Verso un ritorno al corso normale della vita
3 Novembre 2021
Molto spesso non ce ne rendiamo conto ma la scelta di destinare l’8xmille alla Chiesa Cattolica permette di sostenere l’opera pastorale anche di tutti i sacerdoti che sono inviati dalle proprie Chiese, quali Fidei Donum, in terra di missione.La loro opera assume un rilievo ancora più particolare in questo tempo segnato dalla pandemia: come continua l’attività Pastorale, soprattutto in quelle parti dove le comunità cristiane si stanno ancora formando?Ne abbiamo parlato con don Michele Stevanato, fidei donum nella diocesi di Bouaké in Costa d’Avorio, dove opera nella nuova missione di Kogondekro, che comprende 35 villaggi. Come la definisce lui, una “quasi – parrocchia”, una realtà ancora in divenire, fortemente colpita nell’animo dalla situazione pandemica ma che, nonostante le difficoltà e i rallentamenti, sta continuando nel suo impegno pastorale.
Don Michele, come sta procedendo la vita nella tua nuova parrocchia e, a livello pastorale, quanto ha influito la situazione dell’ultimo anno/anno e mezzo, segnata dalla pandemia? Cosa vi è stato possibile fare e magari anche realizzare nonostante le limitazioni?Con l’aiuto di Dio si lavora, senza scoraggiarsi e bloccarsi davanti alle difficoltà e gli ostacoli che si presentano nel cammino pastorale, vedi in particolar modo la pandemia da Covid 19. Questo male ha avuto un impatto negativo sulla vita della “quasi” parrocchia, che si trova proprio ai suoi inizi. Prima di tutto l’osservanza delle misure di contenimento, che hanno limitato il numero di partecipanti alle celebrazioni liturgiche, come in tutto il mondo.Il divieto di adunanze e raduni – faccio riferimento ai momenti spirituali più significativi della vita comunitaria, come il raduno a Natale con le comunità cristiane di tutti i villaggi, il pellegrinaggio di quaresima, la Pasqua e tutte le processioni – che avevano un grande effetto di comunione sui cristiani, hanno segnato molto la vita pastorale.Tutto ciò ha inoltre portato parecchi cristiani a isolarsi, o peggio ad entrare nelle sette che si burlavano del pericolo.La pandemia non ci ha impedito, comunque, di visitare regolarmente le comunità cristiane nei villaggi, ovviamente con le mascherine e rispettando i distanziamenti interpersonali.
Guardando proprio alla situazione sanitaria, qual è – ma anche qual è stata – la situazione Covid nella tua parrocchia e nella zona in cui operi maggiormente? E nel Paese, dalla tua esperienza? Come continua la vita ora, quali le preoccupazioni tanto tue, quanto dei tuoi parrocchiani e conoscenti?La situazione pandemica in Costa D’Avorio e principalmente a Bouaké ha conosciuto 3 grandi fasi. La prima fase è stata quella della presa di coscienza della presenza del male vicino a noi, mentre pensavamo fosse affare solo dell’Occidente. Il sapere ha creato paura, soprattutto con le misure di contenimento che l’accompagnavano: distanza sociale, obbligo di mascherina, lavaggio sistematico delle mani… psicologicamente tutto questo ha molto segnato l’africano, abituato alla vita comunitaria.La seconda fase è stata quella del confinamento, avvenuto dopo la crescita dei casi positivi. In questa tappa la misura principale è stata quella del rispetto del numero di persone nei luoghi chiusi, che ha ridotto moltissimo la capienza anche nei luoghi di culto.La sospensione del confinamento ha aperto l’ultima fase, quella attuale, dove si constata la ripresa normale della vita, soprattutto con la sensibilizzazione alla vaccinazione; in generale, con tutti i chiacchericci diffusi qua e là, la gente è un po’ diffidente, sospettosa e questo costituisce la grande preoccupazione del momento. A ciò bisogna aggiungere le incertezze legate a questo male, che si manifesta in differenti modi e che possiamo contrarre anche se vaccinati.Comunque sia, la vita ha ripreso il suo corso normale nonostante la presenza della pandemia.
Ritornando agli impegni pastorali, cosa si sta compiendo a Kongodekro e nelle realtà ad essa collegate? Come procede la costruzione della realtà parrocchiale? Riguardo il tuo operato, cosa ti viene chiesto in questo momento, quali i tuoi impegni principali?Al di là degli impegni diocesani, per il Consiglio Episcopale, in particolar modo il Settore Pastorale, il grosso lavoro è sensibilizzare e lavorare per l’applicazione concreta, nel quotidiano del cristiano, del grande tema dell’anno pastorale, che ci occuperà per tre anni: “Dall’immagine della Santa Famiglia costruiamo delle famiglie cristiane unite”.A livello parrocchiale, dopo la grande pausa dovuta dall’epidemia (che è sempre presente), il lavoro pastorale e gli impegni riprendono regolarmente a Kongodekro, luogo della “quasi – parrocchia”, come nei villaggi. Bisogna assicurare la buona ripresa delle catechesi, la formazione dei catechisti dei villaggi che, oltre alla catechesi, animano pure la liturgia domenicale in assenza del sacerdote, e degli Animatori in parrocchia; la creazione di Comunità Ecclesiali di Base; corsi per fidanzati e sposi e molte altre attività…
È partito da poco il cammino verso il Sinodo, che proprio “Chiesa in cammino” ha tra i suoi “spunti” principali. Quale quindi il “cammino” della Chiesa ivoriana in questa direzione: come si sta preparando al Sinodo e cosa vi viene richiesto a livello locale?Per quanto concerne l’organizzazione del Sinodo dei Vescovi, noi abbiamo fatto l’apertura Diocesana domenica 17 ottobre. Nel mese di novembre è prevista una riunione dei Vicari Generali di tutte le Diocesi della Costa D’Avorio, proprio per dare indicazioni precise per il contenuto del processo sinodale.
Quali sono infine i progetti sviluppati più recentemente nella vostra realtà comunitaria? So che sono stati fatti molti passi avanti con il Liceo a Belleville, che è già operativo…Tra i progetti, lo scorso 24 ottobre abbiamo proceduto alla benedizione della chiesetta di Santa Faustina di Tieple. La benedizione è stata fatta dal vescovo ausiliare monsignor Jacques Assonvo Ahiwa. Molti cristiani, venuti dai venti villaggi della parrocchia e da Kongodekro, erano presenti per questo momento importante e abbiamo approfittato per celebrare anche l’apertura dell’Anno pastorale. Un’altra chiesa è in costruzione in un villaggio chiamato Kanoukro: il donatore è un baulé del villaggio, residente in Italia. In novembre verrà inoltre benedetto e ufficialmente inaugurato, nella parrocchia di Belleville a Bouakè, un Istituto Superiore Cattolico, voluto e realizzato dalla Onlus goriziana “Cav. Rosario Vizzari”: un progetto bellissimo, che purtroppo ha sofferto molto per vedere “la luce del giorno”. Sono stati necessari molti anni di lavoro, ci sono stati imprevisti… ma finalmente, nonostante le piccole rifiniture in corso, eccoci al secondo anno di attività.È un Istituto all’avanguardia, nel pieno rispetto di tutte le caratteristiche volute dalla DEEP (Direzione della Dirigenza delle Scuole Private, la struttura incaricata delle scuole private in Costa D’Avorio). La scuola, un tempo, era nella savana; oggi si trova in mezzo a delle abitazioni. Anche l’elettricità è arrivata alle porte delle case, segno di una sicurezza per la popolazione.Non ho parole per esprimere, a nome della Direzione Diocesana dell’Insegnamento cattolico e mia, la nostra grande e commossa riconoscenza alla Onlus “Cav. Rosario Vizzari”.Un grazie sentito e un ricordo continuo va inoltre all’indirizzo dei fedeli dell’arcidiocesi di Gorizia, al vescovo, mons Carlo Redaelli, ai preti, ai religiosi e religiose ; grazie per le vostre preghiere e il vostro sostegno materiale. Dio vi benedica e protegga.
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