo e avviando un’intensa attività di animazione per organizzare il loro tempo libero con occupazioni ludiche, piccoli programmi culturali guidati, feste di compleanni e passeggiate all’aria aperta nelle belle giornate. Alla fine hanno compreso chiaramente che non era una disciplina imposta ma la salvaguardia della loro stessa vita. L’animatrice è stata capace di coinvolgerle con empatia e affetto creando varie modalità e interessi di aggregazione.Ho desiderato incontrarmi con le ospiti per ascoltare dalla loro viva voce come hanno vissuto in Residenza questa calamità mondiale. Lo scambio è stato bello e proficuo perché hanno saputo evidenziare limiti e pregi. Chi è consapevole sottolinea che l’effetto negativo è stata proprio la chiusura rapida a parenti o amici senza rendersene conto; ne è derivata una accentuata nostalgia per la famiglia; è aumentato il dolore per il distacco dal loro mondo che già vivevano per essere poste in casa di riposo. Gradualmente hanno capito che il tutto era a salvaguardia della loro stessa vita e quella altrui. Affermano che si sono sentite tranquille, protette, rassicurate, rasserenate e volute bene. Hanno apprezzato l’assistenza continua, umana, le videochiamate e nel loro stesso gruppo, sperimentano tutt’ora rispetto reciproco, amicizia senza conflittualità di rilievo.

Ci sono stati dei momenti quindi in cui avete in qualche modo dovuto “reinventarvi”?Abbiamo anche noi vissuto esperienze straordinarie. Nei casi limite ci siamo lasciate guidare dal buon senso, dal buon cuore, da una equa elasticità mentale e dalla fiducia nella Provvidenza che è sempre accanto al debole. Ad esempio in un contesto grave per l’evolversi della malattia o la conclusione naturale della vita di una signora, abbiamo invitato e lasciato accanto una familiare, bardandola, ovviamente, con i DPI raccomandati. Così il passaggio della signora da questo mondo all’altro si è reso meno traumatico e più umano. La nipote, in questo caso, è riuscita a riciclare con meno angoscia la perdita della propria nonna che nel corso della fanciullezza le ha fatto da mamma. Questo stile di vita fuori programma ha fatto emergere la necessità di rimodulare le nostre abitudini che toccano di preferenza la sfera tecnica e pragmatica: sembriamo più centrate sull’efficienza del lavoro, mentre è auspicabile riscoprire maggiormente gli aspetti umani, relazionali e affettivi e fondere le due facce della stessa medaglia. Nella riflessione abbiamo appurato che vanno rivisitate le motivazioni che supportano il lavoro dei dipendenti, vanno identificati più chiaramente i ruoli ed il rispetto di sé e degli altri.Per creare unanimità nei consensi bisogna attivare una supervisione costante che sappia cogliere le conflittualità o le incoerenze sulle quali interagire subito. In una parola, riportare l’impegno di vita sui princìpi base su cui si regge il nostro stile di cura pur tenendo conto anche dei cambi generazionali e gestionali. Sembra sempre più complessa e difficile la relazione anche nel rapporto di lavoro, nei contesti pubblici o nelle istituzioni laiche e religiose. A volte il dialogo con i più giovani è intriso di meta – messaggi: faccine, vignette, parole tronche, ecc. che stanno al posto di un discorso incomprensibile alla maggioranza degli anziani. Un linguaggio che si è evoluto con lo sviluppo delle telecomunicazioni e di social fino a diventare lingua scritta.

Da qualche tempo voi siete anche un innovativo centro di formazione…Per prima cosa desideriamo ricordare che la Casa di Riposo non è un ospedale per acuti; è una Residenza, una casa, siamo la loro famiglia. E noi, per stare al passo, abbiamo bisogno di formazione umana e professionale, di aggiornamento a 360°. Non parliamo poi della grande burocrazia che si sviluppa sempre più e che porta via tempo ed energie. Richiede risposte sempre più veloci e puntuali, con scadenze ravvicinate.Mi chiedo: sarebbe possibile interagire con i nostri politici perché semplifichino un poco la loro vita e la nostra?  Mi verrebbe spontaneo suggerire loro un tempo di tirocinio presso qualche Residenza, con qualsiasi qualifica, ma avere la possibilità di conoscere “de visu” come funziona, tempi e priorità e le penalizzazioni che seguono. Ad ogni modo quindi, la creatività non manca; proprio dentro questa calamità che ha toccato tutti gli aspetti della normalità di vita – sicurezza, vita sociale, salute, relazione, vita ecclesiale, politica, socio – economico, formazione, ecc… – è nata l’idea di avviare il Centro Studi ovviamente chiamato “Rosa Mistica” perché abbiamo capito che la persona dovrebbe essere collocata maggiormente al centro. Abbiamo sperimentato come l’isolamento sociale, la separazione dalla famiglia, la solitudine individuale e il peso di una incertezza che si prolunga senza conoscerne la fine, feriscono l’equilibrio di persone già sofferenti. Il Centro Studi “Rosa Mistica” si muove su due filoni: Formazione e Laboratori di cura non farmacologica, proprio per interagire sulla diminuzione del carico farmacologico. In questi giorni abbiamo attivato il laboratorio della “doll therapy”: completata la parte teorica, ora sperimentiamo la pratica. Si rivolge soprattutto alle persone affette da demenza, infatti, nei confronti della bambola terapeutica la persona con demenza manifesta comportamenti di accudimento alternati ad esplorazione ed attivazioni emotive di gioia, di tenerezza, preoccupazione e sorpresa. Si è visto che i benefici della relazione fra ospite e bambola ha portato una riduzione dell’agitazione e delle urla.Tutto questo perché sappiamo che non basta la preoccupazione per il vitto, l’alloggio, la cura ma occorre occuparsi anche degli aspetti umani, culturali, religiosi e sociali.Un obiettivo – sfida, oggi, una concretizzazione dell’insegnamento evangelico di San Luigi Scrosoppi sul quale si fonda la nostra missione come suore della Provvidenza. E al di là dei cambiamenti storici in evoluzione, vogliamo che la nostra Casa si caratterizzi sempre per lo spirito di accoglienza, di famiglia e di semplicità, di rispetto nei confronti di ogni persona secondo lo stile del nostro carisma che vive nella quotidianità della vita vivendo in sinergia con la Diocesi, la Parrocchia e le Istituzioni.