Un tempo per ritrovare e ricostruire la speranza
20 Gennaio 2022
Attraverso un esercizio di stile e metodo “sinodale”, alla ricerca di tracce e segni concreti di speranza per la vita della Chiesa e dei territori del Nordest, si è appena svolta la “due giorni” di dialogo e approfondimento dei Vescovi della Conferenza Episcopale Triveneto che si sono ritrovati il 10 e 11 gennaio presso Casa Maria Assunta a Cavallino (Venezia).Una prima tappa dell’incontro ha visto l’intervento di alcuni giovani, dai 18 ai 29 anni, provenienti da varie realtà del Triveneto – Anna Della Lucia, Enrico De Gasperin, Laura Martini, Pietro Pesavento e Francesco Polo – che hanno raccontato i loro elementi e loro motivazioni di speranza oltreché il punto di vista sulla vita sociale ed ecclesiale a partire dai vari e diversi ambiti da loro frequentati (lavoro, formazione e mondo universitario, amicizia, volontariato, comunità ecclesiale, impegno sociale e politico ecc.).In un secondo momento – guidati da Chiara Giaccardi e Mauro Magatti, professori in sociologia – i Vescovi hanno quindi provato a sondare fermenti e dinamiche di speranza ed alcune piste o “vie” per il futuro a partire da una riflessione socio-culturale che ha tenuto conto dell’attuale situazione in tempo di pandemia nonché del cammino della Chiesa impegnata nel percorso sinodale. Un terzo ed ulteriore passo ha portato poi i Vescovi – accompagnati dal sacerdote e docente bellunese Rinaldo Ottone – ad affrontare l’orizzonte teologico della speranza per ricomprendere tale virtù teologale nel contesto di vita attuale e confrontandosi, in modo particolare, sulle concrete possibilità e “luci” di speranza che ognuno di loro intravvede oggi nell’esercizio del ministero pastorale nel Nordest.”È tempo di speranza per la Chiesa!” è stato il titolo e filo conduttore dell’intero incontro e molte sono state le parole-chiave e le suggestioni emerse: – le caratteristiche di questo tempo segnato da incertezze e preoccupazioni ma anche dal bisogno di cura dei legami e degli affetti – e soprattutto nelle fragilità che ci accomunano -, nonché di punti di riferimento e di orientamento, di un ritorno all’essenziale, ossia alla Speranza viva che è Gesù Cristo stesso, il Crocifisso Risorto che porta sempre in sé le piaghe della croce e dell’amore donato; – la consapevolezza dell’importanza strutturale delle relazioni umane che precedono sempre (il “noi” e il “tu” sono prima e accanto all’ “io”) e rappresentano perciò la condizione di ogni legittima esigenza di indipendenza e sviluppo della persona; – la spinta a comprendere meglio le sfide di questo tempo per sapervi rispondere con responsabilità e con una libertà “generativa”, capace di preparare un futuro che non è mai scontato e di aprirsi all’inedito che viene incontro; – la necessità e l’opportunità oggi esistente di un rinnovato ed incisivo annuncio del Vangelo attraverso forme concrete e più attuali che puntano sulla vita reale delle persone, delle famiglie e delle comunità; – il bisogno di riscoprire la forza della preghiera cristiana e l’intuizione, infine, che questo è davvero un tempo opportuno per i “credenti” e i testimoni autorevoli in grado di “abitare” il mondo di oggi e in esso suscitare, coltivare e sostenere la fede, la carità e la speranza.
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