Operatori Caritas in prima linea
2 Marzo 2022
“Alla guerra non ci si abitua. Dapprima sconvolge, poi confonde, stanca, toglie le forze, soffoca, esaspera”, ha dichiarato don Vyacheslav Grynevych, direttore della Caritas-Spes Ucraina, organizzazione che fa riferimento alla Chiesa greco-cattolica del Paese.“In questo momento difficile, c’è un grande bisogno di unità, sostegno, abbiamo bisogno di sentire che non siamo soli, che l’umanità è una grande famiglia. Diciamo grazie a tutti coloro che stanno lavorando per noi. Perché è solo grazie a questa mobilitazione che possiamo essere sicuri di poter aiutare le persone in fuga dalla guerra. Per noi organizzazioni caritative questo è il nostro campo di battaglia, essere a fianco delle persone, dei più poveri ma adesso tutta l’Ucraina è povera, sfollata, ed ha bisogno del nostro aiuto” ha aggiunto.È una situazione drammatica, che avrà ripercussioni non solo militari quella che si sta compiendo davanti ai nostri occhi, derivante da un conflitto armato iniziato nel 2014 e mai risolto, al quale si deve aggiungere la pesante crisi economica derivante dalla pandemia. In questo quadro è sempre più difficile l’opera di soccorso della Caritas in Ucraina, che moltiplica gli sforzi per far fronte ai bisogni immediati, ma anche per dare ascolto e sostegno psicologico alla popolazione sconvolta dalla follia della guerra. Attraverso la rete dei centri polivalenti e altre strutture che man mano si rendono disponibili, si stanno distribuendo generi alimentari, prodotti per l’igiene, acqua potabile, e prodotti per il riscaldamento, si sta fornendo assistenza sanitaria, supporto psicologico, assistenza alle persone anziane rimaste sole ed accoglienza. Particolare attenzione è rivolta ai minori, in parte alloggiati presso 22 case famiglia, ma soprattutto ai tanti bambini ospitati negli orfanotrofi pubblici; Caritas ha messo a disposizione nella parte più occidentale del paese 5 strutture di accoglienza dove assistere questi bambini.
Emergenza profughiIn queste ore in cui l’Ucraina è sotto attacco, l’emergenza sono i profughi. La gente si sta riversando sulle frontiere, la maggior parte concentrata a Leopoli, al confine con la Polonia ma anche lungo i valichi in Slovacchia e Ungheria. Caritas-Spes insieme a Caritas Ucraina, le due organizzazioni che fanno riferimento alla Chiesa greco cattolica e alla chiesa cattolica latina, sono impegnate in prima linea, con i loro operatori e coordinatori ad accogliere le persone che hanno lasciato le proprie abitazioni.Tetiana Stawnychy, direttrice di Caritas Ucraina, sta coordinando i diversi centri impegnati ad accogliere – soprattutto lungo la linea di confine ad ovest del Paese – i profughi, in maggioranza donne e bambini. Operatori e volontari sono mobilitati per trasportare le persone più vulnerabili in zone più sicure.
I Paesi limitrofiMolti civili sono rimasti coinvolti nei bombardamenti che in questi giorni e ore hanno colpito diverse località del Paese; c’è in tutto questo molta preoccupazione e alta attenzione per l’enorme numero di profughi che sta cercando di trovare riparo in altre zone dell’Ucraina o nei Paesi confinanti. Le notizie e le immagini raccontano di enormi colonne di cittadini in fuga con ogni mezzo dalle principali città. Si stima che nei prossimi giorni tra uno e cinque milioni di ucraini potrebbero cercare rifugio in Europa, passando soprattutto attraverso la Polonia; le Caritas Moldova, Polonia e Romania sono in prima fila nell’organizzazione dell’accoglienza e chiedono un aiuto per far fronte a tale emergenza. Lo scorso 25 febbraio i vescovi polacchi hanno fatto appello ai fedeli e alle comunità cattoliche ad “aprire le nostre case, ostelli, centri di ritiro e tutti i luoghi in cui può essere fornito aiuto”.In Moldavia la Caritas ha aperto tre centri (Chisinau, Palanca e Ocnita) per 500 posti letto.Pronta alla solidarietà anche la la Chiesa cattolica in Ungheria. Il Consiglio Permanente della Conferenza Episcopale Ungherese (Ceu) ha incaricato la Caritas Hungarica di “aiutare e di assistere con particolare attenzione e cura i profughi arrivati in Ungheria dall’Ucraina, collaborando con gli enti statali ungheresi e le altre organizzazioni caritative”.
Sul nostro territorioAnche la Caritas diocesana di Gorizia segue con apprensione l’evolversi degli eventi in Ucraina.“Non basta attivarsi nei momenti di emergenza quando le situazioni precipitano; siamo chiamati a riflettere sempre sulla scelta che facciamo, se è per la vita e l’amore o per la negazione di quest’ultima, con guerre, dissidi e distruzione – ha dichiarato il direttore, diacono Renato Nucera -. La guerra, come dice Papa Francesco, è negazione della vita, infatti tutto quello che la vita e l’amore costruiscono, la guerra, l’odio e la violenza distruggono.I pensieri contrari alla vita possono albergare nel cuore di ogni uomo e donna ed è necessario stare attenti a non coltivarli a non alimentarli e a non sottovalutarli. Ad esempio, quando facciamo violenza a una donna neghiamo la vita, anche la vita potenziale che è in lei; quando non sappiamo sopportare la convivenza, quando giudichiamo le differenze con disprezzo, quando non sappiamo accompagnare fino in fondo la vita di una persona ammalata, ma vogliamo semplificare l’assistenza interrompendo la vita con la scusa di un atto d’amore nei suoi confronti, è proprio in questi casi che rischiamo di togliere la possibilità alla vita di manifestarsi.Il rischio grande è quello di concepire una cultura di morte e non di vita, quando i giovani non hanno a cuore la loro esistenza ma banalmente la mettono in gioco in atti irresponsabili, vuole dire che i loro occhi non sanno guardare tutta la bellezza e l’armonia che ci circonda (uno sguardo, una carezza, un tramonto, un bimbo che nasce, un fiore che sboccia…).Un sacerdote che si occupava di ragazzi invischiati nella droga usava dire “la vita che Dio ci ha dato è già stupefacente; di che stupefacente hai bisogno?” Guardiamo alla vita, coltiviamo la vita e quella dei nostri giovani riempiendo la nostra anima della Parola di Dio e anche di tutte le cose belle, indirizzando i nostri sentimenti all’accoglienza dell’altro, alla solidarietà, al rispetto di tutto ciò che incontriamo e ci circonda quotidianamente, perché altrimenti quello che ci rimarrebbe dentro sarebbero solo delle piccole guerre che, se amplificate, potrebbero diventare quello che stiamo vivendo nelle varie parti del mondo ed in particolar modo oggi in Ucraina, in Europa”.Tutte le Caritas diocesane con Caritas Italiana restano accanto alla Caritas in Ucraina e alla popolazione tutta, attivandosi per fornire gli aiuti necessari per rispondere ai bisogni più urgenti.Tutti coloro che volessero partecipare alla raccolta fondi per sostenere gli interventi di assistenza umanitaria ed emergenziale, possono inviare la loro donazione a:Arcidiocesi di Gorizia – Carità diocesana di Gorizia Onlustramite– c/c postale n.10289494– c/c bancario Cassa Rurale FVG filiale di san RoccoEU IBAN IT15O0862212401004000323364indicando come causale“Pro emergenza Ucraina”(Tali donazioni,godono delle detrazioni e deduzioni previsti dalla legislazione, art. 15, comma 1, lettera i-bis del D.P.R.917/1986 e art. 100, comma 2, lettera h del D.P.R. 917/1986. Si ricorda che, per beneficiare delle detrazioni fiscali e deduzioni previste dalla normativa si può richiedere una dichiarazione, nell’anno successivo alla donazione/elargizione, (per le donazioni effettutate nel 2022 nell’anno 2023) scrivendo a:amministrativo@caritasgorizia.it e comunicando il proprio codice fiscale e indirizzo).
Notizie Correlate