“Je sò puzzle”: riflessione sulla pluralità del mondo adulto
18 Maggio 2022
Dopo anni in cui l’attività della nostra associazione (…e non solo!) si è potuta svolgere solo dietro a qualche schermo, complice la pandemia che ha limitato e condizionato le esistenze di tutti, finalmente l’Azione Cattolica Italiana ha dato il via ai tradizionali seminari di confronto nazionali. Dopo l’appuntamento dedicato alle Presidenze al settore giovani, agli educatori e responsabili dell’articolazione dell’A.C.R., è arrivato il momento anche per gli adulti di ritrovarci in dialogo.”Je sò puzzle”, era il titolo del modulo dedicato, appunto, al settore adulti, che si è svolto a Roma presso la sede nazionale dell’Azione Cattolica Italiana, la Domus Mariae, dal 6 all’8 maggio.E anche la nostra associazione goriziana era presente.È stata un’occasione privilegiata per ritornare davvero ad “incrociare i nostri occhi” in presenza, per continuare a condividere il cammino del settore attraverso la riflessione sulla “pluralità” del mondo adulto, sulle “tessere” che lo compongono, come in un vero e proprio puzzle. Ci siamo messi, come sempre, in ascolto della vita degli adulti, della sua complessità e delle domande che essa pone, provando a tracciare alcune “strade aperte”, da affidare alla creatività ed alla progettualità delle associazioni diocesane.Programma di lavori molto intenso a partire dal venerdì pomeriggio, con l’intervento del nostro assistente nazionale, don Fabrizio De Toni, per continuare nella serata dedicata a “Quale posto per gli adulti nella comunità”, accompagnati dalle riflessioni di don Ezio Falavegna, parroco e docente di Teologia pastorale presso la Facoltà di Teologia del Triveneto. È stato questo il primo step del modulo di “Je so puzzle”: 144 persone, tra vicepresidenti e assistenti di tante diocesi d’Italia si sono interrogate e lasciate provocare dalla complessità della vita. L’adulto è colui che sconfina, “la misura per stare dentro Chiesa è quella di stare fuori, a contatto con la storia”. Il ruolo degli adulti è quello di essere esploratori, più che sentinelle sulle mura, lì si intercettano le vere domande di senso.Il sabato, dopo la Santa Messa… all’alba, i lavori sono continuati con l’aiuto di Giuseppe Notarstefano, presidente nazionale AC, e di Andrea Casavecchia, docente di Sociologia e ricercatore dell’Università di Roma Tre. Siamo chiamati a vivere un’Ac estroversa che sa farsi compagna nelle storie delle persone: Nicola e Gaetano ci hanno raccontato le loro storie, così diverse e così travolgenti nella loro concretezza. Uno aderente all’AC da adulto ma da sempre appartenente alla comunità cristiana, l’altro conoscendo la vicinanza e l’affetto della grande famiglia dell’AC da un penitenziario. Nel pomeriggio sei diversi laboratori tematici sono serviti da stimolo per una riflessione sinodale, in piccoli gruppi, dove abbiamo avuto modo di confrontarci, conoscere i diversi aspetti delle nostre chiese diocesane: è stato un momento stupendo di fraternità e di scambio di esperienze, di stimoli per possibili attività future, di aiuto reciproco e di conoscenza tra i diversi partecipanti, indispensabili per avviare processi generativi ed essere quella chiesa “in uscita”, tanto cara a Papa Francesco. Abbiamo concluso con gli occhi pieni di bellezza, le orecchie in ascolto della storia e il cuore in preghiera per la pace, nella cornice della Basilica dei S. XII Apostoli.La vita degli adulti è una vita “coriandolata”, ricca del bellissimo rumore delle loro domande, un puzzle da costruire costantemente, per il quale non ci sono ricette, né risposte predefinite alle loro attese, ai bisogni e ai loro desideri.C’è tuttavia la sfida, squisitamente associativa, di fare dello “stile unitario il nostro passo sinodale…” – hanno ribadito i nostri Vicepresidenti nazionali – per non lasciare fuori nessuno, e nessuna sfumatura della vita adulta. Siamo chiamati a prenderci cura delle persone e dei processi: le risposte non vengono dalle cose che facciamo, ma nelle cose che facciamo.
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