Le Madri Orsoline continuano a raccontare la loro storia

A 350 anni dal loro arrivo a Gorizia, le Madri Orsoline continuano a raccontare la loro storia, anche oggi che – dalla fine del 2017 – non si trovano più in città.D’altra parte, il modo in cui hanno inciso per tre secoli e mezzo sulla vita spirituale, culturale e civile del territorio goriziano, è stato davvero unico, forse irripetibile.Ne è preziosa testimonianza l’allestimento permanente – inaugurato lo scorso dicembre presso i Musei Provinciali di Borgo Castello a Gorizia, all’interno del Museo della Moda e delle Arti applicate – “Tra la terra e il cielo. I meravigliosi ricami delle Orsoline”: uno straordinario e variopinto percorso espositivo fra tessuti ricamati, paramenti sacri, pizzi, modelli e cartoni da ricamo e da merletto, a cui si sono aggiunti negli scorsi giorni nuovi allestimenti, in particolare un grande mobile da sacrestia settecentesco, ulteriori paramenti sacri – i cosiddetti arredi del “Giovedì Santo” – e una sezione dedicata all’arte del merletto a fuselli, introdotto dalle Orsoline alla fine del ’600.Trovano spazio inoltre cornici digitali che illustrano le varie tecniche tessili utilizzate per confezionare i paramenti in esposizione (ago-pittura, ricamo su canovaccio, ricamo in oro, merletto a fuselli).Per quanto riguarda il pregevole mobile da sacrestia, proveniente dal Monastero delle Orsoline di Gorizia, è un arredo dell’inizio del XVIII secolo, ancora di gusto barocco, di altissimo livello sia per qualità di esecuzione, che per ricchezza compositiva.Un mobile importante, che per struttura e gusto decorativo rimanda ad arredi d’Oltralpe: è completamente intarsiato, a motivi geometrici, con numerose e pregiate essenze legnose.È formato da due corpi sovrapposti: quello inferiore ha custodito paramenti sacri, mentre sul corpo superiore sono collocate pregevoli sculture policrome e dorate, realizzate con alta perizia e raffiguranti sant’Orsola e sant’Agostino, i santi protettori dell’Ordine delle Madri Orsoline, la Madonna Addolorata, custodita in un’edicola addossata a un fastigio mistilineo, e a coronamento dell’intero mobile, il Crocifisso.Le variazioni di temperatura e umidità sono state la principale causa di degrado del mobile, poiché hanno favorito, nel tempo, la perdita di coesione dell’adesivo – colla animale – mentre il ritiro del legno ha causato la deformazione, il sollevamento e il successivo distacco di numerose porzioni d’intarsio e delle filettature in lega metallica; così come sono state la causa dei sollevamenti e delle lacune della preparazione e della pellicola pittorica delle sculture.L’intervento di restauro ha quindi sanato i difetti, risarcito le mancanze delle tarsie e ha rimosso i depositi di patina scura dovuti alle molteplici stesure di cere brune eseguite negli anni, che penalizzavano il gioco cromatico dell’intarsio.La rimozione delle ridipinture sull’intera superficie pittorica delle sculture ha restituito la policromia originale e ha recuperato la fruibilità dell’opera, che era andata perduta per lo spesso strato di polveri metalliche ossidate che avevano appiattito l’intaglio e oscurato policromia e decorazioni originali che si intravvedevano in prossimità di qualche piccola lacuna.”Il suo restauro ha richiesto un impegno difficile e delicato, così come è stata paziente e certosina nei secoli l’opera di tessitura delle Orsoline, capaci di cucire, in senso proprio e figurato, un legame profondo con il territorio goriziano – è stata la riflessione dell’assessore alla Cultura del Friuli Venezia Giulia, Tiziana Gibelli -, che anche dopo il loro addio alla città nel 2017 rimane oggi più radicato che mai. Il percorso espositivo costituisce un patrimonio stupefacente che ha richiesto un grande sforzo alla Regione e all’Erpac e che rappresenta al tempo stesso un regalo alla città di Gorizia e un bel viatico verso il 2025″.Il percorso “Tra terra e cielo. I meravigliosi ricami delle Orsoline”, sarà oggetto di un rinnovamento il prossimo 21 ottobre, giorno di Sant’Orsola: in quell’occasione sarà esposta la “Quadriglia” una delle opere più affascinanti della collezione.

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Rivive il “Ricettario Mitteleuropeo”

A celebrare ulteriormente i 350 anni dall’arrivo a Gorizia delle Madri orsoline, l’ERPAC FVG ha stretto un accordo con la LEG – Libreria Editrice Goriziana per la ristampa di 500 copie del “Ricettario Mitteleuropeo” di Suor Antonija, che nelle sue prime edizioni fu curato da Carlo del Torre (avvocato, ricopre ruoli di spicco all’interno della Società Filologica Friulana e dell’Accademia Italiana della Cucina).Con una rinnovata veste grafica, che richiama alcuni motivi floreali della mostra, il volume raccoglie 801 ricette che intrecciano tradizioni e culture dell’area centro-europea.Concepito non come manuale di cucina, bensì nella forma di un’articolata raccolta di ricette, il manoscritto fu custodito prima in un convento sloveno, poi in un monastero italiano, ancora ai tempi della “cortina di ferro”.A Gorizia, il manoscritto del “Ricettario Mitteleuropeo” fu portato dalla sua autrice: Valeria Kraker.Nata il 1° marzo 1905 in una famiglia slovena, entrò nell’ordine delle Orsoline dell’Unione Romana con il nome di madre Maria Antonia, “Antonija”, come indicato sull’etichetta apposta sulla copertina del quaderno da cui è tratto il ricettario.Nel convento delle Orsoline a Škofja Loka, in Slovenia, la religiosa fu insegnante di economia domestica e contribuì alla formazione di un ampio numero di giovani donne.Risale a quegli anni l’attenta opera di raccolta delle ricette, confluite poi nel volume; un lavoro che Suor Antonija svolse con cura e dedizione, sottraendo il ricco patrimonio alla dispersione.Nel 1947, in seguito alle continue pressioni del governo di Tito, le suore furono costrette a lasciare il convento.Alcune religiose rientrarono in famiglia, altre si trasferirono a Roma, altre ancora si fermarono a Gorizia nel convento delle Madri Orsoline.Tra queste, Suor Antonija. Negli anni Sessanta, quando il clima politico si fece più disteso, alcune suore Orsoline si ritrovarono a Sveti Duh, in Slovenia, e vivendo di carità, ricostruirono la comunità. Suor Antonija si ricongiunse alle consorelle negli anni Ottanta e lì si spense il 18 gennaio 1987. Ora riposa nel cimitero del convento di Sveti Duh.Il manoscritto del “Ricettario Mitteleuropeo” rimase custodito nell’archivio storico del monastero di Sant’Orsola a Gorizia ed è ora a disposizione degli appassionati di cucina: il volume è in vendita al bookshop della mostra “Tra terra e cielo. I meravigliosi ricami delle Orsoline” presso i Musei Provinciali di Borgo Castello a Gorizia.