Quattro nuove pietre d’inciampo in memoria dei deportati

Emma Pia Morpurgo Valobra, sua figlia Elsa e i coniugi Amelia Pavia ed Elio Michelstaedter. Questi i nomi incisi sulle quattro nuove pietre d’inciampo – i cubetti di porfido ricoperti da una piastra di ottone che ricordano l’ultimo domicilio noto di donne e uomini deportati nei campi di concentramento – posizionate a Gorizia lo scorso 23 novembre, data scelta in memoria della retata del 1943, durante la quale venne deportata la maggior parte dei goriziani di fede ebraica.La giornata ha coinvolto al mattino gli studenti della scuola media Locchi nell’opera di pulizia e lucidatura delle pietre d’inciampo già presenti in città e nel posizionamento della pietra dedicata ad Emma Pia Morpurgo Valobra posta in via Cadorna 34.Nel pomeriggio, alla presenza del Rabbino capo di Trieste, la cerimonia si è spostata nel parco Basaglia di via Vittorio Veneto, all’ingresso dell’ex ospedale psichiatrico dove, attraverso la consultazione dei vecchi registri, è stata riportata alla luce la storia di alcuni goriziani che, si presume, proprio in quei padiglioni trovarono rifugio, seppur temporaneo, da chi continuava a dar loro la caccia nei mesi successivi alla retata di novembre. Qui sono state deposte le pietre d’inciampo dei coniugi Elio Michelstaedter e Amelia Pavia. Il loro ricovero nella struttura di via Vittorio Veneto è registrato ai primi di dicembre, pochi giorni dopo la retata dalla quale erano scampati, probabilmente poiché non si trovavano nella casa di famiglia di via Pitteri, dove avevano accolto anche Emma e Elda Michelstaedter, rispettivamente mamma e zia del filosofo Carlo.Sempre dall’ospedale psichiatrico fu prelevata, nel maggio dell’anno successivo, anche Elsa Valobra, figlia di Emma Pia, ricoverata in seguito allo shock derivato dal licenziamento dalla Cassa di Risparmio dove lavorava come impiegata, avvenuto nel 1938 a seguito della promulgazione delle leggi razziali.”Vorrei che i goriziani, quando notano a terra una di queste pietre, si fermino a riflettere sulla storia che c’è dietro questi loro concittadini – ha commentato il sindaco Rodolfo Ziberna – perché la storia di ogni goriziano rappresenta in fondo la storia stessa della nostra città”.”A Gorizia abbiamo deposto al momento 27 pietre d’inciampo – ha ricordato il presidente dell’associazione Amici di Israele, Lorenzo Drascek, che ha curato l’organizzazione dell’iniziativa (che quest’anno gode del contributo del Rotary Club di Gorizia) -; nei prossimi anni ne aggiungeremo altre per completare, entro il 2025, l’elenco dei deportati goriziani e costruendocosì  un vero e proprio Percorso della Memoria, che ha anche carattere transfrontaliero grazie alla presenza del cimitero di Valdirose”.